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Finalmente è arrivato a pubblicazione. Era atteso da Gennaio, perché il parlamento aveva dato mandato al Governo di redigerlo già con la finanziaria 2025 (approvata nel dicembre 2025). Il MiC aveva preparato il testo già nelle prime settimane dell’anno, ma poi era rimasto bloccato al Ministero dell’Economia e Finanze fino a metà ottobre. Il Decreto 22 ottobre 2025, n. 375 che prevede un’integrazione del Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo di 2,5 milioni di Euro a favore del Teatro Urbano, da spalmare sul triennio 2025-2027, è stato una diretta conseguenza della Campagna “Per un Teatro delle Città” lanciata dall’ANAP nel 2024 con una petizione pubblica, un convegno che si è tenuto al Senato, e la presa di posizione di tanti personaggi del panorama culturale e del teatro italiano.

Ci sono tre figure del mondo della politica che si sono battute per l’adozione di questo provvedimento, e vanno di sicuro ringraziate: il primo è l’On. Francesco Verducci, che in senato ha ospitato il Convegno del 2024 e grazie al quale si è acceso il dibattito parlamentare; la seconda è la prima firmataria degli emendamenti che hanno consentito l’inserimento in finanziaria della nuova misura, On. Anna Laura Orrico; l’ultimo, ma solo in ordine di tempo, è il Presidente della Commissione Cultura della Camera On. Federico Mollicone, che l’ANAP ha ospitato nella propria Assemblea Nazionale e che è stato assolutamente determinante per l’approvazione definitiva del decreto interministeriale. Appartengono a forze politiche diverse, ma in questo caso si sono ritrovati in sintonia per perseguire un obiettivo comune che è anche una vera e propria emergenza culturale del nostro paese, un’emergenza che ad altri – probabilmente – non era fino ad oggi sembrata così impellente, ovvero quella di sostenere il teatro fuori dal teatro, di investire nel teatro che genera comunità, di espandere il concetto di attività teatrale – così come fino ad oggi è stato definito nell’ordinamento di settore – in modo da metterne in luce la caratteristica peculiare di rito sociale, di strumento di inclusione e rigenerazione urbana.

Tra i promotori di questa iniziativa legislativa, accanto all’Associazione Nazionale delle Arti Performative, ci sono due associazioni che l’hanno fortemente appoggiata: l’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo (AGIS), attraverso l’impegno del Presidente Francesco Giambrone e del Segretario Generale Domenico Barbuto, e l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) che ha patrocinato il Convegno del 2024 presso il Senato della Repubblica e sostenuto l’iter di approvazione del Decreto per mezzo dell’ufficio di presidenza e dell’ufficio Cultura.

I ritardi accumulati dai Ministeri nell’iter di pubblicazione, comporteranno dei disagi per il settore, impegnato adesso a produrre le candidature per la prima annualità 2025. Le risorse sono state salvate in extremis, e sarà possibile presentare dei preventivi che saranno in realtà dei consuntivi, perché la richiesta della Direzione Generale dello Spettacolo è quella di candidare attività le cui spese siano già state sostenute. Esse saranno prese in considerazione ai fini del contributo fino al 60% dei costi incontrati e non oltre il deficit di bilancio, purché alla data di scadenza per la presentazione delle domande (13 novembre), i soggetti richiedenti abbiano già effettuato tutti i pagamenti. Ciò premesso, le attività possono svolgersi anche nella restante parte dell’anno (anche se risulta difficile pensare che esistano soggetti in grado di spendere prima di realizzare le iniziative…).

Dal 2026 invece la domanda potrà essere presentata entro il 31 gennaio e sarà sottoposta al classico iter: candidatura a preventivo, giudizio della commissione competente, esito, rendiconto a consuntivo, erogazione.

Ovviamente non sarà possibile candidare attività che siano già state contribuite dal MiC a diverso titolo.

Nei giorni in cui si sta dibattendo su molti tavoli, quella che sarà la formulazione dello storico decreto attuativo del nuovo “Codice dello Spettacolo”, la notizia che il Teatro Urbano è divenuta una delle nuove priorità della politica culturale italiana, è senz’altro una buona notizia. Auspichiamo che in quel decreto, atteso da decenni, ciò che si è portato a evidenza con il nuovo stanziamento e che troverà attuazione per i prossimi 3 anni, venga messo definitivamente a sistema. L’ANAP, partecipando ad alcuni di questi tavoli, è impegnata a difendere questa nuova importante presa di coscienza.

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