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AIGI’ è uno dei rappresentanti più estrosi della nuova generazione di artisti nazionali che provano a ricavarsi uno spazio di luce in un mercato sempre più oscurantista e adombrante. In un contesto in cui ogni proposta sembra essersi livellata su un comune indice di insipidita’, Aigì tesse un vestito diverso ad ogni canzone del suo EP d’esordio, regalandoci un lavoro ottimo per ogni “mood”. 

“MOOD-POP” è il disco d’esordio di Aigì: ti va di descriverlo in tre parole? Scegli tu, aggettivi o sostantivi che ti richiamino al mondo evocato dal disco.

Interiorità, contaminazione e volubilità.

Parlaci di te: il tuo è un percorso che hai costruito negli anni attraverso ricerca e sacrifici. Ma da dove nasce questa passione?

Io sono un pianista e romanziere che si è scoperto cantautore per caso. Ho trovato in questa possibilità di esprimermi l’occasione di conciliare le mie due più grandi passioni: quella per la letteratura e quella per la musica. Tutto nasce da una canzone scritta per caso che mi ha portato a vincere una borsa di studio e a frequentare il CET del maestro Mogol nel lontano 2015.

Cosa credi che abbia oggi Aigì che ieri non aveva, e che questo disco ha aiutato a trovare? Perché c’è molto di te, in “Mood-pop”…

Sicuramente mi ha aiutato a trovare una consapevolezza artistica che prima non avevo. Poi è stato, parallelamente, un percorso umano per certi versi terapeutico.

Paura, voglia di ripartenza, relazione ed empatia (e anche una buona dose di ironia): queste sembrano essere le parole chiave (o almeno, alcune di esse) che emergono con prepotenza dall’ascolto dei tuoi testi. Se Aigì dovesse rispondere alla domanda “perché scrivi?”, cosa direbbe?

Scrivo perché ho bisogno di dare voce a quello che sento, perché cantandolo diventa più chiaro.

Parliamo dei brani: c’è un filo rosso, secondo te, che può collegare tutte le canzoni? Se sì, quale?

Il filo rosso sono per quanto riguarda la musica il pop, genere attorno a cui ruotano tutte le canzoni pur con diverse sonorità, e per quanto riguarda i testi una spiccata tendenza verso temi dell’esperienza interiore.

Associa ogni canzone ad un libro che vuoi consigliare ai nostri lettori. 

Sarebbe troppo forzata l’associazione diretta, ma ne approfitto per citarvi sei dei testi che ho letto negli ultimi due anni e che mi sento di consigliarvi:

I fratelli Karamazov, Dostoevskij; Il nome della rosa, Umberto Eco; L’amore ai tempi del colera, Gabriel García Márquez; Rumore bianco, Don DeLillo; Ho sposato un comunista, Philip Roth; Il Decameron, Boccaccio.

E se invece ti chiedessimo di consigliarci un artista emergente che dobbiamo assolutamente scoprire?

Vi consiglio un artista e un gruppo: Marco Castello e Il mago del gelato.