Del tempo, degli elementi arriva al terzo capitolo del tuo percorso da cantautore: che tipo di punto di svolta rappresenta per te questo lavoro?
Ciao! Nessuno in particolare, tutto è in divenire, la musica non fa eccezione.
Sto certamente continuando ad approfondire il mio viaggio rispetto al rapporto tra uomo, universo ed essenza, questione che è al centro della mia poetica e del mio quotidiano esercizio del vivere.
Hai definito questo album come un’esplorazione di fragilità e forza: quali sono stati i motori emotivi e creativi dietro la sua nascita?
La fragilità è ciò che nascondiamo quotidianamente per paura del giudizio sociale…Ma se non fai i conti con te stesso resti irrisolto, infelice, conflittuale. C’è un substrato di invito alla pace in questo album…E non c’è pace nell’odiare la guerra. C’è pace nell’imparare l’essenza della pace, come di tutto il resto…L’essenza della pace credo cominci pacificando noi stessi con l’indagine, la consapevolezza e l’accettazione di ciò che siamo, cosa che nella quotidianità resta irrisolta, affogata in un agire isterico, inconsapevole, meccanico e convenzionale…Pur di non fare i conti con noi stessi ci aggrappiamo a tutto ciò che sta fuori, inventando continuamente cose che ci distraggano, sceneggiando una quotidiana commedia in cui recitare…
Ogni brano sembra aprire uno spazio specifico, quasi meditativo. Hai lavorato su una costruzione “cinematografica” dell’ascolto?
Si è trattato di lasciar fare alla musica la sua magia, di farsi attraversare, di essere suo strumento. Connettersi ad una dimensione meditativa è uno stato assolutamente e naturalmente presente quando si fa strada questo tipo di sensibilità.
Le immagini evocate nei testi sono spesso visionarie ma accessibili. Come trovi l’equilibrio tra profondità e chiarezza?
Come sopra.. Accogliendo momenti di ispirazione che spesso danno per risultato brani scritti in 5 minuti. Io non so come succeda ma succede..Ne parlo nel brano “Alle mie corde”.
L’unica cosa su cui mi concentro è la connessione con questi momenti, i quali percepisco come donati da un’energia decisamente più grande di me.
La tua scrittura sembra rifuggire il commento sociale diretto ma lascia emergere molte domande: è una scelta intenzionale?
È il punto in cui è arrivata la mia coscienza..Per come la percepisco io, la società è solo una commedia di convenzioni e maschere che portiamo in scena, non sa nulla della nostra essenza ed è squilibrata verso la parte pragmatica, energeticamente maschile del cervello. Sublimarla mi interessa molto più che criticarla…Ma esserne partecipi fa parte del transito terrestre, il problema è prenderla troppo sul serio.. In tal senso credo che L’ironia sia una grande forma di saggezza… Ma ironia non significa distacco o disimpegno totale, anzi…
Dopo anni di collaborazioni importanti, cosa stai cercando oggi, artisticamente, nella tua dimensione più solista?
Sto solo cercando, senza obbiettivi, condividendo quello che trovo lungo il sentiero.
Gioco con la musica che faccio per mestiere e quando sono connesso ed ispirato scrivo, accogliendo l’arte che cerco di restituire nelle canzoni che pubblico… E affido al vento questi semi, felice di non potere ne volere controllare dove e come finiranno…A quello ci penseranno il tempo e l’universo, la casa di cui siamo tutti frammenti.