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Qualche tempo fa era uscito un disco strano, il debutto solista di Damon Arabsolgar, una condensa di momenti, una stratificata autobiografia musicale di un nome che aveva già rimbalzato parecchio nella scena musicale indipendente, grazie ai Pashmak e successivamente anche ai Mombao (di cui è metà, insieme al batterista Anselmo Luisi). “Whale Fall”, questo il titolo del disco, colpisce a fondo perchè è triste senza fare troppo rumore, è strano senza essere invadente, è personale senza essere melodrammatico. Damon è un equilibrista musicale che racconta così la sua caduta, e quella della balena. Se non lo sapete, c’è un preciso momento nella vita di una balena, di un cetaceo di grandi dimensioni: quello in cui capisce che sta per morire, un preciso momento in cui l’animale si lascia trasportare verso il basso, raggiungendo così il punto più basso della terra. Lì giace, dove le temperature sono abbastanza basse da conservarne la carcassa per molti anni e permettendole quindi di diventare il centro attorno a cui si crea un ecosistema di pesci abissali. 

 

Questa l’enorme metafora che si porta dietro Damon Arabsolgar, che muta continuamente, rinasce, nel suo eterno sperimentare e raccontarsi, senza mai esporsi veramente ai nostri occhi. I testi di “Whale Fall”, in italiano e in inglese, perchè i brani fanno riferimento a periodi diversi della sua vita, sono sommersi da un pianoforte malinconico e scassato, quello che si trova ai confini del mondo, in una baita in montagna chissà dove, arrivato lì chissà come, da archi vibranti e stridenti, pensieri intrusivi in brano che non riusciamo a penetrare. Se con i Mombao avevamo avuto modo di assorbire le enormi capacità vocali di Arabsolgar, capace di ipnotizzare le folle ai suoi live, tirando su cori e movenze condivise, qui canta ad alta voce, una delicatezza necessaria, per un cetaceo che sprofonda nell’abisso. 

 

E non fraintendeteci: tutto questo è assolutamente bellissimo. “Nitidain particolare (la prima traccia uscita a rappresentare questo disco importante che parla di fiducia, quella degli amanti e degli ascoltatori, che arriveranno fino in fondo con l’amaro in bocca, come ad aver ricevuto una confidenza di uno sconosciuto, a dubitare se sia vera o falsa), è una canzone d’amore, ma vista da chi sta raccontando una storia dalla fine, di uno strazio incredibile nella sua parentesi a cappella. 

 

Per questa natura, incredibilmente privata e silenziosa, di un disco musicalmente complesso, Damon sta portando il tour “Whale Fall” non nei locali, caotici accumuli di chiacchiere e di birra, ma nei salotti altrui, nelle case dei fan che si propongono di ospitarlo, di cedergli quel pianoforte abbandonato in qualche casa e relegato a inutili esercizi dell’Hanon, pronto ad essere sventrato teneramente da Damon Arabsolgar. Lui si è già mosso tra Bergamo, Milano, ma arriverà anche a  Varese, Torino, scenderà fino in Sicilia e speriamo non si fermi mai. 

 

Un nuovo inizio, e probabilmente un nuovo modo di fare musica. 

 

GL

 

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