Ci sono canzoni che ascolti e basta, e poi ci sono quelle che ti arrivano addosso, che ti trovano esattamente dove sei. “Ali d’acciaio” di Khris è una di quelle canzoni. Non serve essere madri per sentirla dentro: basta aver amato, basta aver avuto paura, basta essersi sentiti fragili e poi – quasi all’improvviso – incredibilmente forti.
Appena partono le prime note si capisce che non si tratta della solita ballad. C’è qualcosa di viscerale, di vero. Khris canta con una voce piena, calda, a tratti spezzata, e sembra di essere lì con lei, in quel momento preciso in cui scopre che sta per diventare madre. Lo stupore, la vertigine, la gioia che fa tremare le gambe. È tutto lì, senza filtri.
Il bello è che “Ali d’acciaio” non racconta la maternità in modo idealizzato. Non è una favola. È una storia di dubbi, di forza che cresce poco a poco, di sguardi che cambiano la vita. Di quell’amore che ti spaventa e ti salva nello stesso istante.
E poi arriva il beat, il ritmo che ti prende e ti solleva. Non è solo una canzone da ascoltare, è una canzone da vivere con il corpo. Ti fa venire voglia di ballare, di sorridere, di piangere. Ti fa sentire viva. E quando, nel finale, si sente anche la voce della bambina di Khris… beh, lì il cuore cede. Ma in modo bello, sincero, umano.
“Ali d’acciaio” è una dedica, ma è anche uno specchio. Ti ci riconosci, anche se la tua storia è diversa. Perché parla di amore vero. Quello che ti fa cambiare pelle, che ti spinge oltre il limite. Quello che ti fa scoprire che, sì, le ali ce le avevi già. Solo che erano fatte d’acciaio, e non lo sapevi.
Un brano potente, luminoso, che resta addosso. Come una carezza. Come un pugno allo stomaco. Come la vita.
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