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Eccolo “A squarciagola”, l’esordio discografico di Miriam, giovane cantautrice romana che inevitabilmente si lascia contaminare dalla scuola classica della nostra canzone d’autore e tracce di questo mondo le ritroviamo dentro questo Ep nonostante poi siano evidenti e necessarie le soluzioni indie digitali del nuovo futuro. Una commistione che però è nella voce che trova una pace di personale identificazione. Ottime carte in gioco…

Nuova penna, benvenuta nel mondo discografico: prime impressioni? Come lo stai percependo?

Grazie mille dell’accoglienza, è un mondo che sto imparando a conoscere ogni giorno di più con i suoi pregi e i suoi difetti. Devo anche dire che quest’anno questo ingresso nel mondo dei grandi artisti mi ha portata a Sanremo, che nonostante tutte le sue controversie, è riuscito a farmi provare quell’euforia di una bambina davanti ai regali di natale. Sogno di poter vivere di musica da quando non avevo neanche idea di cose significasse veramente questa frase e vedere come la musica sappia prendersi la scena e travolgerti è sempre una sensazione indescrivibile. Essere circondata da musica per una settimana e poi finire la serata vedendo quanti giovani si prendevano quel palco divertendosi da morire durante le loro esibizioni è stato un dono preziosissimo.

Questo naturalmente è stato accompagnato da momenti in cui ho dovuto fare i conti con il mondo adulto: la difficoltà in quanto donna di dar voce alla propria espressione artistica più che alla propria immagine estetica, la necessità di rispondere a delle esigenze numeriche per soddisfare le richieste di un’industria musicale sempre più impenetrabile e la ricerca di un equilibrio che possa tenere saldo ciò che senti di tuo nella tua musica ma senza mai dimenticarti che questa debba anche cercare una risonanza fuori da te stesso. 

La promessa che mi sono fatta è stata quella di dare sempre più spazio all’euforia e alla bellezza. Siamo in tanti giovani artisti che vogliono fare dell’arte la loro strada ma io non credo che la musica, soprattutto oggi in cui le piattaforme ti danno la possibilità di ascoltare così tanta musica, sia competizione. Non so bene ancora come mi posizionerò nello spazio in questo enorme mondo della discografia ma so che vorrei trasformare ogni occasione in una festa da condividere. Il prossimo desiderio è quello di collaborare con nuovi giovani talenti come me, mi piace confrontarmi e condividere quindi perché no anche condividere un brano.

Un primo EP, un’autoproduzione. Un risultato assai complesso e strutturato: come ci sei arrivata? Con chi hai lavorato?

L’EP è il risultato di un lavoro bellissimo fatto con il mio produttore Francesco Torre, i ragazzi del suo studio e la mia manager. Abbiamo passato giorni interi in studio in piena estate a riascoltare con estrema attenzione ogni singolo suono. Ancora ricordo un momento molto esilarante quando Francesco il produttore ci fece ascoltare una strofa di uno dei brani e di getto la nostra risposta fu “forse dovremmo un po’ svecchiare”, lo sguardo di lui fu esilarante e ancora oggi scherziamo molto su quell’accusa velata, a suo dire, di non essere propriamente giovane nonostante anagraficamente lo sia eccome. 

Quello che volevo da questo lavoro in studio era dare un nuovo abito alle mie canzoni che ormai erano già tutte abbastanza note grazie alla mia attività live. Abbiamo quindi ricostruito da zero togliendo anche la chitarra in alcuni brani per poter riscrivere ogni base da una pagina bianca. Questo lavoro è stato duro ma anche rigenerante, è sconvolgente vedere come la musica possa trasformarsi sempre e acquisire mille sfumature diverse. 

Far passare le proprie scritture dentro il proprio vissuto senza mutuarle da un occhio esterno, secondo te non porta ad una chiusura?

Ho sempre amato il cantautorato per questa peculiarità, mi affascinava vedere come la storia di un cantautore poi non fosse così lontana dalla mia. Dei brani così intimi, per chi li aveva scritti, riuscivano a toccare le corde dalla mia vita più profonde. Ritengo che ognuno abbia la sua storia e che seppur ogni storia sia diversa da qualunque altra, ci siano sempre dei particolari che sembrano legarci gli uni con gli altri. Ho visto persone piangere davanti a brani che avevo scritto senza mai prendere neanche in considerazione l’idea che potessero rievocare malinconia o far emozionare al punto da versare lacrime. Io racconto la mia storia ed apro la porta della mia casa e della mia vita ma quando poi qualcuno entra non lo fa mai senza portare anche sé stesso in quel racconto. Un libro letto in momenti diversi acquisisce valori diversi anche per la stessa persona e così anche la mia musica, amo vedere come racconti la mia storia e allo stesso tempo una storia diversa a seconda di chi l’ascolta.

Perciò io più che una chiusura io la vedo come un’opportunità per potersi connettere  

Bello il video di “Cinema”: anche questo lavoro, è farina di un sacco ricco di esperienza o sbaglio?

Per il video di “Cinema” mi sono affidata ad un gruppo di giovanissimi professionisti, la loro casa di produzione si chiama HUES Production. Conoscevo il registra, Riccardo Sabatino, già da un po’ di anni e questa estate mi è capitato di incontrarlo e proporgli l’idea; è stato subito entusiasta e quell’entusiasmo si è poi trasformato in un lavoro veramente prezioso. 

I ragazzi della HUES sono stati veramente impeccabili permettendomi di vivere per qualche giorno nel mondo fatato del cinema, abbiamo creato la pioggia, dato forma alla luce, spostato un tramonto.  

Per la scrittura della sceneggiatura ho lavorato a lungo con Riccardo, nella mia testa il video aveva un determinato punto di vista ovvero quello della persona che viveva in primo piano il momento di felicità ed è stato bello unire le mie idee con la professionalità e la bravura dei ragazzi. 

Questo video porta con sé non solo la forma che aveva nella mia mente ma anche la storia della mia vita, ho sognato così tante volte di trasformare i miei occhi in due cineprese per conservare per sempre dei momenti felici che è stato un regalo bellissimo rendere tutto questo possibile nel mio primo videoclip. 

Un Ep che sta portando ad un disco? Che tipo di suono e di forma stai ricercando?

Amo sperimentare, i nuovi brani che ho scritto e che formeranno il mio primo disco sono molto diversi tra loro. Perciò credo che vorrei trasformare il mio disco in un viaggio che esplori più forme e più suoni, che possa trasportarmi verso molteplici versioni di me che ancora non ho conosciuto neanche io. Sicuramente vi invito a rimanere sintonizzati sui miei canali, social e musicali, per poter partecipare a questo percorso. Sto già facendo nascere molta roba nuova e la cosa più bella è che ogni traccia che nasce è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Spero che questo EP mi porti a condividere con un pubblico sempre più ampio la mia musica. 

https://open.spotify.com/intl-it/album/74S8xFj334Irycdz9BcUAS?si=2d359af483e24b66