Un disco all’attivo, prima di “oltre”, che già aveva fatto intuire le potenzialità di un timbro espressivo e di una scrittura ricercata, capace di evocare ricordi e suggestioni provenienti da più direzioni, con uno sguardo prediletto sulla canzone d’autore nostrana: Paduano è un cantautore da tenere d’occhio, nel tentativo di tracciare le coordinate della nuova canzone italiana. Abbiamo fatto qualche domanda all’artista.
“Oltre” è il secondo disco di Paduano: ti va di descriverlo in tre parole? Scegli tu, aggettivi o sostantivi che ti richiamino al mondo evocato dall’EP.
“Le prime tre parole che mi vengono in mente sono avvolgente, destrutturato e arioso”
Parlaci di te: il tuo è un percorso che hai costruito negli anni attraverso ricerca e sacrifici. Ma da dove nasce questa passione?
“La musica è stata, da quando sono nato, una inseparabile compagna di viaggio. Fin da bambino iniziavo a suonare il pianoforte ed a imitare gli artisti che ascoltavo nello stereo di casa. Mi è capitato in adolescenza di scrivere le prime canzoni sia in inglese che in italiano , con il passare degli anni, con più ascolti e riferimenti ben precisi di scrittura musicale, ho deciso di intraprendere seriamente questo percorso”
Cosa credi che abbia oggi Paduano che ieri non aveva, e che questo disco ha aiutato a trovare? Perché c’è molto di te, in “Oltre”…
“Credo che, in particolare nella musica, l’uomo è in continua ricerca della sua anima artistica. Come se due figure si inseguissero per tanto tempo per poi sovrapporsi e combaciare. E’ difficile dirlo ma, probabilmente , mi sento molto vicino a questa condizione. Sento che “Oltre” sia molto vicino al mio ideale di fare musica, variegato, non banale che porta con sé un po’ di esperienze accumulate per strada. Questo EP mi ha lasciato la consapevolezza di quello che sono e vorrei essere con il passare del tempo, e direi che non è cosa da poco. Ho fatto un gran lavoro innanzitutto su me stesso. C’è tanto da lavorare”
Paura, voglia di ripartenza, relazione ed empatia: queste sembrano essere le parole chiave (o almeno, alcune di esse) che emergono con prepotenza dall’ascolto dei tuoi testi. Se Paduano dovesse rispondere alla domanda “perché scrivi?”, cosa direbbe?
“Non saprei dare una risposta precisa a questa domanda. Per quanto mi riguarda la scrittura è un “evento” irrazionale, dovessi farlo a comando non scriverei niente o scriverei sicuramente qualcosa che non vi convincerebbe. Probabilmente è un mezzo per esprimere uno slancio emotivo, spero rimanga così per sempre.”
Parliamo dei brani: c’è un filo rosso, secondo te, che può collegare tutte le canzoni? Se sì, quale?
“ Si, abbiamo provato a creare un legame tra i vari brani, sia a livello sonoro che concettuale. Il tema della ricerca del proprio “interno” per poi analizzare l’”intorno” è il leitmotiv del disco. Sia nei rapporti con se stessi che quelli con un’altra persona, o più in generale con l’esterno, esistono dinamiche distorte, non sempre nitide e chiare. I brani pongono delle domande a cui non sempre è necessario dare delle risposte, ma già solo interrogarsi aiuta a vedere il mondo da più prospettive”
Tra i brani, ce n’è uno che richiama esplicitamente alla scuola cantautorale per scelte tematiche musicali… un brano nato certamente in un momento storico particolare: ci vuoi parlare di “Buccia d’arancia”?
“É un brano a cui tengo molto. L’ho scritto durante il primo lockdown, quando molti si lamentavano della condizione di dover restare a casa, sentendosi come prigionieri. Ho pensato a chi invece una casa non ce l’ha e non la può’ avere, ma è comunque prigioniero di altre dinamiche sociali, come per esempio l’indifferenza. E’ un brano che parla di empatia, di chi è e dall’altra parte, di vestire i panni di qualcun altro e poter entrare in un altro mondo anziché giudicarlo ed escluderlo dal proprio”
Associa ogni canzone ad un libro che vuoi consigliare ai nostri lettori.
“Tutti i discorsi – La tana di Kafka
Buccia d’arancia – il coraggio di essere felici,Ichiro Kishimi e Fumitake Koga
Pareti Bianche – Molto Forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran For
Argini – Il dono del silenzio di Thich Nhat Hans
Ipermetrope – La cerimonia dell’addio di Roberto Cotroneo”
E se invece ti chiedessimo di consigliarci un artista emergente che dobbiamo assolutamente scoprire?
“Direi assolutamente i miei amici Alessandra Nazzaro, per la sua bravura nello scrivere canzoni d’autrice, Verrone, per i suoi testi, e A Smile from Godzilla per l’emozioni che sprigiona quando si esibisce”