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Tornati in Italia ormai in tutto e per tutto dopo un lungo tour in America per celebrare l’uscita di questo nuovo lavoro dal titolo definitivo “Us”. Parliamo della band campana de La terza Classe che pubblica questo nuovo lavoro prima per il mercato americano e poi in Italia anche per mano della Soundinside Records. Italiani in tutto ma in fondo, artisticamente lo sono come ospiti, come ci dichiareranno a breve. Un disco che sembra venuto fuori dalle belle tinte degli Allman Brothers o quel “Southern Blood” di Gregg Allman… o forse quel sentore che ci imprigionerà sempre dentro il fascino dei nostrani Nomadi o dei più territoriali Lassociazione.

Abbiamo lungamente parlato di questo disco decisamente americano. Si torna in Italia come padroni di casa o come ospiti?

Si torna in Italia come ospiti. L’Italia non ha reali contenitori per questa musica, anche se noi siamo riusciti a creare una certa credibilità intorno questo genere.

E ora che siete qui? Che scena vi ha accolto? Se in America facevate date da nord a sud… qui?

In Italia la scena non esiste per questa musica, esiste quella che ci siamo costruiti noi negli anni con sudore e Kilometri. Abbiamo tanto rispetto e qualcosa di bello lo riusciamo cmq a fare, ma in america siamo delle star.

“Us” è un titolo manifesto: sarebbe possibile fare musica come semplici “colleghi”? Siete “Us” anche nella vita quotidiana fuori dal palco?

Per poter fare musica di un certo livello bisogna cmq condividere tanto, noi come band condividiamo tantissimo.

Avrebbe senso codificare tutto questo mondo con l’italiano? Intendo proprio come modo di fare folk e non solo come lingua parlata? 

Si potrebbe provare a portarlo in Italia in un senso più spinto, ma alcune caratteristiche e credibilità fanno parte proprio dell’immaginario anche geografico e naturale di alcuni luoghi del mondo. Ma si può fare.

https://open.spotify.com/intl-it/album/6ysS2dk5LUpOkH8zFxywZf?si=6kwn_w8wSyOngtMcTwCD1Q