Nel suo nuovo album “VULÍO”, Joe Barbieri rende omaggio alla canzone napoletana, esplorando un repertorio che unisce classici intramontabili e nuove composizioni. Accompagnato dalla chitarra manouche di Oscar Montalbano e dalla DBguitar di Nico Di Battista, il cantautore offre un’interpretazione fresca e rispettosa delle radici napoletane. Tra i brani spicca l’inedito “Vulesse ‘O Cielo”, che aggiunge un tocco personale a questo progetto ricco di emotività e nostalgia. “VULÍO” è un viaggio affascinante nella tradizione musicale di Napoli, dimostrando la vivacità e la rilevanza contemporanea della sua musica.
Joe, “VULÍO” è un omaggio alla canzone napoletana. Come hai scelto i brani da includere in questo album?
Li ho scelti lasciandomi guidare dalla semplice attrattiva che alcuni hanno sempre esercitato su di me… sono canzoni che ho cantato nel mio privato, per me stesso, per le persone che mi sono care. Non c’è una volontà filologica, o una pretesa di essere esaustivo… sonio consapevole di aver necessariamente lasciato fuori da questa rosa capolavori inestimabili, che però – chissà – potrò sempre includere nei futuri concerti …
La collaborazione con musicisti come Nico Di Battista e Oscar Montalbano è piuttosto significativa. Come hanno contribuito al suono distintivo dell’album?
Oscar suona divinamente la chitarra manouche, con un’attitudine melodica e ritmica spiccata. Adoro ascoltarlo suonare, sono quasi quindici anni che a più riprese collaboriamo e non mi stanco mai del suo suono così seducente. Nico poi è un mezzo geniaccio che ha trasformato la sua chitarra in uno strumento capace di essere chitarra, ovviamente, ma anche basso, tastiera e percussioni. Un one-man-band al servizio della canzone e della bellezza.
Mi sento felice di poter collaborare con loro.
Parliamo del tuo inedito, “Vulesse ‘O Cielo”. Qual è la storia dietro questo pezzo?
“Vulesse ‘O Cielo” è il frutto dell’estensiva immersione vissuta in tutti questi capolavori… è arrivata in coda alla lavorazione dell’album così… facilmente, senza resistenze, quasi come se sempre fosse esistita in un’altra dimensione. Mi è capitata tra le mani come un dono e non ho dovuto far altro che accoglierla come meglio potevo. Mi è parsa la chiosa perfetta di questa narrazione che “Vulío” vuole essere.
“VULÍO” è un termine che significa desiderio e sogno. Come si manifesta questo tema nell’intero album?
Ho sempre covato il desiderio di dedicare un giorno una monografia alla canzone napoletana, la musica della mia terra, ma non mi sono mai sentito coraggioso a sufficienza: riconosco in questo bagaglio identitario una bellezza talmente totale, talmente inarrivabile… che solo adesso che forse inizio a mollare un pochino gli ormeggi di certe remore che mi pare di aver compreso che non può mai esserci nulla di sbagliato in un atto d’amore, sebbene magari imperfetto. Il mio tributo, infatti, è semplicemente un gesto di profondo affetto nei confronti della mia eredità culturale.
Hai dedicato l’album a Giovanbattista Cutolo. Puoi dirci di più su questa dedica?
Credo fermamente che i napoletani, quando illuminati, emanano una luce che si vede lontano miglia… e Giovanbattista Cutolo, che era chiaramente illuminato, ha fatto in tempo a brillare di una luce fortissima, un po’ come quelle stelle lontanissime che seppur spente continui a veder brillare per millenni. E noi dobbiamo farci guidare da questa brillantezza, da questa luminosità gentile che dobbiamo mostrare a quel lato della nostra città che non la conosce. È un nostro dovere io credo.
Hai scelto degli ospiti molto speciali per la data di Napoli. Qual è il contributo che ciascuno di loro porterà alla serata e come si integrano con il tema dell’album?
Siamo tutti napoletani e, semplicemente, renderemo onore insieme alla nostra tradizione. In semplicità. Ed io, personalmente, troverò un modo per dir “grazie” a ciascuno di loro per aver – con il proprio talento e la propria arte – spostato in avanti il confine della bellezza legata al concetto di napoletanità.