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É uscito giovedì 16 maggio 2024 su tutte le piattaforme digitali (per Adesiva Discografica) un nuovo singolo di Luca Gemma, la sua versione dell’indimenticabile brano di Domenico Modugno, “L’avventura“. Il brano fu originariamente scritto nel 1965 per lo sceneggiato televisivo “Scaramouche” e in questa versione è un primo e nuovo capitolo di un disco in uscita a settembre 2024. L’occasione per fare un disco con le sue canzoni è arrivata a Luca alla fine del 2023, grazie a “Sacre Radici“, uno spettacolo della compagnia Koreoproject della coreografa e danzatrice Giorgia Maddamma, di cui Luca cura le musiche e le canzoni, suonandole in scena. Lo spettacolo, che sarà in giro per l’Italia per tutto il 2024, affonda le sue radici nel Salento ed è anche l’occasione per far conoscere al pubblico un repertorio di canzoni di Modugno scritte nei primi anni Cinquanta in dialetto salentino.

Noi lo abbiamo intervistato, parlando di Modugno, di Weller e di ciò che accadrà nei prossimi mesi. 

  1. Domenico Modugno ha in qualche modo influenzato il tuo modo di scrivere e il tuo percorso come cantautore? In che modo? 

Presentando i miei dischi di solito descrivo le mie canzoni come ‘brani di Modugno suonati da Paul Weller al compleanno di David Byrne’. Senza presunzione, è solo il modo per dire quali sono le mie influenze più grandi nella scrittura e negli arrangiamenti. Modugno è il primo inventore della canzone d’autore italiana, che poi ha avuto infiniti sviluppi artistici dopo di lui. Weller è uno dei più grandi conoscitori di musica black e soul americana che affronta con una cazzimma tutta british al limite del punk e Byrne è maestro nel mischiare il rock  sbilenco e non mainstream con influenze musicali world, soprattutto africane e latine, sia con i Talking Heads che sui dischi solisti. E di tutti e tre mi piace la voce e il modo in cui cantano. Bisogna sempre guardare ai più bravi! 

  1. E perché hai scelto proprio “L’avventura” come primo brano per presentare questo tuo nuovo progetto e omaggio a questo cantautore?

Perché per me è uno dei suoi pezzi più belli. Lui come tutti i grandi è spesso riuscito a scrivere cose semplici senza scadere nella banalità e L’avventura è un pezzo semplice. Modugno è stato un mago nel muoversi in perfetto equilibrio tra arte e cultura da una parte e popolarità dall’altra. Musicalmente il brano mi piace anche perché sullo stesso giro di accordi ha scritto una melodia per la strofa e una per il ritornello. E poi quei versi schietti e poetici “com’è bella l’avventura, un cavallo e una chitarra, ogni punto della terra per fermarsi o per andar, com’è bella questa vita senza ieri né domani, tutto il mondo tra le mani e una voglia di cantar” sono versi scritti per il film tv del 1965 in cui interpreta Scaramouche, capitano di ventura e giramondo un po’ guascone, ma sono perfetti ed evocativi anche per chi nella vita decide di dedicarsi alla musica.

  1. Come sei entrato in contatto con la realtà di Koreoproject?

Un’amica comune ha messo in contatto me e Giorgia Maddamma, danzatrice e coreografa che gira parecchio il mondo ma che con la compagnia Koreoproject fa base a Lecce. Mi ha parlato del progetto Sacre Radici, incentrato sul territorio salentino, che stava sviluppando con Ilaria Milandri per il concept e i testi e con Fabio Serino per le immagini, con la presenza di altre due danzatrici in scena. Io per la musica le ho proposto degli arrangiamenti dei pezzi in dialetto salentino di Modugno, quelli scritti negli anni 50, quasi sempre erroneamente indicati come brani in siciliano. Poi Ilaria ha suggerito di utilizzare anche il pezzo più famoso, iconico e quindi rischioso di Modugno, cioè “Nel blu, dipinto di blu”. Così ho aggiunto altri pezzi scritti in italiano.

  1. Perchè pensi che Domenico Modugno sia il primo cantautore moderno?

Perché nei primi anni 50 introduce elementi totalmente nuovi sia nel canto che nella scrittura delle canzoni. Prima di lui nella canzone italiana c’era una netta distinzione tra chi scriveva e chi cantava, le voci erano molto impostate e derivate dal melodramma e i testi spesso retorici e un po’ edulcorati. Modugno, ispirandosi alla tradizione dei cantastorie del sud, comincia innanzitutto a cantare in modo più moderno, senza inutili abbellimenti, senza acuti finali, avvicinandosi semmai alla canzone confidenziale americana. E poi inizia a scrivere musica e parole, inizialmente in dialetto salentino, poi in napoletano e in italiano. In ognuna di queste fasi linguistiche e fin da subito mette nelle canzoni una verità e un’autenticità fino ad allora sconosciute che si rivelano dirompenti. Parla di vita, di lavoro, di amore, di animali, di terra amara, di amore per la vita e di accadimenti dolorosi come la morte e il suicidio, senza enfasi melodrammatica. Nella musica delle sue canzoni ci sono echi del folclore del sud ma anche di ritmi nord e sudamericani. I suoi gesti sul palco sono rivoluzionari e liberatori per il pubblico italiano abituato ai cantanti educati e immobili. Insomma cambia tutto in cinque, sei anni e quando arriva a Sanremo con Nel blu, dipinto di blu, sbaraglia tutti e raccoglie I frutti di quelle innovazioni che aveva introdotto. Spinge la canzone verso quella che inizialmente viene chiamata canzone d’arte e poi diventa canzone d’autore, aprendo le porte alla scuola genovese degli anni 60. Un noto musicologo nel 1965 scrisse che in lui si sentiva “la verità dell’essere umano” e nel 1974, alla prima edizione del Tenco, gli conferirono il Premio “per aver avviato un rinnovamento della canzone, dando a essa nuova verità e dignità poetica e artistica”. Insomma nella canzone italiana c’è un prima e un dopo Modugno!

  1. Programmi per i prossimi mesi?

Prima di tutto, dare gli ultimi ritocchi proprio al disco con le canzoni di Modugno che uscirà tra settembre e ottobre. E poi ci sono un po’ di appuntamenti dal vivo di progetti diversi: il 31 maggio con Koreoproject ci sarà l’ultima data dello spettacolo Sacre Radici nelle Case Circondariali pugliesi. Dopo Brindisi e Lecce sarà la volta del carcere di Altamura (Ba): un’esperienza molto potente che non mi era mai capitata prima d’ora. L’8 giugno invece ci sarà la presentazione dal vivo della colonna sonora e audioguida del Pantheon di Roma, composta da Antonio Fresa e suonata con l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, prodotta da D’Uva e Adesiva Discografica. Io ho collaborato a una delle due canzoni presenti, mettendo le parole e la voce sul brano ‘Turista pellegrino’ e così l’8 giugno la canterò nel Pantheon, con l’orchestra. Poi ci sono un paio di date di Dieci Viaggi Veloci, un concerto reading sul tema del viaggio e delle migrazioni, con brani dei Volwo di Paz De Fina e qualche mia canzone, che negli anni scorsi abbiamo rappresentato in Italia e in Germania. Infine ci saranno alcune date estive di Sacre Radici in cui per l’appunto suono in scena le canzoni di Modugno.

 

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