Si intitola “Quello che siamo” il nuovo singolo di Blynch che torna a regalarci vedute americane di un alt-folk dalle fortissime tinte di quello schema radiofonico che tanto guarda al resto del mondo e molto poco ai cliché tutti italiani. L’amore deve infondersi, deve venir instillato con cura dentro le piccole cose di ogni giorno. Siamo semplicemente quello che siamo… inno anche alla non costruzione di false identità per accoglierlo l’amore… semplicemente tutto, come il suono di Blynch che richiama vedute aperte e sconfinate.
Parliamo di esordi, di nuove nascite… perché oltre al disco, oltre al brano, le liriche in fondo parlando di questo: emozioni nuove e nuove cose nella vita o sbaglio?
In parte. Direi che le mie, in questo specifico caso, siano state emozioni vecchie rielaborate. Un riciclo complesso ma necessario per dare un senso nuovo a delle cose che sembravano univoche, ma che non lo sono mai state. Rivivere le medesime cose in tempi diversi può dare vita a mille sensi diversi, e credo che questo sia il principio alla base della rielaborazione. Qui ho rielaborato parte della mia adolescenza, nel bene e nel male. Ne avevo fisicamente bisogno.
Diceva Niccolo Fabì: se la vita potesse essere fatta solo di nuovi inizi. Cosa ne pensi?
Chris Martin diceva “everything you’ve ever wanted in a permanent state”, e per molti anni sono rimasto legato a questa’altro tipo di idea sul tema. I nuovi inizi sono meravigliosi, ma devono essere succeduti da dei termini chiari e ben definiti: ciò che c’era prima deve concludersi davvero per poter lasciare spazio a qualcosa di nuovo. Ho commesso l’errore di aver lasciato delle luci accese dietro di me, e ora mi trovo a doverle rielaborare per poterle “spegnere” definitivamente e guardare avanti. Il mio EP, “Bordibianchi”, è nato con questo esatto scopo.
Secondo te, domanda provocatoria, si può amare più volte e anche contemporaneamente?
Credo che esistano diversi tipi di amore, e che nessuno possa mai decidere cosa si può e cosa non si può fare. Dipende tutto dalle persone, da quello che siamo, appunto. Credo che ogni amore sia per forza di cose diverso dagli altri, e che quindi ciò si distacchi totalmente dalla logica dei numeri: non si possono accomunare in una stessa conta due elementi del tutto diversi. In questo momento esatto della mia vita sto vivendo un amore che è un “Uno” a tutti gli effetti, nonostante sia stato preceduto da altre esperienze. Non farei comparazioni, perché non esistono e non esisterebbero a prescindere. Vivo il mio “uno” in quanto amore totale, quello che attendevo da una vita e che non sostituirei con nient’altro al mondo (perché lo è), ma questo è il “mio” modo. Non penserei mai di giustificare o condannare modi di vivere una cosa del genere diversi dal mio, condanno solo quelli che causano sofferenza e tossicità.
I tuo pop d’autore ha un suono assai moderno ma sempre tanto deve agli stilemi classici del pop, vero?
È buffo, perché in realtà ho una scarsa conoscenza del pop. Così scarsa che non saprei definire con chiarezza quali siano gli stilemi classici del genere. Posso dire di aver scritto un EP pop senza avere la minima idea del genere che stavo toccando, semplicemente seguendo il flusso delle immagini e della musica. Unendo tanti elementi sonori di diversi generi fino a formarne uno che, come estetica e sound, è comparabile al pop moderno. Da un lato l’idea di appartenere ad un genere così definito mi rassicura, perché vorrebbe dire che ho costruito qualcosa di riconoscibile e di facilmente condivisibile, dall’altro mi pesa perché sento che avrei potuto sperimentare molto di più e formulare qualcosa di più innovativo. Mi serve tempo, so di avere fin troppe altre cose da dire. In “Bordibianchi” ho raccontato ciò che questa sorta di “pop” mi ha permesso di raccontare in questa forma, ora non vedo l’ora di scoprire cosa poter tirare fuori da altre forme.
E un video di questo primo estratto?
Per quanto ami la videografia come arte e come forma estetica, credo che queste canzoni in particolare non abbiano bisogno di una direzione di questo tipo. “Bordibianchi” è un EP sognante, “Quello che Siamo” in particolare. Vorrei che diventassero le perfette colonne sonore dei video mentali di chiunque le ascolti. Ognuno potrà generare le proprie immagini legate a questa musica, legarle alle proprie persone amate, senza bisogno che venga Blynch a dare “l’estetica giusta”, “l’inquadratura corretta” o qualunque altro modo possibile di poterle immaginare. Sono dei viaggi liberi, è musica libera. Lasciate che vi porti dove vuole.