Da Roma allo spazio in viaggio con i Moonlabyte, il loro metalcore elettronico e un immaginario interamente creato con l’intelligenza artificiale. Alla vigilia della release del nuovo singolo “R.E.C.” abbiamo incontrato la band per sapere tutto del loro progetto.
Ciao Moonlabyte, bentrovati! Rompiamo il ghiaccio: come state e a che punto siete del vostro percorso artistico?
Ciao a tutti, noi stiamo bene anche se un po’ frastornati dopo il rientro nell’atmosfera. La Moonlabyte ci ha dato qualche giorno di permesso per poter promuovere l’uscita del nostro nuovo singolo. Terminata dovremmo tornare nello spazio per intrattenere i passeggeri e migliorare ancora di più la nostra proposta durante i live.
R.E.C. è il vostro nuovo singolo, disponibile da domani e che noi abbiamo potuto ascoltare in anteprima. Ci dite di cosa parla la canzone?
Moonlabyte voleva che per questa volta raccontassimo un qualcosa di intimo al nostro pubblico e così abbiamo deciso di scavare nel profondo delle nostre esperienze per poter raccontare una storia, forse come tante, ma vista sotto occhi diversi. Per una volta abbiamo voluto cercare di raccontare come anche chi fa del male, certe volte, è spinto dalla sua propria natura e non da una reale malvagità: R.E.C. è la storia di una relazione tossica ed esasperata, raccontata dagli occhi del carnefice che agisce per poter cibare se stesso, per potersi autoalimentare pur dovendo far soffrire chi gli si avvicina in cerca di amore. Con una fredda lucidità viene raccontato come tutto si svolgerà fintanto che i due staranno insieme, fino al punto di rendere l’altro una marionetta dei bisogni del mostro.
Sonorità metalcore ed elettronica hardstyle oriented. Come nasce questo connubio?
Fortunatamente, a bordo delle nostre colonie Moonlabyte, disponiamo di un infinito database di musica raccolta sul pianeta Terra e così abbiamo deciso di mescolare due generi che potessero recapitare il messaggio nel modo più diretto possibile. Il brano doveva presentarsi senza fronzoli ed essere in grado di comunicare quel senso di inadeguatezza e claustrofobia percepito da noi nella scrittura del testo, lasciando da parte le nostre solite atmosfere sognanti in favore di un’ambientazione più concreta. Abbiamo optato per un metalcore di stampo più classico e molto serrato che ben si sposa con l’hardstyle che abbiamo prodotto per la sezione elettronica. Quest’ultimo ha rappresentato per noi una vera e propria sfida, in quanto sicuramente più distante dai nostri classici ascolti, che però siamo riusciti a superare grazie ai professionisti che collaborano con noi e che Moonlabyte ha ben istruito per facilitare la realizzazione di ogni nostra produzione.
All’estero questo genere di cose è già realtà. Ci vengono in mente gli ElectricCallboy che forse più di tutti hanno spinto in là l’unione tra metal e musica dance estrema. Come vedete voi la situazione nel resto del mondo e in Italia?
Da tempo ormai la mistura di generi, apparentemente lontani, ha portato nuova freschezza al mondo del rock e del metal e crediamo che sia un ottimo modo per rimescolare le carte in tavole ed essere sempre pronti a nuove ispirazioni, ci aiuta a tenere la mente aperta senza mai fossilizzarci e Moonlabyte vuole tenerci sempre in costante evoluzione. Ad esempio gli ultimi lavori di Architects, Bring Me The Horizon e molti altri sono stati una fortissima ispirazione per noi e speriamo col tempo di poter fare la differenza all’interno di questo panorama. Attualmente in Italia la sperimentazione è un po’ ferma, soprattutto nei generi più aggressivi. Ci sembra che qui si preferisca portare avanti delle sonorità più classiche del mondo alternativo, forse perché non siamo mai stati realmente al passo con le evoluzioni dei nostri vicini Europei e d’oltreoceano.
Scrivendo R.E.C., qualcuno o qualcosa vi ha ispirato in modo particolare?
Durante i nostri viaggi interspaziali abbiamo visto le creature più bizzarre ed i panorami più insoliti, passando da un sistema solare all’altro. L’idea di un male ancestrale, nato così e mosso dalla sua stessa natura, ha sempre solleticato la mente di chi sogna guardando le stelle e ci sembrava riuscisse a dipingere perfettamente l’elemento principale della storia che abbiamo cercato di raccontare. In più, per quanto riguarda la musica, il ritmo eccessivamente chiuso che non lascia respiro all’ascoltatore dipinge alla perfezione la sensazione di chi, senza il giusto equipaggiamento, si trova ad esplorare gli angoli più remoti dell’Universo.
Grande attenzione all’immagine, intesa come estensione della musica stessa e non come mero apparire. Dove nasce l’idea di sfruttare l’A.I. nelle vostre grafiche?
Moonlabyte ha sempre adorato l’idea di creare, per chi ci segue, un percorso piuttosto che una semplice pubblicazione ed in questo l’A.I. e le tecnologie più avanzate ci aiutano a non dover sottostare ad un singolo stile, permettendoci così di poter spaziare fra le diverse forme di comunicazione che le immagini possono offrire. L’esperienza di ogni singolo brano inizia settimane prima della pubblicazione: sui nostri profili social, ogni canzone ha la sua storia raccontata dalle immagini dell’A.I., tutte interamente prodotte e rifinite da noi in prima persona. In questo modo chi ci segue può poi riunire tutti i pezzi di questo puzzle, completato anche dai videoclip, ed avere a portata di mano il vero racconto della realtà Moonlabyte.
Grazie per essere stati con noi, Ultime righe totalmente libere per concludere questa chiacchierata.
Siamo davvero felici che abbiate deciso di ospitare Moonlabyte e speriamo di vedervi a bordo del nostro prossimo viaggio verso le stelle. Continuate a seguire ciò che abbiamo da mostrarvi e vi promettiamo che non ve ne pentirete.
Moonlabyte, building bridges to the stars…