L’intelligenza artificiale è ormai una realtà sempre più concreta, ma il suo sviluppo sta sollevando interrogativi nel mondo dell’arte e della creatività, soprattutto in relazione alla tutela delle opere e al diritto d’autore. Per esplorare questa complessa relazione, SIAE ha promosso la prima indagine italiana sul tema, condotta insieme a SWG.
Il rapporto tra creativi e intelligenza artificiale
La ricerca, che ha coinvolto oltre 4.770 autori, è stata presentata durante l’evento “Next Gen AI” in occasione del XV Rapporto Civita. L’obiettivo era approfondire il modo in cui l’AI influisce sulle emozioni, la creatività e le prospettive economiche nei settori della musica, del cinema, della letteratura e del teatro.
Dai dati emerge una percezione ambivalente: solo il 18% degli autori musicali vede l’AI come una potenziale forza positiva, una percentuale che scende al 15% tra gli scrittori e al 12% tra i professionisti del teatro. Le emozioni predominanti sono paura e incertezza, anche se chi utilizza frequentemente l’AI tende a sviluppare una maggiore apertura nei confronti della tecnologia.
Utilizzo e diffidenza
Nonostante la metà degli intervistati utilizzi strumenti basati sull’AI, solo un terzo ha sperimentato l’intelligenza artificiale generativa. L’adozione è più diffusa tra i creativi del cinema (54%), mentre l’utilizzo è spesso orientato verso la ricerca di ispirazione o il miglioramento di opere preesistenti, piuttosto che verso la creazione di contenuti interamente generati dall’AI. ChatGPT, in versione gratuita, si conferma lo strumento più usato, scelto dal 75% degli utenti.
Tuttavia, la maggior parte degli autori rimane scettica nei confronti di opere create esclusivamente da AI, dimostrando una persistente diffidenza verso questa forma di produzione artistica.
Rischi per la creatività e il diritto d’autore
Il timore principale riguarda il possibile impatto dell’AI sulla creatività umana e sul diritto d’autore. Secondo l’indagine, il 40% degli intervistati ritiene che l’AI possa essere uno strumento complementare alla creatività umana, ma un autore su tre teme che possa rendere obsolete alcune forme artistiche. Preoccupano anche la riduzione dei guadagni e il rischio di perdita di opportunità professionali.
Sebbene circa il 50% degli autori sarebbe disposto a consentire l’uso delle proprie opere per addestrare strumenti di AI, tale concessione è subordinata a un adeguato riconoscimento economico.
Perdite economiche: una sfida da affrontare
Secondo i dati forniti da CISAC, entro il 2028 il mercato dei contenuti generati da AI potrebbe raggiungere i 64 miliardi di euro. Tuttavia, questo potrebbe tradursi in una perdita del 24% delle entrate per i creativi nel settore musicale e del 21% nel campo audiovisivo, con un calo complessivo stimato di 22 miliardi di euro nei prossimi cinque anni.
La richiesta di regole condivise
Per fronteggiare queste sfide, il 66% degli autori chiede una regolamentazione internazionale, con il coinvolgimento di organismi come la WIPO, mentre il 70% ritiene essenziale un intervento diretto dello Stato italiano e di SIAE per monitorare e tutelare l’uso delle opere creative da parte dell’AI.
Matteo Fedeli, Direttore Generale di SIAE, ha dichiarato:
“L’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità, ma richiede un approccio che tuteli la creatività umana e il diritto d’autore. SIAE è pronta a collaborare con legislatori e stakeholder per garantire uno sviluppo tecnologico che non dimentichi il valore della creazione artistica.”
L’intelligenza artificiale, dunque, non deve essere vista solo come una minaccia, ma come una sfida da governare con equilibrio, per garantire che l’innovazione tecnologica non penalizzi la creatività umana.
Fonte: All Music Italia
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