Sei sveglio e già ti senti esaurito. Il mondo ti guarda scrollando, tu cerchi un appiglio tra un like e l’altro. È questo l’istante in cui si risveglia “Pescicani” (Snow Records/ADA Music/Warner), il nuovo singolo di Ruggero Ricci, che da domani sarà disponibile su Spotify e in tutti i digital store.
Un flusso di coscienza a ritmo indie-reggae
«Mi sono svegliato morto, in equilibrio sui binari»: l’immagine non cura il brivido, ne accende anzi la fiamma. In “Pescicani” Ricci mescola suggestioni visionarie e ironia, lasciando che il testo rompa la linearità del racconto per riflettere il caos emotivo di chi oggi fatica a trovare un’identità stabile. Il risultato è un brano che galleggia tra bassi caldi e chitarre lievi, un quadro sonoro in cui il ritmo indie-reggae diventa un’onda di disorientamento riconoscibile da chiunque abbia vissuto la precarietà dei sentimenti digitali.
Pescicani: predatori di apparenze
Il titolo schiocca come uno schiaffo: “pescicani” sono quelli che sfruttano la festa per nascondere le proprie crepe, predatori di selfie e di convenzioni. Nel mondo di Ricci, il party è un teatro di maschere: si balla per dimenticare, si ride per celare l’ansia e si finge per sopravvivere. «Ho voglia di fingermi un santo, ho voglia di essere un mostro» scandisce il protagonista, oscillando tra due poli opposti come una corda tesa sull’abisso del sentirsi inadeguati.
Una generazione in cerca di punti fermi
Tra “cuori di plastica” e relazioni ghostate, “Pescicani” è un diario frammentato che chiederebbe coerenza se non fosse così sincero nella sua incoerenza. Le parole non cercano conforto, ma abbracciano il disordine: ogni verso è un piccolo cortocircuito che riflette la crisi identitaria, l’incomunicabilità e la voglia di fuga che in tanti sentiamo quando ci perdiamo tra notifiche e storie effimere.
Pop, meme e malinconia
Riferimenti pop e cliché affettivi spuntano come fiori di plastica: «Tieniti pronto per entrare a Hollywood», «Dire, fare, baciare, ghostare», «bla bla bla bla pubblicità». Sono graffi che fanno sorridere, prima di riportare all’amaro in bocca di chi si osserva recitare ogni giorno un ruolo non scelto. in “Pescicani” la domanda rimane implicita: cosa resta di noi quando l’identità diventa uno spettacolo da mettere on line?
Il diario di un sogno febbrile
«Ho scritto “Pescicani” come se fosse un sogno febbrile», racconta Ricci, che in questo brano ha riversato immagini e sensazioni nate in notti insonni. Il singolo non dà soluzioni né morali finali, ma assume il disordine come paesaggio naturale: non siamo più cercatori di certezze, ma funamboli in bilico sulle nostre stesse contraddizioni.
Ascolta “Pescicani”
Scopri il nuovo singolo di Ruggero Ricci e lasciati avvolgere da un flusso di coscienza che parla la lingua dei tuoi scroll compulsivi: ascolta ora su Spotify.