Angela Baraldi, Beatrice Antolini, CocoRosie, Elli De Mon, Giulia Mei, Francamente, Leyla El Abiri, Emilya Ndme. Basta leggere i nomi delle protagoniste dell’edizione 2025 del Lilith Festival della Musica d’Autrice per intuire la forza di un progetto che continua a distinguersi nel panorama musicale nazionale. Artiste diverse per percorso, genere e poetica, ma unite da una caratteristica fondamentale: una creatività libera, autonoma, radicale.
Nato a Genova e giunto alla quattordicesima edizione, Lilith è molto più di un festival musicale: è uno spazio politico e culturale dove la scrittura d’autrice è al centro, valorizzata per la sua capacità di indagare la complessità del presente attraverso linguaggi sonori originali e non convenzionali. Dal 20 luglio al 1° agosto, il palco di Villa Durazzo-Bombrini accoglierà live, performance e progetti multidisciplinari che spaziano dal rock alla sperimentazione elettronica, dal rap al cantautorato contemporaneo, con un’attenzione particolare alla qualità della proposta artistica e alla pluralità dei punti di vista.
Il Lilith Festival è anche un’esperienza collettiva che coinvolge il territorio e le realtà culturali genovesi, offrendo laboratori, workshop, incontri e attività condivise, in una rete che promuove non solo musica, ma anche consapevolezza, partecipazione e trasformazione sociale.
Il Lilith Festival è arrivato alla XIV edizione: che significato ha per voi questa continuità, soprattutto in un contesto culturale dove spesso i progetti indipendenti faticano a sopravvivere nel tempo?
2. L’edizione 2025 si presenta con una line-up che intreccia artiste affermate, nuove proposte e sonorità molto diverse tra loro. Come avete costruito il programma e quali criteri guidano la vostra selezione?
3. In che modo la collaborazione con Villa Durazzo-Bombrini e con il Teatro del Chiostro contribuisce a definire l’identità del festival, non solo dal punto di vista logistico ma anche simbolico e culturale?
4. Quali sono, secondo voi, le principali difficoltà che oggi un’artista donna può incontrare nel panorama musicale italiano, e in che modo il Lilith Festival cerca di intervenire su queste criticità?
5. Parlare oggi di “musica d’autrice” può sembrare, per alcuni, una definizione limitante o etichettante. Per voi è ancora un’espressione necessaria? Come si trasforma, nel tempo, il significato di questa scelta?