Secondo una recente ricerca condotta da Deezer, quasi un terzo della nuova musica caricata ogni giorno in streaming è prodotta con l’intelligenza artificiale. Un dato che segna una crescita esponenziale rispetto agli ultimi anni e che conferma come l’IA stia rivoluzionando il panorama musicale globale.
La diffusione di software e generatori basati su algoritmi consente a chiunque di comporre brani, riducendo tempi e costi di produzione. Ma questo fenomeno solleva interrogativi urgenti: come tutelare gli artisti “reali”? In che modo distinguere la creatività umana da quella artificiale?
Le piattaforme di streaming stanno studiando nuove strategie di regolamentazione, cercando un equilibrio tra la libertà creativa garantita dall’innovazione tecnologica e la necessità di proteggere i musicisti che basano la propria carriera su talento, studio e autenticità.
Un tema che divide il settore: per alcuni l’IA rappresenta una nuova frontiera capace di ampliare le possibilità espressive, per altri è una minaccia che rischia di omologare la musica e svalutare il lavoro degli artisti.
Quel che è certo è che il futuro dello streaming passerà necessariamente da qui: tra sperimentazione e regole condivise, per evitare che la voce dell’uomo venga soffocata da quella delle macchine.