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“Fai che accada” non è solo un titolo ma piuttosto un mantra. Un disco denso di vita, dentro cui si sprigiona la necessità della felicità, del contatto col tutto, unicum e universale. Ed il suono che incontra la canzone d’autore, diviene mezzo per trascendere l’estetica quotidiana. E sicuramente, rubando quel che troviamo in rete, sicuramente questo è un disco “esperienza” da vivere oltre la melodia che comunque cerca una sua ragione e la trova.

Quanta consapevolezza serve per scrivere un disco simile?

Il percorso è stato sicuramente lungo, c’è voluto mezzo secolo di espedienti per arrivare alla consapevolezza che c’è sempre qualcosa da apprendere e che questo passa attraverso la continua ricerca; un viaggio all’interno e all’esterno senza fine.

Un titolo assai perentorio. Volere è potere?

Sicuramente un titolo urgente per un secolo smarrito. Un consiglio, la richiesta di soffermarsi a sentire l’essere divino che alberga in noi. Una preghiera o un mantra se si preferisce, oppure la supplica di recuperare la saggezza e tornare ad inebriarci dinanzi la bellezza, con l’auspicio che tutto questo avvenga prima nel proprio immaginario. Non siamo solo collegati con il Tutto ma siamo il Tutto. “Fai che accada” vuole anche sottolineare il potere delle vibrazioni: anche il pensiero è vibrazione e può modificare lo stato delle cose. Noi siamo ciò che pensiamo. Sì, volere è potere.  

Posso chiederti quanta filosofia buddista c’è dietro?

Per quando sia attratto da alcune filosofie orientali, ho sempre mal sopportato la fede cieca dei dogmi. Perfino la parola “spiritualità” mi sta un poco stretta, è un termine troppo abusato di questi tempi. Mi impegno semplicemente a comporre musica che fa bene al cuore e che ha come obiettivo quello di indurre chi ascolta alla meditazione, al rilassamento e alla serenità, predisponendo alla bellezza. “la forza della mente è straordinaria”, questo è il mio mantra!

La natura è parte integrante, è suono ed è lirica… o sbaglio?

Quando non sono in viaggio per concerti, passo il mio tempo in un posto appartato, circondato dalla natura e immerso nel verde; contemplo le piante, respiro la brezza del mare che ho sempre di fronte e mi concedo molto tempo per meditare. Il terreno dove poggiano i miei piedi è cosparso di cristalli e fossili che hanno un’energia antica e la loro presenza mi consente di connettermi a qualcosa di atavico. Possiamo dire che mi “alimento con gli elementi” che mi circondano. Sono questi gli ingredienti che contribuiscono alla realizzazione delle mie musiche, tutto concorre alla scrittura: l’osservare il movimento del sole dalle prime luci dell’alba fino al tramonto, lo spuntare della luna da dietro le montagne, il roteare delle costellazioni attorno alla Stella Polare. Infine quello che della Natura più mi affascina è osservare cosa gira intorno all’uomo, che considero innanzitutto un Essere Vibrante.

Parliamo del suono tout court: come lo hai disegnato, ricercato, voluto?

Le mie musiche, come anche i testi, non nascono a tavolino ma arrivano spontaneamente. Sono come “canalizzati” nella mia mente da altre dimensioni. Nulla di voluto. Mentre la “ricerca” diventa attitudine costante nella mia vita, qualcosa di quotidiano e personale che poi inevitabilmente si riversa nella mia arte.

https://open.spotify.com/intl-it/album/0k9JXf90zjArwk3mbFvgBh?si=d266bd3042394f63