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Mercoledì 5 novembre la rassegna Inner_Spaces propone un doppio percorso che esplora linguaggi visivi e sonori distanti ma affini, legati da una comune tensione verso l’insolito e l’immaginario. Un viaggio nel tempo, nella Parigi degli anni Trenta con l’arte cinematografica del surrealista Man Ray accompagnata dalla musica di Erik Satie, a volte letterale, a volte rielaborata dall’Ensemble Dissonanzen. A questo, si sovrappone un altro viaggio in un tempo arcano e oscuro, ridisegnato nell’elettronica ambient del britannico Forest Swords, che esegue il live (Deconstructed) in cui reinterpreta dal vivo il suo ultimo album Bolted e altri lavori con frammenti di voci e melodie, musique concrète, loop di nastri magnetici e riverberi da camera. 

Una serata all’insegna dell’immaginazione visiva e sonora che attraversa un secolo di sperimentazione. In occasione del centenario dalla morte di Erik Satie (1925–2025), il programma si apre con la proiezione di due cortometraggi di Man Ray, icona del movimento Dada: Emak Bakia (1926) e L’Étoile de Mer (1928). Le opere, libere da ogni vincolo narrativo, evocano un cinema puro, visionario, costruito su suggestioni astratte, casualità e frammenti poetici.

Emmanuel Rudnitsky, in arte Man Ray (Philadelphia, 1890 – Parigi, 1976), è stato uno dei protagonisti assoluti dell’avanguardia artistica del XX secolo. Dopo essersi affermato come fotografo a New York, si trasferisce a Parigi nei primi anni Venti, dove entra a far parte della vibrante comunità artistica d’avanguardia. Qui stringe rapporti con figure come Picasso, Cocteau ed Éluard, e prende parte attiva alle sperimentazioni del Movimento Dada, condividendone lo spirito di provocazione e rottura con le convenzioni artistiche. Il suo rapporto con il cinema nasce quasi per gioco, come lui stesso racconta nella sua autobiografia, dal desiderio di “dare movimento alle fotografie”. Nel clima di ribellione che il Dadaismo portava con sé, Man Ray aveva già sperimentato nel 1921 la tecnica del rayograph: immagini ottenute senza macchina fotografica, attraverso l’esposizione diretta di oggetti su carta fotosensibile. Questi “rayogrammi” – puramente astratti e suggestivi – segnano una liberazione non solo tecnica, ma soprattutto estetica della fotografia. Il successivo passaggio al cinema gli permette di estendere questa ricerca, dando forma a un linguaggio visivo radicalmente nuovo, libero da narrazione e logiche convenzionali. I cortometraggi in programma seguono un doppio ordine: cronologico e formale, e rappresentano due fasi cruciali della sua sperimentazione cinematografica.

Emak Bakia (1926)

Letteralmente “Lasciatemi in pace” in lingua basca, Emak Bakia rappresenta un ritorno alla casualità e alla frammentarietà di Le Retour à la Raison, tanto da includerne alcune sequenze. Man Ray lo definisce un “cinepoema”: una successione di frammenti ottici, un’astrazione visuale interrotta da brevi inserti realistici, usati come punteggiatura. Non è un film astratto né una narrazione compiuta, ma un’opera che riflette sull’essenza stessa del linguaggio cinematografico. In un’epoca in cui il cinema muto poteva durare ore con lunghe sequenze di dialoghi “invisibili”, Man Ray rivendica per sé venti minuti per un’esperienza visuale di libera associazione, senza la pretesa di rivoluzionare il cinema industriale ma con l’ambizione di aprirlo a nuove possibilità.

L’Étoile de Mer (1928)

Con questo film, Man Ray si avvicina a una forma di narrazione poetica, rarefatta ma presente. Il soggetto nasce da una poesia di Robert Desnos, donatagli prima di un viaggio con l’impegno che Man Ray ne avrebbe tratto un film durante la sua assenza. Ne risulta una storia sospesa tra sogno e realtà, incentrata su una stella marina che Desnos conservava in un barattolo accanto al letto. Il film, velato da immagini sfocate e trasparenze, mantiene una coerenza emotiva più marcata, pur lasciando intatti il mistero e la suggestione tipici del cinema surrealista.

Musica dal vivo – una drammaturgia improvvisativa

L’accompagnamento musicale è concepito come un percorso improvvisativo, guidato dal principio della libera associazione di idee e suoni. Questa scelta si lega idealmente all’estetica dada e surrealista, nella quale l’inconscio e il caso diventano strumenti creativi. Le musiche dell’Ensemble Dissonanzen (Tommaso Rossi, flauti; Marco Sannini, tromba; Marco Cappelli, chitarre, live electronics; Ciro Longobardi, pianoforte)partiranno da una “ossatura” centrale tratta dal repertorio pianistico di Erik Satie, recuperando così il suono tipico delle sale cinematografiche d’epoca, in cui il pianoforte era spesso l’unico accompagnamento.

Ma da questa base si sviluppa una “polverizzazione” del materiale musicale: motivi, accordi, strutture ritmiche vengono scomposti e rielaborati attraverso tutti gli strumenti dell’ensemble, compresa l’elaborazione elettronica. Il risultato è un continuo slittamento tra sincronia e asincronia con il film, tra fedeltà evocativa al contesto storico e interpretazione libera e spregiudicata. Un gioco visivo e sonoro, che rende omaggio allo spirito stesso di Man Ray.

La seconda parte della serata è affidata a Forest Swords, artista britannico di culto nel panorama elettronico sperimentale, con il suo nuovo live set (deconstructed). Un’immersione in geografie sonore enigmatiche, fatte di ritmi spezzati, ambient rarefatti e campionamenti distorti: un itinerario musicale intimo e perturbante, che si muove tra rovine digitali e sensibilità post-industriali.

Biglietti in biglietteria e in prevendita online su DICE

Da 19 € intero (compresa commissione DICE) https://link.dice.fm/leba5ed40b1e

BIOGRAFIE

Forest Swords

Progetto musicale di Matthew Edward Barnes, artista, produttore e compositore britannico originario della penisola di Wirral, Liverpool. Attivo dal 2009, Barnes ha sviluppato un linguaggio sonoro unico che fonde ambient, dub, hip-hop e minimalismo, creando atmosfere evocative e dense di significato. La sua musica è influenzata dai paesaggi della sua terra natale: coste ventose, boschi e rovine industriali riflesse in composizioni che evocano un senso di malinconia e mistero. Attraverso l’uso di chitarre distorte, campionamenti manipolati e ritmi spezzati, i brani sembrano emergere da un passato remoto, pur mantenendo una forte contemporaneità. Dopo l’EP di debutto Dagger Paths (2010), gli album Engravings (2013) e Compassion (2017), l’ultimo lavoro in studio è Bolted (2023), che continua la ricerca su suoni e strutture non convenzionali. Oltre alla produzione musicale, Barnes ha collaborato con vari artisti visivi e composto colonne sonore per film, televisione e videogiochi, dimostrando una versatilità che trascende i confini della musica tradizionale. 

Ensemble Dissonanzen

Collettivo musicale fondato a Napoli nel 1993 dal violoncellista Marco Vitali e dal semiologo Massimo Bonfantini. Il gruppo si distingue per la sua dedizione alla musica contemporanea, colmando una lacuna nelle stagioni concertistiche napoletane e promuovendo i linguaggi musicali del XX e XXI secolo. Dissonanzen spazia dai capolavori del 900 storico alle sperimentazioni degli anni ’60 e ’70, fino alle novità assolute in ambito musicale, teatrale e coreutico. Il repertorio include opere di Luciano Berio, John Cage, Morton Feldman, Luigi Nono, Giacinto Scelsi e Karlheinz Stockhausen. L’ensemble ha collaborato con artisti quali Cristina Zavalloni, Marc Ribot, Michel Godard, Markus Stockhausen, Adam Rudolph, Alvin Curran e Stefano Scodanibbio. Tra le produzioni discografiche si segnalano l’omonimo album “Dissonanzen” (2014) e, in occasione del 20° anniversario nel 2013, un cofanetto di 5 CD con l’etichetta Die Schachtel, che offre una panoramica di attività nel campo dell’improvvisazione. 

Erik Satie (1866–1925)

Normanno di Honfleur, outsider del suo tempo, anticipa minimalismo e nuove avanguardie con una scrittura limpida e ironica. Le Gymnopédies (1888) e le Gnossiennes ridefiniscono l’intimità pianistica con linee melodiche essenziali, armonie sospese e assenza di metrica convenzionale. Con Jean Cocteau e Pablo Picasso firma il balletto Parade(1917), che mescola cultura popolare e sperimentazione. Con le musique d’ameublement immagina un ascolto “d’uso”, antesignano del design sonoro ambient. Figura eccentrica e lucidissima, ha influenzato Debussy, Ravel, e – nel Novecento avanzato – John Cage, aprendo strade a un’idea di musica concettuale, anti-retorica e profondamente moderna.

Man Ray (1890-1976)

Emmanuel Radnitzky, nato a Filadelfia, è stato uno dei protagonisti più innovativi del panorama artistico del XX secolo. Cresciuto a New York, si avvicinò alla pittura, ma ben presto la fotografia divenne il mezzo principale della sua espressione artistica. Trasferitosi a Parigi nel 1921, si unì al movimento Dada e poi al Surrealismo, collaborando con André Breton e Marcel Duchamp. Man Ray rivoluzionò la fotografia grazie a tecniche come il “rayogramma”, in cui oggetti venivano posati direttamente sulla pellicola, creando immagini misteriose e suggestive. Le sue fotografie di ritratti, soprattutto di Kiki de Montparnasse, sono celebri per la loro sensualità e profondità emotiva, mentre le sue opere surrealiste sfidavano la realtà visiva e concettuale. Man Ray si dedicò anche alla scultura e all’assemblaggio di “oggetti trovati”, come il celebre “Cadeau” (1921), un ferro da stiro con chiodi appuntati, trasformato in una provocazione visiva. Man Ray fu pionieristico perfino nel cinema d’avanguardia, realizzando cortometraggi sperimentali come “Le Retour à la Raison” (1923).

Prossimi appuntamenti Inner_Spaces Autunnale 2025:

#7 lunedì 17 novembre h 20.30 Auditorium San Fedele 

Lucy Railton pres. Portal, nuova opera commissionata da Inner_Spaces e Linecheck Festival

special guest (tba)

in coproduzione con Linecheck e in collaborazione con Institut français Milano

#8 lunedì 1 dicembre h 20.30 Auditorium San Fedele 

Polygonia pres. Dream Horizons live 

Scanner 

in collaborazione con Goethe-Institut Mailand

#9 lunedì 15 dicembre h 20.30 Auditorium San Fedele 

Lorenzo Micheli (chitarra barocca)

Wolfgang Voigt pres. Rückverzauberung live

in collaborazione con Goethe-Institut Mailand

Info e prevendite
Auditorium lun-ven 10 – 16
Milano, via Hoepli 3/b –M1 / M3 Duomo 
tel. 02.86352231 – www.sanfedele.net

https://www.innerspaces.it/

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