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Domenica 2 novembre esce Il Vangelo secondo Pier Paolo, la nuova canzone dei Têtes de Bois, pubblicato a cinquant’anni esatti dalla scomparsa di Pier Paolo Pasolini. Un omaggio musicale e poetico che intreccia memoria, visione e geografia affettiva.

Un brano che si fa viaggio tra i cieli del Friuli, tra la pianura e i sobborghi, tra le ombre del passato e la luce ostinata del presente, dove ogni pietra, ogni voce sembra ancora parlare di lui. Un cammino reso possibile da incontri straordinari, con persone e luoghi che custodiscono la memoria di Pasolini: Ezio Vendrame, il calciatore poeta; le ragazze friulane che offrirono mele e acqua ai deportati diretti ai lager; le tappe del Giro d’Italia vissute con Sergio Staino e la sosta davanti alla tomba di Pier Paolo. Fino a Barile, la Betlemme lucana, dove Il Vangelo secondo Matteo continua a risuonare come una preghiera laica, sospesa tra terra e cielo.

Band “nomade” e indipendente per vocazione, i Têtes de Bois percorrono dal 1992 un cammino unico, attraversando strade, fabbriche abbandonate, stazioni, scale mobili, teatri e grandi palchi. La loro musica abita i paesaggi urbani e le generazioni, intrecciando poesia e impegno, immaginazione e concretezza. Una voce inconfondibile nel panorama italiano: umana, ironica, emozionale e lucidamente contemporanea. Tre volte vincitori della Targa Tenco Interpreti (2002, 2007 e 2015), con nove dischi all’attivo e collaborazioni prestigiose – da Francesco Di Giacomo a Joan Baez – i Têtes de Bois hanno contribuito a rinnovare in Italia la passione per Léo Ferré e la canzone francese. Protagonisti di rassegne e festival, hanno portato la loro musica in contesti emblematici, dalla Festa della Musica di Parigi al G8 di Genova, dando vita a una straordinaria serie di progetti originali che, all’ombra di tanta musica d’autore, hanno saputo muovere sogni, aspirazioni e immaginari, tracciando i contorni di possibili utopie e riportando l’attenzione su quel margine di strada dove la luce dei riflettori non arriva.

Têtes de Bois tornano oggi con un canto di memoria e di umanità, capace di restituire il valore dei dettagli, degli affetti, delle storie che sostengono la forza discreta e inarrestabile della poesia.

Andrea Satta parla del brano “Il Vangelo secondo Pier Paolo”: “Conosco i cieli lunghi del Friuli. Sono stato amico di Ezio Vendrame, il calciatore geniale di Napoli e Lanerossi, quello che, mentre si stava avviando, palla al piede, verso la porta avversaria, vide Piero Ciampi in tribuna, lasciò andare il pallone al suo rotolare e corse a salutarlo, quello che ce l’aveva con l’amore che gli faceva male. Un poligono irregolare, Ezio, e di poligoni regolari in Friuli purtroppo ce ne sono, ma solo per sparare. Lui era un cerchio con gli spigoli, due scarpe sinistre, un poeta degli spicchi neri e bianchi del pallone e in quelli bianchi, sporchi di erba, scriveva. Conosco i cieli del Friuli perché una volta un altro Andrea mi portò alla fine della pianura, ai piedi delle Alpi, e mi fece incontrare le ragazze che sessant’anni prima avevano rischiato le loro fragili vite di adolescenti per offrire mele e acqua ai deportati destinati ai lager nazisti, appuntandosi nomi e indirizzi cui dare una speranza, urlati dall’interno dei vagoni piombati verso il nulla. E quei cieli li conosco perché nel 2009, nel Giro d’Italia di ciclismo che ci divertimmo a vivere per L’Unità, si andava con Staino a incontrare i vivi e i morti che avevamo a cuore: Carlo Scarpa alla tomba di Brion, a casa di Marco Paolini, a casa di Tonino Guerra, alla tomba di Pier Paolo. A veglia, a guardia, della tomba solo una rosa bianca di plastica e una lampada epilettica, ora si-ora no, tanto precaria quanto inutile sofferenza con il sole di maggio. Ci guardammo con Anna e il suo occhio azzurro punk e con Bruna-Bibi, lì con noi con la sua eleganza andina.

Quei cieli lunghi li ho ritrovati in Basilicata, nel 2014, con mia moglie Timi, Maurizio e i ragazzi di Barile, il paesino disteso come un vecchio insonne sul vulcano del Vulture e il profilo di camaleonte rivolto alle nuvole e alle stelle. Era un anniversario tondo del Vangelo secondo Matteo e Barile, nel film, era stata Betlemme. Con noi Furio Colombo, che a Pasolini aveva fatto l’ultima intervista, la Madonna adolescente di allora che, ormai adulta, quel bambino di paese cullava come un Dio cui far prendere sonno. C’erano Giovanna Marini e il Lamento di Pasolini. I cieli lunghi del Friuli che l’anima conserva ovunque. Quei cieli, con la complicità del vento, si riaffacciano ancora oggi a geometrie variabili, fra i tabù dei platani e le greggi di ragazzi del sabato sera, i tetti distratti da assonanti e stilizzate grondaie in rame e nuove ristrutturazioni, fast generation al Pigneto. Più larghi e sereni quei cieli li puoi vedere, però solitari, a pochi passi da lì, fra gli archi del Mandrione, ben più sinceri, nella Roma popolare dove da bambino non dovevo superare il ponticello che dopo era pericoloso e mai avvertimento di mamma fu più trasgredito. In quei paraggi viveva Tarzanetto, uno dei ragazzi di vita di Pasolini. Il ragazzetto che si lanciava dagli alberi nelle marrane e nelle zanzare che ora insieme a lui, vengono a casa nostra preparare le patate in padella. Ci fu in estate di patate e zanzare.

Nei cieli trasferiti sopra a Villa Gordiani, però ho visto il fantasma di Pier Paolo giocare a pallone. Era lui, ne sono certo, tanti anni dopo e tanti anni fa, quando ci andavo io in quel campo di fantasmi con gli amici a giocare. Potrei dirvi come la partita andò a finire, ma il mio sogno sarebbe farlo attraverso una appassionata radiocronaca di Francesco Repice.”

CREDITI DEL BRANO

Scritto, registrato, missato e masterizzato al TdB.V38studio di Roma dai Têtes de Bois.

Andrea Satta – voce

Angelo Pelini – piano

Luca De Carlo – tromba

Carlo Amato – produzione e arrangiamento

Ospite Francesco Chimenti – violoncello

Copertina di Fabio Magnasciutti

Etichetta: Consorzio ZdB

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