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“Song4Emilia” è il nuovo
video dei Lokomorf

Il video di “Song4Emilia”

“Song4Emilia” è il nuovo video pubblicato dai Lokomorf, trio internazionale che si forma intorno alla figura di Rod Catani. Una ricerca ricca di pathos e mistero, che si consuma intorno alla figura centrale del clip, proseguimento visuale della canzone, già presente nel recentissimo disco “36AM” (Level Up Dischi), firmato dalla band.

 

Originario della Toscana, Catani ha militato in diverse band prima di decidere di allestire un proprio progetto.

 

Il video di Song4Emilia è un progetto completamente autoprodotto in puro stile Lokomorf, in questo caso realizzato con budget zero e realizzato grazie alla collaborazione di amici armati di passione, entusiasmo e, a giudicare dal risultato, una buona dose di talento. Aaron Lobb, regista, è un affermato professionista di video-marketing che ha visto in Song4Emilia l’opportunità di avventurarsi nel – per lui –  sconosciuto territorio dei video musicali; lavorare insieme alla sceneggiatura è stato entusiasmante e ha fatto emergere aspetti della storia di cui io stesso non ero cosciente. Alejandra – Emilia – è mia vicina di casa nonché calciatrice semi-professionista e pur non essendo un’attrice è riuscita a fare suo il personaggio dandogli un carattere distintivo. Le riprese, eseguite da una crew composta interamente da noi tre, sono durate un pomeriggio e una nottata fra trasferimenti in auto, piogge improvvise e passanti molesti, un’avventura intensa e senza dubbio gratificante il cui risultato ci soddisfa pienamente

 

Informazioni sul video 

Racconta Rod Catani: “L’idea generale della storia l’avevo già più o meno tutta in mente nel momento in cui ho chiesto a Aaron se fosse disposto a occuparsi della regia come un favore fra amici, visto l’assenza di budget per il progetto; la sua esperienza in produzione di spot commerciali e la sua efficienza lo rendevano per me il candidato ideale per portare a termine un progetto tanto delicato in uno spazio di tempo relativamente breve e dopo aver accettato con entusiasmo certamente ha superato le mie piú rosee aspettative.

  

Lavorare con Aaron alla sceneggiatura mi ha rivelato la complessità di questa forma espressiva e le difficoltà insite nel lavorare con una protagonista che non è un’attrice; le sue domande e osservazioni avevano all’inizio un angolo a me completamente estraneo, cosa che mi ha spinto a riflettere sul concetto in maniera obliqua. È risultato reciprocamente evidente quanto cinema e musica siano linguaggi altamente complessi che richiedono competenze specifiche, controllo della tecnica e capacità di improvvisazione e adattamento a molteplici variabili interconnesse: da una parte luce, ampiezza del campo visivo, condizioni metereologiche e velocità, dall’altra ritmo, tono, intensità, velocità. Una volta resomi conto di tutto questo il seguente passo ovvio e coerente è stato dare a Aaron il 100% del controllo sulla componente visuale del video tanto a livello tecnico come stilistico, lasciando a me la funzione di suggerire e commentare a piacimento e con criterio sulle opzioni disponibili lasciando invariabilmente a lui la decisione finale”.

 

Mano a mano che la sceneggiatura prendeva forma attraverso uno scambio costante con Aaron è emersa la necessità di trovare strumenti che ci permettessero di produrre un video di qualità almeno accettabile anche se in un contesto di auto-produzione “povera”; la storia è stata filmata principalmente con telefono cellulare, cinepresa e tripode, strumenti comuni e accessibili a tutti, con la sola eccezione di qualche gadget tecnologico introdotto da Aaron per rispondere a necessità tecniche a me per lo più ignote.  

 

L’idea di spremere gli strumenti a disposizione oltre i propri limiti al fine ottenere qualcosa di straordinario grazie in primo luogo all’ingegno e al talento puro è stata la linea guida che ho marcato fin dall’inizio tanto per necessitá come per etica e formazione personale e Aaron – un professionista e perfezionista – l’ha sposata con entusiasmo nonostante comportasse difficoltà aggiuntive non indifferenti.  

 

Il risultato è stato un lavoro rapido, intenso e avvincente che ci ha impegnato a fondo massimizzando la nostra motivazione e implicazione, tutto questo in un contesto fatto di famiglie, lavoro e impegni da mantenere: un mese memorabile per tutti”.

 

A proposito di Alejandra Serrano Cortès, Rod racconta: “Alejandra vive da sempre con la sua famiglia nel palazzo dove vivo io e la conosco di vista da quando era bambina anche se in realtà non si vedeva spesso in giro in quanto giocatrice semi-professionista di football femminile, attività che l’ha tenuta costantemente impegnata e spesso lontana da casa, portandola fra l’altro a vestire la maglia della Selección femminile Under 19.  

 

L’idea di proporle il ruolo di Emilia (attraverso l’intermediazione della madre) mi è venuta incrociandola del tutto inaspettatamente nell’atrio del palazzo – che appare nelle prime scene del video – e rimanendo colpito da quell’aria intensa e al contempo leggera, tipica forse delle persone intelligenti e abituate a sudare, lottare e vincere sul campo; quel mix di grazia, semplicità, eleganza e potenza combinati alla indubbia bellezza fisica e coronati da una testa di capelli ricci e ribelli ha immediatamente suggerito delle indubbie affinità con il personaggio di Emilia, sospeso a sua volta fra impulso e fragilità.  

 

Alejandra ha accettato con entusiasmo nonostante la dichiarata inesperienza in termini di attuazione e già dal primo incontro e test-screening Aaron è rimasto colpito dalla sua istintiva espressivitá visuale, intuendo come sarebbe stata in grado di rappresentare le due facce antitetiche del personaggio. Alejandra e Aaron hanno stabilito fin dall’inizio una relazione di intesa che ha permesso loro di lavorare produttivamente in un’atmosfera distesa e creativa”.

 

Una volta iniziate le riprese il mio ruolo è stato quello di Troupe ovvero responsabile di guidare, trasportare, coprire, riparare, montare, smontare, sfamare, dissetare,  sorreggere, caricare, scaricare, intrattenere, vigilare, bloccare… Sempre e ovunque fosse richiesto ai fini della buona riuscita del progetto, ruoli che ho coperto con sommo piacere dato che Alejandra e Aaron stavano compiendo un lavoro di proporzioni epiche e lo stavano facendo per pura passione e amicizia: devo anche dire che il lavoro manuale di supporto logistico mi ha riportato con piacere indietro ai tempi di Londra in cui la sopravvivenza era assicurata da una miriade di lavoretti tutti invariabilmente di tipo pratico. Senza dubbio vedere il video ha un sapore speciale quando si è stati parte attiva di ciascuna scena e ogni fotogramma mi riporta al contesto in cui è stato filmato”.

 

SONG4EMILIA è la storia verosimilmente tragica di una persona come tante che a un certo punto e senza sapere esattamente perché perde il senso dell’orientamento e si trova perduta in un labirinto oscuro e senza uscita; una donna in questo caso, in un mondo spesso ostile che produce false illusioni per ricavarne alla fine vantaggi fin troppo primordiali e abietti. Si può però – dipende dai punti di vista – leggere anche come una celebrazione dello sforzo di autorealizzazione dell’individuo, che passa attraverso la fuga dalla norma alla ricerca dell’aspirazione e coronazione dell’io autentico portando con sé il rischio  – non scontato ma probabile – del fallimento, rischio che però non puó né deve giustificare indolenza e pigrizia collettive.  

E si può infine anche interpretare come riferimento allo smisurato potenziale che ciascun individuo porta in sé e che richiede lavoro e applicazione per essere compiuto nella sua interezza: quanto di tutto quello che potremmo fare ed essere riusciamo a mettere in atto durante la vita in un’attuazione universale che richiede sforzo personale, doti innate e – non ultima – una dose non trascurabile di fortuna e favore degli eventi, dai quali possiamo essere iniquamente dominati e schiacciati così come successe a Ulisse nel suo lungo e caparbio viaggio di ritorno a casa”.

 

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Rod Catani, bassista e autore italiano, classe ’71, muove i primi passi musicali a metà anni ’80 a Pistoia, ispirato da Springsteen, Beatles e Pink Floyd. Nel 1985 inizia lo studio del basso sotto la guida di Alessio Pacini, concentrandosi su fingerpicking e sulle linee di McCartney e Waters. Negli anni successivi entra in varie formazioni locali, cimentandosi anche nella scrittura e nel canto. Dopo un’esperienza nel reggae con i RagaRiddim, fonda diverse band tra cui i LokomotivStakanof, con repertorio originale e cover non convenzionali, e registra ore di demo nel suo home studio.

 

Nel 2000 si trasferisce a Londra, dove entra come bassista nei TheShook, band hard-rock attiva nel circuito underground (TheBorderline, Barfly, MetroClub, WaterRats); con loro affina uno stile distintivo: groove pulsante, distorsione, fingerpicking aggressivo. Continua suonando con altri progetti di livello elevato (BethiaBeadman, DrillQueen, TheVelcros), fino al 2008, anno del trasferimento a Valencia, in Spagna.

 

Qui riprende a registrare grazie a GarageBand, da cui nascono i semi per Lokomorf. Il progetto prende forma con l’album 36AM, realizzato con il chitarrista/produttore Luis Martinez Marco, il batterista Jose Marco (La Habitación Roja) e la cantante Ana Vidal, nei Little Canyon Studios. Il disco, autoprodotto e indipendente, racchiude anni di scrittura e influenze, ed è disponibile su Bandcamp in CD/download.

 

Nel 2025 la formazione prende slancio con l’ingresso alla batteria del russo Dmitri Nabilkov e la firma con la label Level Up Dischi. Nell’ottobre 2025 si unisce al gruppo il chitarrista Larry Mansdorf da New York City, apportando nuove idee e sonorità all’identità di Lokomorf.

 

https://www.instagram.com/lokomorf/

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