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Uno arriva dal mondo della radio e della produzione audio, l’altro dalla medicina e dalla ricerca accademica. Eppure, quando Andrea Saidu e Marco Gilardone si incontrano, nasce qualcosa di unico. Insieme sono MRS Carril, un progetto sonoro che sfugge alle definizioni e che costruisce ponti tra mondi lontani. In questa intervista scaviamo nella loro alchimia creativa e nei meccanismi interni del duo.

 

Siete due artisti con percorsi molto diversi: uno cantautore e tecnico audio, l’altro medico e musicologo. Come vi siete trovati musicalmente?

Credo proprio sulle diversità e sulla curiosità di metterle insieme. Inoltre certe costruzioni non convenzionali sono tanto nelle orecchie di Marco, che preferisce le sinfonie e le improvvisazioni colte del Jazz, che negli ascolti di Andrea che ha sempre preferito una poesia per musica dove parole e note avessero pari dignità e forza significante.

 

Il vostro lavoro sembra cucito a quattro mani. Qual è la dinamica di scrittura e produzione all’interno di MRS Carril?

In occasione di Subderma le mani sono state addirittura sei: le suggestioni dei lavori di Claudio Magrassi, di cui abbiamo avuto l’onore di sonorizzare l’ultima personale, hanno “colpito” prima Guido Battaiola che, con i suoi sax, ha improvvisato linee melodiche libere da qualsiasi sottostruttura. Da questo siamo partiti aggiungendo la nostra sensibilità sotto forma di layer musicali quasi sempre buoni alla prima, abbiamo preferito lasciare imperfezioni esecutive guadagnando una spontaneità che, a nostro avviso, era giusta per il progetto.

 

C’è un brano in cui vi siete sorpresi a vicenda? Un momento in cui l’altro ha portato qualcosa di completamente inatteso?

Ci sono sezioni all’interno del disco, che mettono insieme loop elettronici alle improvvisazioni senza metronomo fatte da Guido, 2 elementi che, sulla carta, dovrebbero far fatica a convivere si uniscono in maniera magica,  di nuovo non perfetta ma, volendo fare una sintesi di questo progetto, si è preferito (o forse cercato) la bellezza nell’imperfezione.

 

Quanto incidono le vostre influenze personali nei vostri brani?

Inevitabilmente tanto, sia nella scrittura delle parti che nella scelta dei suoni, anche in questo caso le nostre differenze hanno poi trovato un modo, crediamo inedito, di convivere.

 

La vostra musica nasce anche da suggestioni visive. È sempre così o è un approccio nato solo con Subderma?

MC Music, che è poi il cappello sotto il quale nascono le nostre diverse produzioni, ha deciso di tagliarsi in 2: da un lato c’è il songwriting, sicuramente più introspettivo e che racconta di dinamiche umane comuni a tanti ma inevitabilmente autobiografiche; dall’altro le sonorizzazioni legate a mostre d’arte,(come appunto Subderma)  un modo di fare musica totalmente diverso, più estroverso e slegato da un messaggio di cui noi siamo il centro ma, al contrario, a servizio e commento delle sensibilità di altri artisti che ci fanno l’onore di sceglierci.

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