In Inghilterra si festeggia un anno record, in Italia, tanto per cambiare, i risultati sono ben più timidi: poche donne in classifica per un 2023 musicale che si presenta ancora fortemente sbilanciato. Non ci sono artiste nei primi 10 dischi della Top Album stilata da Fimi/Gfk e ce ne sono solo due nella Top 10 singoli, ovvero il featuring della (fortissima) rapper Anna in «Vetri Neri», con Ava e Capo Plaza, e Annalisa con «Mon amour». Ma, più nel dettaglio, basta scorrere la chart settimanale per accorgersi che le artiste al numero uno con un brano sono state in netta minoranza: compaiono 14 volte, contro le 31 settimane Oltremanica e le 30 degli Stati Uniti.
La cifra italiana è ulteriormente indebolita dal fatto che le artiste sono perlopiù ospiti di brani altrui: è il caso ancora di Anna, a gennaio scorso in testa insieme a Guè e Sfera Ebbasta con «Cookies n’ Cream» e poi di nuovo in vetta per cinque settimane nell’affollata «Everyday» di Takagi & Ketra (con Shiva e Geolier). La voce iconica di Mina, in duetto con Blanco, ha poi contribuito al successo di «Un briciolo di allegria», per cinque settimane sul gradino più alto del podio la scorsa primavera. Ma per vedere le donne da sole, rimangono appena tre slot: c’è Shakira, un anno fa protagonista con la break up song «Bzrp Music Sessions Vol. 53» (realizzata però con il producer Bizarrap), finalmente arriva l’unica italiana, Annalisa, numero uno a maggio con «Mon amour», e poi, come ogni Natale, a dicembre irrompe Mariah Carey con «All I Want for Christmas is You».
Un quadro piuttosto desolante, benché in crescita rispetto al 2022, visto che, allargando alla Top 20 singoli, le artiste salgono da quattro a sette, arrivando a 12 nelle prime 30 posizioni per una quota pari al 40% del segmento di chart, dato più alto degli ultimi dieci anni.
E d’altra parte lo evidenziavano già le rilevazioni delle piattaforme di streaming: nessuna donna (a parte Anna in «Vetri neri») fra i 10 brani più ascoltati in Italia dello Spotify Wrapped e solo Annalisa (fatta eccezione ancora per «Vetri neri») nella Top 10 di Apple Music Italia.
Quel che succede nelle classifiche non è niente di più di quel che succede nella società — commenta Sara Potente, discografica a capo dell’etichetta Numero Uno e ambassador di Keychange, organizzazione internazionale che mira a rendere l’industria musicale più inclusiva e bilanciata —. Siamo numericamente tante, come le proposte che mi arrivano sulla scrivania, ma ancora in poche a superare i bias cognitivi degli uomini ancorati nelle posizioni di potere».
Secondo Potente, «bisogna avere un carattere veramente forte e una grande determinazione per farcela sia tra le adette ai lavori che tra le artiste» perché il fatto che i tavoli in cui si prendono le decisioni siano ancora affollati di uomini crea «non un soffitto, ma anche un controsoffitto di cristallo», difficile da squarciare: «Abbiamo mai visto un direttore artistico donna a Sanremo? Probabilmente cambiando il punto di vista inizierebbero anche a cambiare le cose».
Il suo auspicio, allora, è che sempre più artiste «si sentano libere di esprimersi senza paura», portando avanti un cambiamento che è già partito: «Io ho iniziato 24 anni fa ed ero una delle poche a lavorare nella direzione artistica, oggi finalmente vedo tante colleghe. Le donne nella musica vanno supportate e questo lo stiamo facendo basti pensare ai programmi di equality delle piattaforme. Il tempo previsto per raggiungere la parità è 132 anni: c’è una rivoluzione in corso, peccato che non saremo noi a vedere come andrà a finire»
La strada è lunga, ma, almeno, è tracciata. Lo sosteneva anche Annalisa, commentando l’uscita del suo nuovo album, uno dei quattro dischi di donne arrivato al numero uno in Italia (con lei Madame, Emma e Taylor Swift): «Siamo partiti da poco a combattere questa battaglia, ma è in atto. Siamo poche, ma siamo sempre di più. E quindi i risultati arriveranno sempre di più».
All’estero, tuttavia, il cambiamento è più veloce. Negli Stati Uniti solo il country di Morgan Wallen si è imposto sulla carica delle popstar, con Miley Cyrus, Sza e Taylor Swift subito alle calcagna, senza contare il riconoscimento del Time che ha eletto Swift persona dell’anno e la sua pioggia di record, in continuo aggiornamento.
Nel Regno Unito, sette dei 10 brani più forti del 2023 sono di donne (o cantati anche da una donna) con Miley Cyrus regina assoluta grazie a «Flowers», che è stato anche il singolo più ascoltato al mondo su Spotify e quello in testa alla Billboard Global 200, classifica ad alto tasso femminile. «Sono i risultati più alti in oltre 70 anni di rilevazioni», ha commentato il quotidiano Guardian, analizzando i dati del British Phonographic Institute. Associazione che, fra l’altro, è diretta da una donna, Jo Twist, secondo cui la maggiore diversity dell’industria discografica va certo celebrata, ma senza sedersi sugli allori: «Il nostro lavoro deve continuare a garantire che ciò diventi la norma», ha detto.
fonte: https://www.corriere.it/spettacoli/24_gennaio_05/donne-classifiche-84436312-ab1d-11ee-97df-1dec2b8b830c.shtml?fbclid=IwAR2Pg1JXI9JXkS-xe8lWouC0TLGORKQQsVjmZ0JPox11mvW7XX-fyHu8gsE_aem_AffIdR09y8gEWagP4hq_oQg5pfZcjPKjkjn1zeVeXMcHuliuY4aK706kgKwFVee2zWM