“Angels” è un brano che incarna un delicato equilibrio tra malinconia e vitalità, rappresentando una perfetta unione tra nostalgia e modernità. Abbiamo parlato con gli autori per scoprire il processo creativo, i temi affrontati e il ruolo che la musica svolge nel connettere passato e presente.
“Angels” sembra catturare un delicato equilibrio tra malinconia e vitalità. Come riuscite a trasformare queste emozioni opposte in un’esperienza sonora così coesa? È un processo spontaneo o frutto di una visione ben definita fin dall’inizio?
Grazie mille per aver compreso l’essenza di Angels! La verità è che il nostro approccio unisce entrambe le cose. C’è sicuramente un elemento spontaneo, perché vogliamo che la musica rifletta le emozioni del momento. Cerchiamo di abbracciare il contrasto tra malinconia e vitalità, perché rappresenta la dualità delle esperienze umane.
Durante il processo creativo sperimentiamo molto con melodie e atmosfere, lasciando che si influenzino a vicenda. In un certo senso, la coesione arriva in modo naturale, come se questi opposti trovassero il loro equilibrio nel nostro suono.
La nostalgia degli anni ’80 è al centro della vostra estetica musicale. Qual è il messaggio che volete trasmettere ai giovani ascoltatori che quegli anni non li hanno vissuti? E cosa invece cercate di risvegliare in chi li ricorda?
La nostalgia degli anni ’80 è sicuramente un punto di partenza per la nostra estetica musicale, ma non vogliamo essere una copia di quel periodo. Piuttosto, il nostro obiettivo è prendere l’essenza di quegli anni – la loro energia, i suoni distintivi e l’audacia creativa – e usarla come base per costruire qualcosa di nuovo e personale.
Per i giovani che quegli anni non li hanno vissuti, vogliamo offrire una reinterpretazione moderna di quella magia, qualcosa che parli anche al loro presente. Per chi invece li ricorda, speriamo di evocare un senso di familiarità, ma con una prospettiva fresca e contemporanea. È una conversazione tra passato e futuro: partire da quegli anni per cercare di creare qualcosa che appartenga al qui e ora.
Il tema della fragilità umana in “Angels” è universale, ma anche profondamente personale. C’è stato un momento particolare della vostra vita che ha ispirato questa riflessione sull’effimero? E come la musica vi aiuta a dar voce a queste sensazioni?
Il tema della fragilità umana in Angels nasce da un insieme di esperienze personali e riflessioni condivise, piuttosto che da un singolo momento. Tutti noi, in un modo o nell’altro, abbiamo affrontato situazioni che ci hanno fatto sentire vulnerabili, ma anche incredibilmente consapevoli del valore delle piccole cose.
La musica diventa il nostro strumento per esplorare queste sensazioni: ci permette di trasformare momenti difficili o effimeri in qualcosa di tangibile, che possa connetterci con chi ascolta. È un modo per dare voce a quella parte di noi che spesso rimane nascosta, creando un ponte tra la nostra esperienza personale e quella universale di chi ci ascolta.
L’uso di strumenti analogici come il Juno 60 e il Prophet 6 dona autenticità alle vostre sonorità. Come si inserisce la scelta di strumenti vintage nel vostro desiderio di connettere passato e presente? E quale impatto pensate abbia sul pubblico moderno?
Questi synth – come il Juno 60 e il Prophet 6 – magari sono limitati rispetto a un qualsiasi plugin digitale attuale, ma hanno un suono bellissimo che trasporta l’ascoltatore immediatamente negli anni ’80. È un po’ un “vincere facile” da questo punto di vista.
Tuttavia, non ci limitiamo ai synth analogici: quando c’è bisogno di qualcosa di più innovativo, utilizziamo anche plugin e software vari per cercare di spingerci in territori inesplorati. Questa combinazione ci permette di creare un sound che non solo richiama il passato, ma dialoga attivamente con il presente, offrendo al pubblico moderno un’esperienza musicale unica e coinvolgente.
Una sintesi tra emozioni, epoche e tecniche musicali: Angels non è solo una canzone, ma una finestra aperta su un mondo in cui il passato incontra il futuro e la musica diventa un’esperienza universale.