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Si intitola Mantis il lavoro d’esordio dei PVSSY: un concentrato di energia esplosiva e potentissima che si dipana per sei brani. Il lavoro della band ha già ricevuto feedback ed elogi da personaggi importantissimi. Abbiamo rivolto loro alcune domande

Qual è il significato dietro il titolo “Mantis” per il vostro album d’esordio?

Il titolo ce l’ha suggerito Nick Beggs: dice che ascoltando le tracce ha pensato a questa specifica tipologia di alieni. Nick è un tipo partciolare.

Come è stata l’esperienza di lavorare con Jon Roseman e ricevere elogi da Robert Fripp e Nick Beggs?

Lavorare con Jon è stato un tuffo in un’epoca che per motivi ancora incomprensibili, se ne è andata con tutta la bellezza che possedeva. Inoltre, ricevere le impressioni entusiastiche di personaggi come Fripp e Beggs, ci ha confermato che il nostro è un progetto che segue quel determinato lignaggio.

Quali sono le caratteristiche della vostra band che pensate vi distinguano?

Il livello di ricerca che, amalgamato ad una voce pop, tramite il virtuosismo di entrambe le parti, va a creare un condensato unico nel suo genere: qualcosa di pionieristico.

Come descrivereste il vostro sound in tre parole?

Elettrico, cosmico, ancestrale.

Qual è stata la parte più gratificante del processo di creazione di “Mantis”?

Sicuramente la composizione e l’arrangiamento: le idee iniziali che si raffinano e solidificano successivamente all’estrazione dalla miniera dell’ispirazione, sono sempre la parte, a nostro avviso, più bella di un’opera. Anche i soldi non sarebbero male.