Già anticipato dal singolo “Se io fossi Magalli” feat. Papa Black Face, Pepp1 torna con un nuovo disco dal titolo “Giardini Pubici“, disponibile su tutte le piattaforme digitali per Hukapan Records da venerdì 10 maggio 2024.
Un’opera umida come un praticello estivo dopo l’irrigazione a schizzi regolari, un concentrato brevissimo – ma tutt’altro che precoce – di argomenti bollenti come il consenso, l’Abissinia del ’35 e Giancarlo Magalli. In “Giardini Pubici” convivono con rispetto reciproco le sonorità Britpop e le irresistibili vibes da “Osteria Numero Mille”, elementi essenziali per raccontare quanto di più turpe è depositato nello scarico intasato di un’anima perversa.
Lo vedremo presto sul palco insieme a Elio e Le Storie Tese, allo stadio di Monza, e noi per l’occasione gli abbiamo fatto qualche domanda!
Quali sono le difficoltà che hai riscontrato nel proporre un genere che non è così facilmente collocabile? Queste difficoltà diminuiscono o aumentano?
Finora non ho riscontrato particolari difficoltà. Penso che la musica Creepy Rock da me proposta sia come la glassa Ponti: prima di provarla sulla tua lingua (e anche sui corpi altrui, nel caso dei più viziosi) non sapevi di averne bisogno.
Alcuni tuoi colleghi di etichetta sono passati anche ad alcuni concorsi (anche Musicultura per quanto riguarda Elton Novara). Tu invece che tipo di rapporto hai con i concorsi o i talent? Ti ci sei mai avvicinato? Com’è andata?
Qualche anno fa ho vinto il concorso “Fondazione Estro Musicale” indetto dallo studio Il Cortile con la mia canzone d’amore “Nathalie”, una dedica ad una valletta delle televendite. Mi presenterei ad un talent solo per fare il famoso numero dell’elicottero sotto forma di happening. Non disdegno l’idea di un processo.
E di cosa parla “Giardini Pubici”, il tuo nuovo EP? C’è un concept o un messaggio che accomuna tutte le tracce del disco?
È un EP che indaga il lato più turpe dell’animo umano da punti di vista abbastanza scomodi. Concettualmente l’intera opera dovrebbe suonare come uno sciacquone un po’ più intonato del normale, arricchito dalla presenza delle chitarre elettriche.
Che cosa ti affascina di Giancarlo Magalli, o dell’immaginario intorno a personaggi del genere? La Milano musicale non troppo “radical” per tutto ciò?
Giancarlo Magalli rappresenta un baluardo dell’intrattenimento nazional-popolare, una sorta di David Letterman europeo con parecchie migliorie. Di lui adoro la schiettezza, la fisicità prorompente ed il sorriso sornione. Forse una parte della Milano musicale radical non sa neanche della sua esistenza. È giusto che si informi su di lui come già fa per Dargen D’Amico o per Antonio Scurati.
Quando hai lavorato a questi pezzi?
I brani sono stati scritti tra il 2021 e il 2023 in fasi molto diverse della mia vita, quasi tutte discutibili (tranne una che non sto qui a dirvi).
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