Nel cuore spirituale di Milano, tra le navate intrise di storia della Basilica di Sant’Ambrogio, si terrà il 18 settembre, un evento solidale che unisce medicina, umanità e speranza. A promuoverlo è stata Safe Heart ODV, un’associazione che opera nei contesti più fragili del mondo – dal Burkina Faso al Camerun, fino al Paraguay – per offrire interventi cardiochirurgici gratuiti e formare personale sanitario locale.
Abbiamo incontrato Elisabetta Ciocchini e Alice Vailati, due dei volti e dei cuori pulsanti dell’associazione, per farci raccontare cosa significa organizzare un evento solidale in un luogo così simbolico, perché è importante raccontare le missioni anche qui in Italia e come si costruisce un modello di cooperazione sostenibile e umano.
Un evento dal forte significato simbolico. Cosa rappresenta per voi organizzarlo nella Basilica di Sant’Ambrogio?
Organizzare questo evento solidale in un contesto così ricco di significato come l’Oratorio della Passione e la Basilica di Sant’Ambrogio è per noi un grande onore, e per questo ringraziamo Mons. Faccendini, Abate della Basilica, che ci ha dato l’opportunità di legare il nostro nome a quello di un luogo così carico di storia e significato.
Saremo nel cuore spirituale di Milano: la Basilica rappresenta da secoli un luogo di accoglienza, dialogo e aiuto verso il prossimo. Non si tratta solo di una cornice suggestiva per la serata, ma di un richiamo concreto all’obiettivo che persegue la nostra Associazione: prendersi cura della vita nei contesti dove è più fragile, nei paesi segnati da guerra, povertà e mancanza di accesso gratuito alle cure sanitarie.
Le visite guidate alla Basilica rafforzeranno il legame tra la storia, la spiritualità e i valori che da secoli questo luogo incarna. L’Oratorio della Passione, più raccolto e intimo, sarà invece il cuore conviviale della serata, dove accoglieremo sostenitori, volontari, nuovi amici e condivideremo con loro le testimonianze delle nostre missioni.
Questi luoghi, insieme, raccontano ciò che siamo: persone che credono nella vicinanza, nell’impegno concreto e nella cura, anche quando tutto sembra difficile o impossibile. Questa è l’anima di Safe Heart ODV.
Le testimonianze delle missioni saranno protagoniste della serata. Cosa significa per voi condividerle con un pubblico italiano?
Raccontare per noi significa condividere. È un modo per restituire emozioni, entusiasmo e speranza a chi ha reso tutto questo possibile: i nostri sostenitori.
Vogliamo mostrare concretamente come vengono utilizzati i fondi raccolti, quanto possano fare la differenza in paesi poverissimi come il Burkina Faso, dove la sanità è interamente a pagamento e un intervento cardiochirurgico rappresenta spesso un traguardo irraggiungibile.
Lo facciamo con immagini e parole che portino quelle realtà all’interno della serata, senza limitarci ai numeri. Così è più facile comprendere come ogni piccolo gesto possa trasformarsi in qualcosa di enorme. Ogni euro donato può diventare una possibilità di vita, o uno strumento di formazione per un futuro medico, anestesista, infermiere.
Per noi è fondamentale costruire un rapporto sincero, di fiducia e dialogo con chi ci sostiene. Se il cuore è vicino, nulla è poi così lontano.
Safe Heart ODV forma anche equipe sanitarie locali. Perché questo è un modello sostenibile per il futuro?
La nostra mission è portare le nostre competenze professionali e metterle a disposizione delle equipe locali. Non vogliamo solo offrire speranza a chi non può permettersi un intervento cardiochirurgico, ma anche fare in modo che chirurghi, anestesisti, infermieri locali possano operare in autonomia.
È un investimento a lungo termine che potenzia i sistemi sanitari e promuove l’indipendenza professionale. Questo per noi è il modello ideale di cooperazione sanitaria internazionale: un modello che lascia qualcosa di duraturo, anche dopo la nostra partenza.
E dal punto di vista umano? Quali sono le vostre più grandi soddisfazioni… e le sfide ancora aperte?
Fare un elenco è impossibile, e nemmeno scegliere una sola grande soddisfazione è facile. Se proprio dobbiamo fare una graduatoria, metteremmo in cima la gratitudine profonda delle persone che incontriamo. Mai, nella nostra carriera, abbiamo ricevuto dei “grazie” così sinceri.
Un’altra grande soddisfazione è aver reso l’equipe locale autonoma negli interventi di cardiochirurgia valvolare. È un traguardo immenso, che racconta quanto sia possibile costruire qualcosa di duraturo anche nei contesti più complessi.
Ma viviamo di continue sfide. La ricerca di nuovi stimoli è il motore che ci spinge ad andare avanti. Il futuro ci vedrà impegnati nello sviluppo della cardiochirurgia in Burkina Faso – dalla chirurgia coronarica a quella dell’aorta – ma anche in Paraguay e Camerun, dove cercheremo di adattare il modello Burkinabè a contesti diversi, ma ugualmente bisognosi.
Elisabetta Ciocchini e Alice Vailati
Safe Heart ODV