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Luca Ghioldi con “Datemi un funky” ci invita a riflettere su come spesso cerchiamo soluzioni facili di fronte alle difficoltà. Il brano, con il suo ritmo coinvolgente, suggerisce che la musica funky può essere la chiave per ritrovare la forza e la motivazione per affrontare le sfide quotidiane. In questa intervista, Ghioldi ci racconta il processo creativo dietro il singolo e come la musica possa diventare uno strumento di resilienza e positività.

 

Ci racconti com’è nato il tuo amore per la musica…

Il mio amore per la musica è nato sicuramente quando frequentavo le scuole elementari…il mio ricordo più vivido è quando i miei genitori venivano a prendermi il sabato a scuola e in macchina o a casa si ascoltavano sempre dischi di artisti che poi sono entrati nel mio background musicale, in primis su tutti Nothing like the sun di Sting.

Da lì ho sempre ascoltato musica e in terza elementare fingevo di suonare la chitarra saltando sul divano con la racchetta da tennis di mio padre, mentre ascoltavo Bryan Adams e Bon Jovi.

Alla fine, ci sono arrivato a farlo (ma ho dovuto aspettare la terza superiore, dove in autogestione sono rimasto affascinato da alcuni compagni che suonavano e tutti li ascoltavano con ammirazione)!

 

Qual è stato il momento più importante o gratificante della tua carriera musicale finora?

E’ difficile definire un solo momento…sicuramente una gratificazione immensa l’ho provata quando ho ascoltato il mix e il master di tutti i miei brani (ops…spoiler)…per il resto posso dire che al momento non ho un momento in particolare (perché per me ogni esperienza è stata gratificante)!

 

Vuoi raccontarci di cosa parla il tuo nuovo singolo?

Datemi Un Funky, racconta di come le persone, davanti al primo accenno di un problema (senza neanche una accurata valutazione) tendano a rifugiarsi nella via più semplice e non provano ad appellarsi alle proprie risorse per risolverlo.

Non ho mai sopportato quelli che si “piangono addosso” per problematiche superficiali e banali, quelli che vengono chiamati “vampiri energetici”, di conseguenza ho cercato di trattare questa tematica giocando con l’ironia e inserendo una parte forte del mio essere: l’energia che mi dona la musica funky.

 

Vuoi spiegare ai nostri lettori com’è nata l’idea della cover?

L’idea è nata in macchina, mentre tornavo da un live in montagna…ero con il mio amico Diego Mariani (l’autore della foto e della grafica) e gli ho detto che mi sarebbe piaciuto “gettare” del colore su una mia foto (come se fosse un’esplosione di energia) e visto che lui aveva creato cose simili con gli acquerelli, ha colto la palla al balzo e ha applicato la cosa alla copertina del singolo.

 

Quanto è importante per te trasmettere emozioni al pubblico?

Per me è fondamentale…soprattutto se si tratta di cose personali che qualcuno probabilmente può aver vissuto; è un po’ come se fosse una coccola, una mano tesa, una voce accogliente che ti dicono “non siamo soli e molto spesso proviamo cose simili”!

 

Hai già in programma altri brani o hai pensato ad un album?

Me lo sono lasciato sfuggire prima, ma ne sono entusiasta!

Ci sono già undici brani che uniti al singolo daranno luce ad un album dalle sfumature molto variegate e che sicuramente rappresenterà uno dei momenti più gratificanti della mia carriera. Vi anticipo solo che il titolo sarà “Il Signor Nessuno”.

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