Fuori su tutte le piattaforme digitali venerdì 16 maggio 2025 il nuovo singolo Angela Zanonato, in arte angelae, dal titolo “Attacchi di panico”. La cantautrice padovana classe 1990 torna con nuovo brano dalle sonorità oscure e viscerali per raccontare i pensieri che si agitano nella mente di chi si sente sopraffatto da un abisso incontrollabile. Un pezzo potente e autentico in cui potranno immedesimarsi tutti coloro che combattono regolarmente con un panico che paralizza.
Quali sono i cantautori italiani che hanno lasciato l’impronta più grande nella tua identità musicale?
Non so se effettivamente si sentono in quello che faccio ma hanno lasciato sicuramente un’impronta in me come persona, Ivano Fossati, Francesco De Gregori e Luigi Tenco.
Come porti avanti la creazione di un nuovo pezzo? Cosa viene prima per te, il testo o la melodia?
Di solito parto da un nucleo di base che contiene già musica e testo, li penso contemporaneamente e poi li sviluppo. Per quanto riguarda il testo, soprattutto ultimamente, cerco di dare una descrizione sensoriale di quello che mi succede, vorrei restituire una sensazione fisica più che un racconto. Alla parte musicale invece lavoro insieme ad Andrea Barin (musicista e Producer con cui collaboro, oltre che mio marito) o con la band, dipende dal brano.
Nel tuo nuovo brano hai scelto di parlare della tua battaglia contro gli attacchi di panico. Quanto è difficile mettersi a nudo su qualcosa di così personale?
Attacchi di panico è la descrizione di come mi sento a volte, non è una battaglia, è più un’autopsia. Come se il mio corpo e il mio cervello fossero aperti su un tavolo operatorio, illuminati da una luce fredda e fortissima. L’ho trovato necessario, scrivere questa canzone è stato molto semplice per me perché da sempre uso la scrittura come un luogo sicuro in cui posso dire tutto quello che penso e che provo senza vergogna e senza giudizio, nelle canzoni è assente anche il mio giudizio su di me che è quello che pesa di più. Per me sarebbe stato molto più difficile non farlo e magari confidarmi con un amico.
Cosa speri di poter lasciare, con questo pezzo, a chi si trova nella tua stessa situazione?
Se con “lasciare” parliamo di aiuto, appiglio, o qualcosa del genere risponderei niente, non vivo la musica con questo intento. Un po’ perché scrivo le canzoni per capire e aiutare me stessa, sono il mio diario di laboratorio, quello che vivo, che provo, che mi faccio; un po’ perché non mi sono mai sentita in grado di aiutare gli altri, non voglio che le mie parole vengano prese come un insegnamento o come un “siamo tutti nella stessa barca” non lo penso, non è così, è ipocrita, io faccio fatica a capire come sopravvivere, non ho niente da insegnare. Vorrei lasciare un pugno nello stomaco, come un attacco di panico, quella stanchezza che ti devasta.