È inevitabile accorgersene: siamo dentro una rinascita del vero pop-rock made in Italy che quasi sembra di poter toccare con mano l’emancipazione di quegli anni ’90 che tanto sapevano di futuro e di rivoluzione. Si torna sempre più a parlare di rock, di suono suonato e, questa volta, anche di una storica formazione che riappare in scena dopo un lungo silenzio. Sono i torinesi AVVOLTE che pubblicano un EP digitale dal titolo “Fenice” – bellissimo il video della title track. Melodie che funzionano, suono che regge il confronto con i grandi, grinta e potenza. Il tutto sa di mestiere e maturità. Manca qualcosa? Il disco ufficiale… in vinile ovviamente. Facciamoli girare che la scena indipendente, quella di qualità, passa (e rinasce) anche da qui.
Si torna in scena dopo un lungo silenzio. Cos’è successo nel mezzo?
Il silenzio si è fatto spazio tra di noi, quando la band ha dovuto accettare l’uscita di Eugenio, grande amico e ottimo chitarrista con il quale abbiamo condiviso circa 10 anni delle nostre vite. In quel momento potevamo cercare una persona che lo sostituisse per continuare a suonare live o lavorare in tre per rinnovare il nostro sound. Così abbiamo scelto la strada più lunga e più impegnativa, scrivendo nuovi brani e riarrangiandone alcuni con una sola chitarra. In sala prove non ci siamo mai fermati e la musica ci hai accompagnati in questi anni in cui abbiamo conosciuto la gioia di diventare genitori e la tristezza di perdere delle persone care. 12 anni in cui la nostra fratellanza è stata fondamentale sia a livello umano che musicale, confermandoci a vicenda la passione, la serietà, l’intesa e la voglia di esprimere se stessi sempre nel rispetto degli altri per un’esigenza comune: la musica!
E il silenzio quale primo grande cambiamento ha portato?
Il silenzio obbligato dalle scene live è stato difficile ma necessario per ritrovare un nuovo equilibrio per il power trio! Una delle prime cose che abbiamo fatto è stata cambiare il metodo per scrivere e arrangiare le canzoni, liberandoci dai vecchi modus operandi. Ognuno di noi ha influenzato l’altro, più di quanto avessimo fatto negli anni precedenti, dove ognuno aveva badato di più al proprio strumento. E così, nella scrittura dei testi abbiamo abbandonato l’ermetismo, mentre nella musica siamo diventati più asciutti e compatti.
A dirla tutta, parlando di suono, trovo una maggiore compattezza rock e una minore forma pop. Posso dirlo? Non so se è chiara la mia osservazione…
Ottima osservazione! Bhe direi che ci ha preso! Hahahahaha! Ci fa piacere che le persone lo notino, perché è una delle direzioni artistiche sulle quali abbiamo lavorato.
È come se avessi l’impressione che il “dopo Måneskin” si sia tornati molto più di prima a fare rock ma che in qualche modo ora si ha la loro ombra pesante addosso. Il vostro punto di vista?
Måne chiiii? No dai scherzo! Abbiamo iniziato a suonare ascoltando Nirvana, Kyuss, Alice in chains, Tool, Soundgarden, Linkin Park e oggi ascoltiamo Benjamin Clementine, Royal Deluxe, Royal Blood, Alt J, Nothing but thieves…
Sicuramente hanno avuto un’ottima carriera e mi fa molto piacere per loro, però sinceramente nessuno di noi tre si è mai appassionato alle loro canzoni. Ci sentiamo molto lontani sia come persone che come musicisti. Pensando ai Måneskin, la cosa che mi fa più piacere è sapere che l’Italia, grazie a loro, da qualche anno sia conosciuta all’estero anche per l’alternative rock e non solo per la musica leggera…
L’estate è a metà corsa: dal vivo segnaliamo qualche data?
Per questa estate non è in programma nessuna data, ma da questo inverno torneremo a calcare i palchi più assiduamente!
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