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Il vostro nuovo singolo, “Carne e saliva”, è definito un manifesto di speranza e disperazione. Come è nato questo
brano e quale messaggio sperate di trasmettere a chi lo ascolta?
Carne e saliva è una canzone nata parecchi anni fa, in una stanza di Roma est. Erano gli anni dell’amore che stravolge e
distrugge, gli anni dei capelli strappati e del vivere notte e giorno come se fossero confini puramente immaginari. Non
ricordiamo chi disse che le cose migliori si scrivono quando si ha vent’anni, ciò che è certo è che Carne e saliva è uno
dei brani più onesti e veri che noi novagorica abbiamo mai partorito. Il messaggio per chi ascolterà questa canzone è
quello di vivere e amare in modo onesto, perché i sentimenti sono l’unica cosa importante che abbiamo.

La genesi di “Carne e saliva” è stata lunga e complessa. Qual è stata la chiave per trovare una chiusura a questo
capitolo creativo?
Veniamo tutti da esperienze e carriere musicali diverse. Spesso fra noi ci diciamo che ognuno ha il suo percorso, ma
novagorica è e resta la famiglia in cui convogliare le energie comuni. Per arrivare alla formazione di oggi c’è voluto
parecchio tempo, parecchi tentativi e parecchi sbagli. Carne e saliva forse è l’esempio che con maggiore evidenza prova
questo fatto. Questo brano è stato suonato live in innumerevoli forme e ha avuto 4 diverse versioni in studio. Alla fine il
lavoro continuo e la predisposizione a metterci in gioco sempre ha portato alla versione di oggi che consideriamo una
delle più riuscite ed esemplari del sound e della poetica dei novagorica.

Il brano mescola diversi generi, dall’alt-rock al post-hardcore. Come siete riusciti a bilanciare queste influenze
diverse mantenendo la vostra identità musicale?
Stiamo per entrare nel 2025, il primo album dei Beatles è stato pubblicato 81 anni fa. Viviamo nel post del post del post
e comunque tuttora il discorso musicale continua a essere incentrato principalmente sull’originalità nella musica, sui
suoni derivativi e sulle categorie stilistiche, come se i generi musicali fossero marche di passate di pomodori. Per noi
identificarsi in una specifica etichetta è sempre stato riduttivo. I nostri album sono alternative rock, sono pop, sono post
punk, sono cantautorali. Variano così come variano le influenze dei nostri ascolti e ciò che vogliamo esprimere in ogni
canzone. Siamo inoltre convinti che ogni disco abbia la sua identità sonora. Preghiera violenta è un album scuro, con
sonorità che passavano dal noise al math rock. Altitudine è ha un altro percorso, con sonorità sicuramente più dritte in
faccia, come si potrebbe dire in modo gergale. L’identità musicale è una chimera, una band viva deve sempre cercare il
suo percorso senza mai considerarsi giunta alla meta finale.

“Carne e saliva” anticipa il vostro secondo album, “Altitudine”. Che tipo di percorso artistico state tracciando
con questo nuovo lavoro rispetto al vostro album di debutto, “Preghiera violenta”?
Adesso siamo sicuramente più consapevoli di quello che vogliamo. Preghiera violenta per noi ha rappresentato una
sorta di nascita, è un disco ambizioso, eterogeneo, a tratti quasi incosciente. Abbiamo sperimentato tutto ciò che
potevamo, è stato il punto d’arrivo di un lungo percorso di ricerca, sia musicale che testuale. Con Altitudine il
linguaggio novagorica inizia a essere più maturo, sono caduti i compromessi e stiamo capendo maggiormente il tipo di
esperienza dal vivo che vogliamo ricreare. L’attitudine sfacciata che percorre la filigrana di queste canzoni nasce
proprio da qui. Il nostro viaggio deve essere sui palchi, fra sudore e urla, vogliamo spingere più che possiamo, fino a
perdere la voce.

Qual è l’emozione principale che sperate di suscitare con questo brano?
È difficile pensare a un’unica emozione da trasmettere, alla fine una delle cose belle delle canzoni e che ognuno di noi
ci fa un po’ quello che gli pare. Sicuramente Carne e saliva è un brano che respira di passione che stravolge, vive di
tormento e desiderio. Ci piace pensare che possa essere una carezza per chi si dispera per amore e per solitudine,
d’altronde solo chi è capace di soffrire può sperare di amare pienamente.

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