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Ecco come lo descrive sin dalle prime battute il suo nuovo disco Lorenzo Bonfanti, un esordio nonostante il suo lungo corso di attività e come musicista. “Amare è così” sembra un elogio alla semplicità, di quel pop d’autore che non ha bisogno di troppe soluzioni artificiose per stare in piedi e fare la differenza. Ci piacciono tanto quei dischi che tornano all’essenziale anche quando sfoggiano una produzione più elaborata. E qui torna il concetto di amore se vogliamo… non servono fasti e luci stroboscopie e anche quando il corredo diventa prezioso, restare semplici è un punto di arrivo di grandissima maturità.

Sai che non mi sarei mai atteso un suono simili dopo l’esperienza ai talent? Sarà un mio pregiudizio estetico… ma parlo anche della scrittura. Tu che ne pensi? Ho come l’immagine di questo disco come di una rivoluzione personale…

Ciao e grazie mille per questa intervista. 

Questo disco è una rivoluzione personale e artistica: avendo fatto la scelta a maggio 2023 di lasciare il lavoro in fabbrica per dedicarmi interamente alla musica ho colto l’occasione per togliere tutte le sovrastrutture che mi ero creato e dare spazio alla creatività – che la routine della fabbrica molto spesso soffocava-.

Partecipare ad un talent è stata un’esperienza diversa che ho accolto come un’opportunità e che ho affrontato senza nessuna pretesa mostrando quello che sono nella vita di tutti i giorni, senza snaturarmi. Il mio obbiettivo era, ed è, quello di fare musica ogni giorno e farlo diventare un lavoro (cosa che in questo momento è) senza provare a fare voli pindarici quindi la mia convinzione è rimasta immutata anche all’interno della trasmissione dunque nessuna pressione.

Uscire con un disco autoprodotto è stata la diretta conseguenza del sapere che la rivoluzione parte da dentro ognuno di noi e per farsi conoscere al pubblico sapevo che non bastava un programma tv a definire che sono, quindi mi sono voluto presentare scrivendo.

Che suono hai ottenuto per questo disco? Quello che stavi cercando? Oppure sei tra quelli a cui interessa relativamente poco?

Avendo registrato ogni strumento di ogni canzone mi sono concentrato sul mio gusto, cercando di dare ad ogni canzone “il vestito” che più si avvicinava al mio gusto. Sono sempre in evoluzione ed alla ricerca di nuovi spunti quindi non penso che questo sarà “il mio suono” ma, partendo sempre da chitarra e voce si possono creare infinite vie di arrangiamento ed ho scelto quella che a mio gusto era la migliore. Devo dire che l’istinto ha prevalso sull’ottica di confezionare un prodotto che potesse essere vicino ai gusti del mercato musicale odierno; mi serviva un “biglietto da visita”, un modo per far sentire quello che ho da dire. Volevo solo che trasparisse sincerità e coerenza con quello che sono, rimanendo fedele alla volontà di non voler provare a cambiare le cose nel mondo della musica ma portare sollievo a nel mondo di chi ascolta le mie canzoni.

Sembra che questo disco sia proprio quel momento di estraniazione dal consumismo del tempo e delle cose. Che ne pensi?

Penso sia proprio così. Come dicevo prima non ho la pretesa di cambiare le sorti della musica. Io non sono nessuno, ma posso essere qualcuno o qualcosa per qualcun altro e credo sia il motivo che mi spinga maggiormente a scrivere di cose di tutti i giorni, sapendo che nel momento in cui faccio sentire una mia canzone non è più solo mia ma è soprattutto di chi la ascolta. Forse è una visione troppo alta della musica intesa come arte ma non posso fare a meno di continuare a credere che la musica debba avere un ruolo all’interno della vita di ognuno di noi, che sia per fare festa o che sia per estraniarsi dal mondo che ci circonda; sia quello che sia ma con questo disco volevo davvero regalare un momento di stacco/distacco a chi lo ascolta.

Come accenni nel brano in chiusura: il tuo cambiamento? Come lo tratti, come lo accoglie e come lo stai utilizzando?

Difficile domare gli istinti di rimanere dove si è, come rimandare la sveglia per non uscire dal letto e affrontare la giornata. Il cambiamento lo si deve accogliere ogni giorno sapendo che ogni giorno sarà diverso e che non sarà sempre un successo: è un rollercoaster emotivo, un esercizio di costanza e un accettare il fallimento. Il cambiamento è la somma di tutte queste cose e l’unica strada è perseverare. Dal mio cambiamento ho imparato questo: mai mollare, apprezzare ogni piccolo evento di ogni giorno e sopratutto farlo per stare meglio con se stessi, non per apparire, non per gli altri ma solo per la propria voglia di volersi dare il giusto spazio. Non è un’imposizione, è una scelta. Non sono di certo un esperto in queste cose ma se volete vi consiglio un libro che si chiama “Grinta”, di Angela Duckworth: mi ha aiutato tanto a trovare motivazione e serenità.

Nel tempo dell’estetica? Lorenzo Bonfanti come si rapporta con i social e con questo nuovo modo di pensare alla vita di un disco e di un artista? Siamo sempre in prima fila per apparire prima di preoccuparci ad essere…

I social sono diventati parte integrante della vita di ogni artista; va accettato e va trovata la giusta chiave per comunicare. Penso che la coerenza con chi si è nella vita e con ciò che si mostra sui social possa abbattere questa idea dell’apparire. Per chi fa un’arte, di qualsiasi tipo, è un’opportunità di arrivare a tantissime persone in pochissimo tempo ma non credo che l’apparire sia il focus del “problema” se così lo vogliamo chiamare: credo sia più la velocità del giudizio che diamo a ciò che vediamo. Non ci diamo la possibilità di scoprire cose nuove se nei cinque secondi di un reel non veniamo catturati o se la foto non ci “prende” abbastanza. 

Vorrei uscire un attimo dal contesto ora per ringraziarti per gli spunti di riflessione che mi hai dato con queste domande.

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