Nel progetto “Battisti in Classica”, la canzone d’autore italiana incontra il rigore e la profondità della musica da camera. Un’operazione raffinata, emotiva e visionaria, che rilegge alcune delle più celebri melodie di Lucio Battisti attraverso la chitarra classica e un ensemble d’archi, spogliandole dei testi e rivelandone la struttura musicale più pura.
In questa intervista, il chitarrista e docente di fama internazionale ci racconta com’è nato il progetto, cosa significa reinterpretare un’icona della musica leggera in chiave colta, e quale ruolo abbia la didattica – e il dialogo tra generazioni – nel suo percorso artistico.
1. “Battisti in Classica” è un ponte tra due mondi solo in apparenza distanti: quello della canzone popolare e quello della musica colta. Cosa ti ha spinto a reinterpretare Battisti con il linguaggio della chitarra classica e degli archi? E cosa hai scoperto, musicalmente ed emotivamente, durante questo processo?
Le musiche di Lucio Battisti, “spogliate” dai pur splendidi testi di Mogol, mettono in luce la loro assoluta originalità. Ogni brano si caratterizza per la bellezza della melodia e del suo sviluppo mai scontato. Al suono delicato delle sei corde della chitarra classica, che realizza l’arrangiamento della parte vocale e strumentale insieme, fanno da contrappunto gli archi, enfatizzando i passaggi più evocativi. È stato un processo che mi ha fatto riscoprire non solo la ricchezza musicale di Battisti, ma anche l’enorme potenziale espressivo della chitarra classica in contesti inusuali.
2. In un’epoca in cui la musica viene spesso “consumata” in fretta, hai scelto di restituire profondità e respiro a canzoni che fanno parte del nostro immaginario collettivo. Come pensi possa cambiare l’ascolto di Battisti, quando le sue melodie incontrano la dimensione intima e riflessiva della musica da camera?
Trasportando il mondo sonoro battistiano da quello pop a quello classico ho restituito, a mio avviso, centralità all’unicità della sua musica, che in questo modo si può apprezzare in maniera totale. La versione cameristica attiene alla dimensione più intima del suo universo sonoro. L’ambito puramente strumentale ne esalta le capacità evocative alla massima potenza, permettendo all’ascoltatore di immergersi nella melodia senza distrazioni, riscoprendone il significato profondo.
3. In questo progetto hai coinvolto i tuoi studenti del Conservatorio, giovani musicisti in formazione. Cosa rappresenta per te questa collaborazione generazionale? E che ruolo ha la didattica nel tuo percorso artistico?
Quando in Conservatorio è stata proposta da alcuni docenti la realizzazione di una stagione concertistica che vedesse i docenti coinvolti insieme agli studenti, ho subito approvato con entusiasmo. Credo infatti che proiettare i giovani studenti in un ambito professionale anche durante la loro formazione sia fondamentale per la loro crescita musicale. La didattica è per me un aspetto centrale: ho scritto oltre 40 libri per imparare a suonare la chitarra. Il mio best seller “Suoniamo la chitarra”, tradotto in francese, spagnolo, tedesco e anche cinese, ha venduto in 25 anni oltre 250.000 copie. Ogni anno circa 15.000 studenti inizia a suonare la chitarra con questo metodo. È una responsabilità e una gioia enorme.
4. La tua carriera intreccia concerti internazionali, discografia, editoria e insegnamento. C’è un filo invisibile che tiene insieme tutte queste anime? In che modo la chitarra, da sempre protagonista della tua vita, riesce ogni volta a raccontare nuove storie?
Il filo conduttore che lega tutte le mie molteplici attività legate a questo strumento è la passione. Una passione che voglio trasmettere a chi mi sta vicino, direttamente attraverso i miei allievi, indirettamente attraverso i miei libri, i miei album, i miei concerti. La chitarra è lo strumento più suonato e venduto al mondo, con una capacità di adattarsi a stili e contesti tra loro diversissimi. Con il mio lavoro cerco di far dialogare mondi apparentemente lontani: il classico, il pop, il jazz, il rock. Attualmente sto lavorando a un nuovo album per Sony Music Italia e a un libro per Hal Leonard con le trascrizioni di brani dei Queen e dei Bee Gees per chitarra classica. Per me la musica non dovrebbe avere confini.