Skip to main content

I The Sunset sono una delle band più longeve e autentiche del panorama indipendente italiano. Nati nel 2011 tra i banchi di scuola in Brianza, hanno saputo restare fedeli al proprio stile e alla propria visione musicale nonostante le mode passeggere. Con un’attitudine internazionale e testi in inglese, i The Sunset rappresentano una vera e propria eccezione nella scena musicale nostrana. Dopo oltre dieci anni di attività, la band è tornata a farsi sentire con “She Was Nothing” in versione live: una nuova veste per uno dei loro brani più rappresentativi, che inaugura il progetto “On/Off” e anticipa l’arrivo di un nuovo album previsto tra il 2025 e il 2026. Il brano, disponibile su tutte le piattaforme streaming, è anche il primo tassello di un documentario-concerto girato in collaborazione con i Phaser Studios, realtà legata alla band fin dalle origini. In questa intervista ci raccontano la genesi del progetto, il rapporto con il proprio pubblico e la visione artistica che li accompagnerà nel prossimo capitolo della loro storia.

“She Was Nothing”, in versione live, inaugura il progetto “On/Off”: cosa ha significato per voi scegliere proprio questo brano come primo passo verso il vostro nuovo album in uscita?

Iniziare da “She Was Nothing” per noi significa ripartire dal rock delle nostre origini ma anche far capire alcune cose su ciò che faremo in futuro. Ci piace l’idea di produrre musica, per quanto complessa, incasellata in una struttura familiare e comprensibile. È sempre una sorta di sfida, come quando riempi il baule della tua macchina e sei fiero del campione di tetris che c’è in te. “She Was Nothing”, per quanto semplice, è stata la prima canzone che ci ha permesso di “provare” alcuni giochini da piccoli compositori mantenendo però un’idea di brano rock da cliché. È bello poter ripartire da lì.

In questo documentario-concerto che accompagna il progetto “On/Off”, come pensate che la musica si collochi nel racconto della vostra storia e del vostro percorso artistico?

La musica non può che essere centrale. Il documentario è una conseguenza del rapporto tra noi e i Phaser Studios, nato in primis dall’amore per la musica e successivamente maturato e consolidato grazie alla comune passione per il golf. Certo il golf è figo ma non quanto la nostra musica: senza di questa noi e Fasoli, nostro mecenate e visionario co-fondatore dei Phaser, sicuramente non staremmo ancora lavorando insieme dopo 10 anni. Lui è il nostro più grande fan, grazie a lui riusciamo a continuare a produrre in totale libertà, senza doverci preoccupare delle conseguenze.

Tra l’altro vi potrebbe interessare sapere che i The Sunset e i Phaser Studios sono quasi coetanei, il nostro primo disco è nato proprio nella cameretta di un giovane ed imberbe Fasoli; è bello quindi festeggiare il nostro decennale con un documentario che parla inevitabilmente di noi ma anche di lui e dei Phaser. Se dovessimo quindi collocare la musica dei The Sunset da qualche parte la metterei in grembo ad una signora dalle sembianze fasoliane ma anche in filodiffusione più o meno dappertutto: nei campi da golf che tanto amiamo ma soprattutto nei supermercati che tanto odiamo, almeno le nostre canzoni li renderebbero meno freddi e più familiari.

Tra il documentario “On/Off” e il nuovo album previsto tra il 2025 e il 2026, come avete bilanciato la dimensione visiva e quella sonora nel comunicare il vostro messaggio artistico?

La bilancia è più che altro compromesso e dunque budget. Per “On/Off” filmare è stato fattibile grazie all’aiuto di chi ci ha prestato camere e cellulari, grazie alla pazienza di Greta Frigerio e alle capacità di Pestuggia (il nostro cantante) di montare i video con grande gusto, senza bisogno di troppi costi aggiuntivi. Da un punto di vista di concept ovviamente tutto è stato necessario all’idea di documentario-concerto: le camere che ci seguivano quasi sempre, la spontaneità, i colori freddi del video senza filtri usati come escamotage per un’idea di “zero filtri = verità”. Tutto un immaginario che si sposa bene con la presa diretta delle registrazioni musicali e un ritorno alle origini che la band cercava volendo raccontare i propri 10 anni di carriera ufficiali (i non ufficiali sono di più). Poi i colori così ci piacciono, ci ricordano le mezze stagioni ormai completamente estinte.

Per il disco successivo invece la questione è diversa. Se avessimo potuto avere il budget probabilmente da un punto di vista visivo ci saremmo scatenati: serie tv, cartoni animati, Nicholas Cage che interpreta ogni membro della band; soprattutto considerando quello che sarà il nuovo album: un disco coloratissimo, a tratti bizzarro sia come storie che come sound. Purtroppo non possiamo fare spoiler importanti. Sicuramente possiamo dirvi che faremo del nostro meglio per valorizzare visivamente tutto ciò che le canzoni hanno in sé; e vi possiamo assicurare che hanno tanto, ci stiamo lavorando.

Possiamo concludere dicendo che se per “On/Off” la bilancia segna 50 e 50, per “Aliens, Lovers and Funny Folks” non sappiamo fare previsioni: speriamo in un pareggio!

Quali tematiche, atmosfere o influenze musicali (hard rock, pop, blues) saranno al centro del vostro disco in uscita? In che modo il nuovo album rappresenterà un’evoluzione rispetto agli ultimi EP?

Qualunque disco dei The Sunset possiate ascoltare sarà sempre difficile da etichettare. Sicuramente siamo rock, sicuramente siamo pop, inevitabilmente siamo stati blues, post-grunge o psichedelici. Per noi il genere è solo un linguaggio, un tono più o meno giusto per raccontare una storia, tutto qui. Per esempio, la discarica? Suona come un blues texano, un hotel? Purtroppo suona fusion, Daolio (il bassista) che cucina il ragù vegano? Necessariamente gangsta rap.

Per le influenze vale lo stesso, il disco ne presenta tantissime perché ogni brano avrà un suo genere. Per citarne alcune rock dagli anni ’90 in poi possiamo sicuramente dire: Kings of Leon, Foo Fighters, Fontaines D.C., Audioslave, Red Hot Chili Peppers, Stereophonics e tanti altri. Non citiamo niente di precedente perché altrimenti tra Raffaella Carrà e gli altri non finiamo più.

Le tematiche invece sono top secret, anche se nelle domande precedenti ci è scappato il titolo, quindi boh, magari da lì qualcosa riuscite a capire.

Avete anticipato che il nuovo lavoro sancirà un “nuovo capitolo” dopo il decennale della band: cosa desiderate comunicare con questo rilancio e che rapporto avete con il pubblico che vi segue da una decade?

Partiamo dalla fine dicendo che abbiamo il pubblico migliore di sempre, siamo come una famiglia; e lo diciamo non perché Cotroneo (il chitarrista) ha 50 cugini, 15 zii, e amici sparsi in mezzo mondo che casualmente ascoltano tutti i The Sunset… lo diciamo perché anche noi altri abbiamo dei parenti e anche loro ci supportano. Superiamo questa cosa che solo quelli del sud hanno la famiglia allargata che ascolta i The Sunset, succede anche in Brianza!

Detto questo abbiamo fan davvero fedeli, che ci aiutano e ci sostengono, non sono molti ma ci supportano da quando ci hanno ascoltato la prima volta. Con alcuni di loro condividiamo anche in anteprima il materiale perché vogliamo sapere cosa ne pensano. Se a loro non piace li blocchiamo sui social ma comunque rimaniamo aperti alle loro critiche, poi dopo qualche mese li sblocchiamo perché ci dispiace. Siamo fatti così, sembriamo tosti ma siamo super teneri. Speriamo con questa intervista di guadagnarne di altri, si spera fedelissimi, da bloccare in futuro, magari anche qualcuno di voi della redazione, chissà!

Riguardo la questione “nuovo capitolo” e “che cosa vogliamo comunicare” cosa possiamo dire? Diciamo solo che tanta musica arriverà nei prossimi anni, tanta buona musica, di tutti i tipi. Canzoni che parlano di noi, di voi, di relazioni, di astronavi, di fede, di complottisti, di paura, di tutti i sentimenti umani mai provati.

Che cosa vogliamo comunicare è importante ma forse come lo è ancora di più. Vogliamo dirlo prendendoci in giro e provocando se serve ma senza smettere mai di essere schierati dalla parte di ciò che reputiamo più giusto, senza raccontarci stronzate o fare finta di essere chi non siamo.

Siamo i The Sunset, se non vi piacciamo, un giorno forse capirete.

Bacetti. E grazie per l’intervista!

One Comment

Lascia un commento