Gli Yuts and Culture, con Back to ma Funk, ci regalano un album che sembra un mosaico sonoro perfettamente bilanciato tra passato e futuro. Ogni brano è un tassello che contribuisce a formare un affresco sonoro ricco di sfumature, in cui il funk diventa il fulcro attorno al quale ruotano elementi soul, reggae e jazz.
“As Jah Wants” apre il disco con un groove caldo e riflessivo, un inno alla ricerca spirituale. “Intermission” agisce come un momento di sospensione e ripartenza, mentre “I Got You” esplode in un funk serrato che riecheggia le migliori produzioni degli anni ’70.
L’intensità emotiva di “Come Over” lascia spazio alla strumentale e introspettiva “400 Days”, un momento di pura immersione musicale. “Together” si erge come manifesto sociale, un brano che invita a riflettere sulla condizione dell’umanità oggi.
Nella seconda parte dell’album, “I Hope It Was Worth It” si fa spazio tra le melodie con una dolce malinconia, mentre “My Love Will Never Die” ci ricorda che l’autenticità è il vero motore della musica. “If I Was the Man of Your Life” si colora di sfumature soul, preparando il terreno per “Back to ma Funk”, un’esplosione di groove e consapevolezza.
Chiudono il disco due perle: “Beauty”, che celebra la bellezza della semplicità, e “Are You in My Heart”, una struggente riflessione sulle connessioni umane.
In questo album gli Yuts and Culture riescono a equilibrare tradizione e innovazione, confezionando un’opera che si ascolta con il corpo e si comprende con l’anima.