Un meteorite in picchiata sul pianeta Musica Italiana. Un misterioso monolite di electropop scuro sta per comparire e conficcarsi nella terra arida delle orecchie del Popolo, ormai assuefatte e pronte a franare nel dirupo dei tormentoni estivi e della demagogia fine a se stessa.
UOMINI CANI GABBIANI è il primo album de Le Feste Antonacci, in uscita oggi venerdì 27 giugno per Panico Dischi.
Ascoltalo qui: https://bfan.link/uomini-cani-gabbiani
Mantra spirituali, vortici sonori di beat trascendentali, inni da cantare a squarciagola e da ballare travolti da un’estasi groove, striscianti Miserere nell’ombra: un disco a vocazione mistica che ribalta ogni convenzione fino a risultare straordinariamente pop. Una nuova fede da abbracciare, in bilico tra sacro e profano, commedia e tragedia, devozione e blasfemia.
Una collezione di icone del nostro tempo declinate in toni e suoni infuocati. Immagini ben delineate che si stagliano nette in quella grande confusione che è la vita, costeggiando la tragedia insita nell’esistenza con un mix taumaturgico di entusiasmo pazzo, leggerezza e un’onesta ansia sullo sfondo.
Autori, compositori, polistrumentisti e produttori di base a Parigi, al lavoro con artisti pop francesi, pubblicità, documentari, serie e film d’animazione per giganti come HBO, Netflix, Disney Channel e YouTube Originals, “hackerati” da Andrea Bocelli per la più prestigiosa e attesa pubblicità natalizia del Regno Britannico, la John Lewis Christmas Ad, profeticamente definiti “obscure italian electropop artists” da The Guardian, Le Feste Antonacci sono Giacomo Lecchi d’Alessandro e Leonardo Rizzi. Un duo di Apostoli dalla forza creativa incondizionata e non condizionabile, che non si piega a nulla, e finisce quindi per piegare tutto.
Anticipato da Uomini Nudi, P.U.L.P e Porgi l’altra guancia, UOMINI CANI GABBIANI è l’apice di una fase artistica prolifica, in cui un estro totale finisce per combinarsi in una grande coerenza sonora. Per la prima volta, il duo esercita una forma di contegno a quel fluire rigoglioso e disordinato di idee che li caratterizza fin dagli inizi, scremandole nel tempo in un processo di distillazione e ascesa dalla gigabaitica cartella “incompiuti feste” alla più ristretta élite degli “incompiuti feste important”.
Testi che si muovono sulle linee di mantra impazziti, che si ripetono e si rincorrono, con una follia lucida e puntuale, portatrice spudorata di verità scomode. UOMINI CANI GABBIANI insegue le anime pulite e, mimetizzandosi dietro un’apparenza chiassosa e spensierata, scava in profondità invocando amore e libertà universali. Un‘epoca facile non c’è mai stata, tuttavia sembriamo a un crocevia di fenomeni distinti che stanno compiendo il loro cammino inesorabile e ci sentiamo demuniti. Raccontano Le Feste Antonacci. Le coscienze annegate in un mare di informazioni, senza più uno spazio nel cuore per una reazione naturale di fronte all’ingiustizia o perfino al pericolo. E sempre più senza confini e sempre più collegati e sempre più chiusi in scatole e sempre meno capaci di sentire. Sempre più distanti da noi stessi e dagli altri.
L’album racconta di questa confusione per immagini nitide, pur essendo prismatiche e spesso surreali: a partire da Ora è meglio di prima, mantra mistico che apre il disco ed è sintesi di tutto ciò che viene dopo. Un grido d’allarme tra muri distorti per quell’affannosa corsa al progresso a ogni costo, a cui esiste una sola soluzione per sopravvivere, sempre la solita, l’amore. E poi il credo occulto della “moltitudine”di P.U.L.P., che si muove tra scuri corridoi e stanze chiuse a chiave, in una spirale vertiginosa di parole e groove sull’orlo di un delirante precipizio disco funk; l’eterna battaglia tra Uomini Nudi e Uomini Giacca, dove un sound travestito da Sting all’epoca dei Police invita a fuggire da ruoli e comportamenti preassegnati che ci ingabbiano; il predicatore pervaso d’amore e taurina, armato di basso synth cubista, sax di amazon e chitarrina dei Talking Heads di Porgi l’altra guancia, che invita ad accettare i ceffoni della vita con cazzima funk. Dopo l’intermezzo del misterioso cane solitario di Aquekete, strumentale per ascoltare le proprie storie interiori, senza via d’uscita e senza lieto fine, zoppe e stanche come la musica che le accompagna, riparte il diavolo della velocità a riempire un’esistenza meschina sulla Siena Firenze, manifesto assoluto del gabber/verismo Feste Antonacci. E infine, la title track e pepita archivistica Uomini, cani, gabbiani, una serratura dalla quale, sbirciando, ci si può sentire parte del progetto e intuirne il processo creativo, un vero e proprio inno al DIY.
Ogni singolo elemento del disco infatti è suonato, cantato, registrato, prodotto, mixato da loro: la cattedrale sonora di una Chiesa guidata da due sacerdoti (in)fedeli al culto delle 4B: Battisti, Battiato, Beatles e Bach. Ma, in quanto veri eretici, dentro ci mettono anche il prog, il jazz, il rock e tutto ciò che vibra. Beat che trafiggono, basslines monotonali che sorreggono architetture di groove a volte spinte fino alla trans, preghiere sintetiche innalzate verso il cielo, accordi oscuri per raggiungere un orgasmo di vibrazioni che non cerca contegno e non prova vergogna. Un sound che si muove sul filo della tensione tra tonalità estreme, plasmandosi però in una visione finale coerente con quello che i due artisti – palesemente fuori dai canoni (nonché dal mondo) – considerano “Pop”.
D’altra parte, se ti conosci a un matrimonio e il tuo nome d’arte nasce dalla domanda “Ma questo pezzo passerebbe a una festa di Biagio Antonacci?”, o sei un genio o sei pazzo. O sei ubriaco. O forse tutte e tre le cose insieme. In ogni caso, l’unico matrimonio a resistere tra i sovracitati alla fine è stato il loro, quindi non possiamo che rispondere Sì, lo voglio.
Le Feste Antonacci si preparano a celebrare l’uscita dell’album con due speciali concerti “in casa”, domenica 6 luglio a Genova a Altaonda/Balena Festival e martedì 8 luglio a Firenze a Spazio Ultravox. Chiuderanno poi l’estate venerdì 12 settembre a Trento a Poplar Festival e sabato 13 settembre a Bologna per GoGoBo Festival, un assaggio di quello che succederà poi in autunno nei club di tutta Italia.

BIO
Le Feste Antonacci sono Giacomo Lecchi d’Alessandro e Leonardo Rizzi, entrambi autori, compositori, polistrumentisti e produttori. Giacomo è nato a Genova e tifa per il Genoa. Leonardo è nato a Ginevra, ha vissuto a Siena e, non si sa perché, tifa per la Sampdoria. Oggi vivono a Parigi ma si sono conosciuti qualche anno fa al matrimonio di un amico che si è separato dopo qualche mese. E questo la dice lunga. Una volta iniziata la liason artistica, iniziano a creare i primi brani chiedendosi: “ma questo pezzo passerebbe a una festa di Biagio Antonacci?”. Eureka! Il nome è stato trovato ed è anche evocativo dell’universo di quelle band da festa di paese o da balera tanto care ai nostri ragazzi e che rispecchiano alla perfezione lo spirito scanzonato e unificatore dei loro live. Nel tempo libero diventano, dunque, il duo hyper/alt/indie pop Le Feste Antonacci, (in)fedeli al culto delle 4B: Battisti, Battiato, Beatles e Bach (ma siccome sono dei veri eretici, dentro ci mettono anche il prog, il jazz, il rock e tutto ciò che vibra). Nel tempo impegnato compongono, producono e arrangiano per artisti pop francesi, pubblicità, documentari, serie e film d’animazione per giganti come HBO, Netflix, Disney Channel, Cartoon Network, RAI, France Television, YouTube Originals. O viceversa. Anche perché il loro signature sound è lo stesso, sia per il tempo libero che per quello impegnato: “arrangiamenti fuori dagli schemi, emotività spinta all’estremo e la solita dose di cazzonaggine.” La discografia de LFA è un inno al do it your self! Suonano, cantano, registrano, producono, mixano ogni singolo elemento: piano, chitarra, basso, batteria, synth, flauto, tromba, trombone, sax, duduk, mandolini, percussioni di ogni genere. Esordiscono nel 2018 con l’EP dal significativo titolo Grandi successi, “un po’ come Napoleone che si incorona da solo”. Segue nel 2019 il singolo Sigarette e nel 2022 Di poche parole, EP che ribalta i ruoli fra testo e musica in due brani, uno dei quali la celeberrima La vita fa schifo: un pezzo che nel 2023 verrà hackerato nientemeno che da Andrea Bocelli per la più prestigiosa e attesa pubblicità natalizia del Regno Britannico, la John Lewis Christmas Ad. Sempre nel 2023, esce il singolo Bassline, un viaggio sensoriale tra pigmei della Nuova Guinea, corvi dell’apocalisse e visioni mistiche figlie di un ipnotico groove. Anticipato da Uomini Nudi, P.U.L.P. e Porgi l’altra guancia, il 27 giugno 2025 esce per Panico Dischi il loro primo album UOMINI CANI GABBIANI.
CREDITS
Testi e musiche Giacomo Lecchi d’Alessandro, Leonardo Rizzi
TRACKLIST
1. Ora è meglio di prima
2. P.U.L.P.
3. Uomini Nudi
4. Porgi L’Altra Guancia
5. Aquekete
6. Siena Firenze
7. Uomini Cani Gabbiani
INFO
www.instagram.com/lefesteantonacci/
https://www.instagram.com/panicodischi/
https://www.instagram.com/panicoconcerti/