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GleAM Records è orgogliosa di presentare la prima uscita della nuova serie dedicata ai Giganti del Jazz

Questo titolo inaugurale propone una registrazione dal vivo inedita di una delle vere leggende della storia del jazz — The Sophisticated Giant, il Maestro del sassofono tenore Dexter Gordon — insieme al suo quartetto dei primi anni ’80: Kirk Lightsey al pianoforte, David Eubanks al contrabbasso ed Edward Gladden alla batteria.
Il concerto fu registrato a Genova, presso Villa Imperiale, il 7 luglio 1981 durante il Festival Estate Jazz 81.

L’album sarà disponibile a partire dal 7 novembre 2025 in formato doppio CD (Gatefold 3 Limited Edition) e sulle piattaforme digitali di download/streaming. Distribuzione a cura di IRD International Distribution Service, Galileo Music, Market Music e Believe Digital.

ALBUM LINK

More Than You Know: Dexter Gordon a Genova, 7 Luglio 1981

In the Spirit of Love, Life, and Music

Scritto da:

Maxine Gordon, President

Woody Louis Armstrong Shaw III, CEO

The Dexter Gordon® Society, Inc.

Estate of Dexter Gordon®

www.dextergordon.com

Introduzione

Poche relazioni nella storia del jazz sono state così profonde e durature come quella tra Dexter Gordon e l’appassionata comunità jazz italiana. Lo storico concerto registrato durante il Festival Estate Jazz, presso il Parco Villa Imperiale di Genova (Italia) il 7 luglio 1981 si pone come testimonianza di una storia d’amore musicale che ha trasformato sia l’artista che il pubblico, catturando Dexter all’apice della sua maturità insieme al suo stimato quartetto.

Per decenni, l’Italia è stata più della semplice tappa di un tour per Dexter: è diventata una seconda casa dove la sua arte ha trovato alcuni dei suoi pubblici più devoti. La musica qui conservata rappresenta il culmine di quel rapporto speciale, offrendo alle generazioni future una finestra sul motivo per cui Dexter è diventato uno dei musicisti jazz più amati che si siano mai esibiti.

Un santuario musicale: l’abbraccio dell’Italia alle eccellenze del jazz

Il rapporto dell’Italia con il jazz americano è molto più profondo del semplice apprezzamento: è stata una vera e propria storia d’amore che ha attraversato generazioni. La comunità musicale italiana ha fornito rifugio a molti artisti innovativi fin dai primi periodi del jazz. Quando Dexter iniziò a girare l’Europa nei primi anni ’60, scoprì qualcosa di notevole in Italia: ascoltatori che comprendevano il jazz non come intrattenimento esotico, ma come una seria espressione artistica che meritava lo stesso rispetto dato all’opera o alla musica classica.

Gli appassionati di jazz di tutta Italia, dai club intimi di Roma ai palcoscenici dei festival siciliani, hanno portato intensità intellettuale e coinvolgimento emotivo che hanno trasformato le performance in veri e propri eventi artistici. Città come Genova, Pescara, l’Umbria, Bologna e Firenze sono diventate tappe essenziali nell’itinerario europeo di qualsiasi musicista jazz serio, non solo per le folle entusiaste ma per la qualità dell’attenzione che quelle folle fornivano.

Questa tradizione di accogliere i maestri del jazz americano ha creato un’eredità che abbraccia le generazioni. Art Blakey ha trovato un pubblico che ha veramente colto il messaggio spirituale dietro le sue apparizioni con i Jazz Messengers. Cedar Walton scoprì ascoltatori che apprezzavano i sofisticati concetti armonici alla base delle sue composizioni.

Dizzy Gillespie incontrò devoti che abbracciarono sia le sue innovazioni bebop che le esplorazioni afro-cubane. Elvin Jones trovò un pubblico in grado di seguire i suoi viaggi poliritmici più complessi, mentre Woody Shaw incontrò una seria attenzione che le sue innovazioni armoniche avanzate meritavano.

I promotori che hanno reso possibile tutto questo, in particolare Alberto Alberti, hanno capito che il grande jazz non richiedeva solo di ingaggiare artisti, ma di creare ambienti in cui i musicisti potessero assumersi dei veri rischi artistici. La dedizione di Alberti nel presentare il jazz al suo più alto livello lo ha reso amato in tutta la comunità jazz internazionale e ha contribuito a stabilire l’Italia come una destinazione cruciale per i migliori musicisti americani.

Un precursore della rinascita del jazz

La passione per il Jazz che caratterizzava il pubblico di tutta Italia trovava perfetta espressione in luoghi come il leggendario Music Inn di Roma, che divenne un cruciale punto d’incontro tra i maestri americani e la generazione emergente di musicisti jazz europei. Il club è stato aperto nel 1973 da Pepito Pignatelli in un seminterrato in Largo dei Fiorentini, alle spalle di via Giulia.

Numerosi musicisti jazz si sono esibiti nella sede romana nel corso degli anni: Ornette Coleman, McCoy Tyner, Bill Evans, Dexter Gordon, Woody Shaw, Jackie McLean, Max Roach, Chet Baker, Carmen McRae, Charles Mingus, solo per citarne alcuni. Nella maggior parte dei casi, i musicisti stranieri erano accompagnati da giovani strumentisti locali, tra cui Enrico Pieranunzi, Roberto Gatto, Giovanni Tommaso, Maurizio Giammarco, Enzo Pietropaoli, Danilo Rea, Massimo Urbani, Fabrizio Sferra.

Fu in questo ambiente di seria dedizione musicale e di collaborazione interculturale che furono gettate le basi per profonde relazioni musicali che avrebbero plasmato lo sviluppo internazionale del jazz, inclusa la connessione fondamentale tra Dexter Gordon e Woody Shaw che alla fine avrebbe trasformato entrambe le loro carriere.

Il quartetto: chimica musicale e legami personali

I musicisti che si sono uniti a Dexter per questa registrazione hanno portato non solo l’eccellenza tecnica, ma anche profonde connessioni personali e musicali che hanno arricchito la loro collaborazione. Si trattava di partner scelti con cura che comprendevano la musica e si capivano l’uno l’altro in modi che trasformavano le performance individuali in dichiarazioni collettive.

Il percorso di Kirk Lightsey verso il gruppo di Dexter si legge come il destino del jazz. Il loro primo incontro avvenne a Stoccolma nei primi anni ’70, quando Lightsey era in tour con O.C. Smith. Dexter aveva licenziato il suo pianista quella sera, e quando Lightsey arrivò al club, fu immediatamente invitato a esibirsi. Anni dopo, quando George Cables annunciò la sua partenza dal gruppo di Dexter, Lightsey fu reclutato per la posizione.

Lightsey ha portato credenziali sostanziali al suo ruolo con Dexter. Il suo ampio lavoro con Chet Baker aveva stabilito la sua reputazione di pianista collaborativo, mentre la sua precedente esperienza con Sonny Stitt gli fornì la raffinatezza armonica richiesta dalla musica di Dexter. La loro collaborazione quinquennale, dal 1980 al 1985, ha prodotto numerose registrazioni e ha stabilito una delle collaborazioni pianista-sassofono di maggior successo dell’epoca.

David Eubanks è entrato a far parte del gruppo di Dexter con un impressionante lignaggio musicale e l’impegnativo compito di sostituire Rufus Reid, uno dei bassisti più rispettati del jazz. Eubanks ha portato sia le competenze tecniche che la maturità musicale necessarie per questo ruolo impegnativo, oltre al DNA musicale della rinomata famiglia Eubanks.

Eddie Gladden ha completato la sezione ritmica, portando anni di esperienza di lavoro con Dexter e brillanti assoli virtuosistici in tutto l’album. L’incarico di Gladden con Dexter avvenne grazie alla raccomandazione di Woody Shaw: erano cresciuti insieme a Newark, nel New Jersey, e avevano frequentato la stessa scuola superiore, forgiando un’amicizia che si rivelò cruciale per entrambe le loro carriere.

Il repertorio: scelte musicali ed espressione personale

Le quattro composizioni presenti in questa registrazione rappresentano diverse sfaccettature dell’approccio di Dexter al repertorio jazz. “It’s You Or No One” (Sammy Cahn/Jule Styne) faceva parte del repertorio di Dexter da molti anni, permettendogli di dimostrare le sue capacità interpretative con materiale familiare. “Hi-Fly” (Randy Weston) ha mostrato l’apprezzamento di Dexter per il lavoro dei suoi contemporanei e la volontà di esplorare materiale oltre i tradizionali standard jazz.

“More Than You Know” (Vincent Youmans/Billy Rose/Edward Eliscu) ha avuto un significato speciale sia come bella composizione che come dichiarazione di filosofia artistica. Questa classica canzone popolare americana era stata registrata da numerosi artisti jazz, ma l’interpretazione di Dexter portava una qualità personale che sembrava riflettere il suo percorso artistico. “Backstairs” (Dexter Gordon) ha concluso la performance con una dimostrazione delle sue abilità come compositore e interprete, rivelando la sua comprensione dell’armonia basata sul blues e la sua capacità di creare materiale che ha sfidato i suoi sidemen pur rimanendo accessibile al pubblico.

Significato culturale: un legame musicale duraturo

Questa registrazione cattura più di una semplice performance eccezionale: documenta il tipo di seria dichiarazione artistica che diventa possibile quando i musicisti sanno che il loro lavoro sarà ascoltato e apprezzato al suo vero livello di raffinatezza. Il rapporto tra Dexter e il pubblico di tutta Italia trascendeva il semplice apprezzamento musicale per diventare un ponte culturale tra l’innovazione artistica americana e la tradizione intellettuale europea.

Il successo di musicisti come Dexter in Italia ha contribuito a stabilire il paese come uno dei centri più importanti al mondo per l’apprezzamento e l’esecuzione del jazz. Questa tradizione continua ancora oggi, costruita sulle fondamenta del rispetto reciproco tra artisti e pubblico che ha caratterizzato performance come questa.

Conclusione: preservare un’eredità musicale

La registrazione di “More Than You Know” è la testimonianza permanente del profondo rapporto tra Dexter Gordon e la devota comunità jazz in Italia. Conserva un momento in cui il jazz aveva raggiunto un vero e proprio status internazionale, pur mantenendo il suo carattere essenziale di forma d’arte basata sull’espressione individuale all’interno dell’interazione collettiva.

I musicisti jazz e gli appassionati in Italia rimangono tra i più devoti, leali e appassionati del mondo intero, e l’eredità di Dexter Gordon è orgogliosa di sapere che la sua eredità continuerà ad essere celebrata lì per gli anni a venire. Questa devozione rappresenta qualcosa di prezioso nella cultura contemporanea: un pubblico che comprende e apprezza il Jazz non come nostalgia ma come arte vivente capace di continua rilevanza e significato.

Per gli ascoltatori, questa registrazione offre sia una documentazione storica che un’ispirazione continua. Mostra come i maestri possano avvicinarsi a materiale familiare e trasformarlo attraverso l’espressione personale e l’interazione di gruppo in qualcosa di completamente nuovo, significativo e senza tempo. Soprattutto, questa registrazione ci ricorda che il jazz, al suo meglio, parla di esperienze umane universali pur mantenendo il suo carattere distintivo come forse uno dei più grandi contributi culturali dell’umanità al mondo.

Epilogo: Continuare l’eredità

Come le numerose esibizioni e registrazioni storiche di Dexter in Europa, la pubblicazione nel 2018 della pluripremiata biografia “Sophisticated Giant”, pubblicata in italiano, francese, spagnolo e inglese, documenta ulteriormente questo continuo scambio culturale, con l’edizione italiana che funge da testimonianza particolarmente significativa del legame duraturo forgiato tra i musicisti jazz americani e i loro più devoti sostenitori internazionali. L’eredità di Dexter Gordon e della devota comunità jazz in Italia non è solo un capitolo della storia della musica, è un esempio vivente di come la cultura trascenda i confini e unisca l’umanità attraverso il tempo, la cultura e la geografia, creando qualcosa di veramente memorabile e universale che continuerà a ispirarci per i secoli a venire.

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