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Ci sono canzoni che sembrano scritte apposta per quei momenti in cui ti fermi a riflettere, con un piede ancora nel passato e lo sguardo che prova a immaginare il futuro. All’anno che se ne va di 4Grigio è una di quelle canzoni.

L’ho ascoltata la prima volta in un momento di calma, con una tazza di tè tra le mani e una giornata lenta che sembrava voler fare da cornice alla delicatezza del pezzo. E devo dire che mi ha colpito, più di quanto mi aspettassi.

La semplicità con cui si apre, con quel tocco di chitarra classica che ti accoglie come un amico che non vedevi da tempo, è quasi disarmante. Poi arrivano il pianoforte e gli archi, che sembrano danzare attorno alla voce di 4Grigio, una voce che non ha bisogno di gridare per farsi ascoltare. C’è una sincerità palpabile in ogni parola, una sorta di gratitudine che traspare senza sembrare forzata.

Il testo mi ha fatto pensare ai miei ultimi dodici mesi, a tutto quello che ho vissuto, alle persone che ci sono state e a quelle che, forse, ho trascurato. “E la tua bocca che sorriderà all’anno che se ne va” è una frase che mi è rimasta dentro, come un augurio, una promessa di serenità, anche quando le cose non vanno come previsto. È un pezzo che ti invita a fare pace con il passato e a guardare avanti senza paura.

Quello che apprezzo di più è che non c’è nulla di artificioso in questa canzone. Si sente che viene da un luogo autentico, e quando ho scoperto che è nata durante una nevicata a New York, quasi riuscivo a immaginarmi 4Grigio con la chitarra in mano, circondato dal silenzio ovattato della neve. È una scena che si riflette nella musica: calma, avvolgente, ma mai statica.

All’anno che se ne va è come una chiacchierata con un vecchio amico che ti ricorda che va bene lasciare andare alcune cose, purché ti porti dietro quello che conta davvero. E questo è un messaggio che non mi stancherò mai di ascoltare.

🎶 Ascolta su Spotify: All’anno che se ne va

4o

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