A cinque anni di distanza da The Past Is Over, i Kings of Subhumans tornano con un disco che non suona come un semplice capitolo successivo, ma come la fine brutale – e necessaria – di un intero ciclo. Forever Emerging è un album che non accarezza, ma colpisce. Non rincuora, ma smuove. È un atto di resistenza creativa nato da un travaglio esistenziale e collettivo che ha attraversato pandemia, lutti personali, chiusure, crolli e ricostruzioni – non solo di studi, ma di identità.
Nel decimo anniversario del progetto, il duo sceglie di mettere a nudo la propria voce più sincera e tagliente. Il disco è stato registrato tra l’Hell Smell Studio di Alessandro Gavazzi e lo Stexsound Studio di Danilo Silvestri (dove sono nati i tre singoli principali), mentre il mix e il mastering sono stati affidati ad Angelo Palma. L’artwork, firmato da Luigi Lauria, è un compendio visivo dell’intero lavoro: un caos ordinato, una rinascita violenta, un’esplosione lucida nel buio.
Ma cosa è Forever Emerging? È un disco duro, politico, visionario, sarcastico, lancinante, intimo. Ogni traccia è una sentenza, un affondo, un gesto di ribellione che prende di mira bersagli chiari: la superficialità della comunicazione contemporanea, la brutalità del potere, la finzione dilagante del music business, la vuota idolatria del successo, l’autocelebrazione sterile del nulla.
Senza retorica, senza filtri.
Più che un ritorno, è una dichiarazione: quella di chi non ha mai smesso di essere “emergente” nel senso più puro e ostinato del termine. Un continuo affiorare dalle crepe, dal basso, contro ogni spinta verso l’omologazione. In un mondo musicale sempre più patinato e prevedibile, i KoS rivendicano la loro posizione di outsider con orgoglio, con furia, con lucidità.