Eh sì… sono marchi storici che hanno scritto storie incredibili, che rappresenteranno sempre quel momento di passaggio, quel confine, quella rivoluzione. Oggi cambia il motore e il nome di chi la manovra: oggi Alfredo Tisocco è il nuovo erede e promotore di tutto.
Un bel vinile quello di Manuele Albanese, un esordio giunto ad età matura e che regala al nostro ascolto canzoni preziose di una sincera trasparenza e semplicità. Quel piglio italiano anni ’60 e ’70 — da Battisti a Battiato — passando per un modo allegorico e quotidiano: dunque pop nel senso alto di questa parola.
Si intitola “Biglie”, è un corredo alla vita di tutti i giorni, di nostalgie e rimandi all’infanzia… ci sono colori a pastello e giocattoli plastificati. Sono sensazioni leggere…
Esordio che partorisci con la Cramps Music. Come approdi a questo porto di grandissima storia?
Approdo a Cramps grazie all’amicizia con Alan Bedin, che da molti anni collabora con l’etichetta. Ho quindi conosciuto Alfredo Tisocco (fondatore tra l’altro degli Opus Avantra), un uomo all’antica che ha realmente ereditato lo spirito filantropico del compianto Gianni Sassi.
Quella di oggi non è più la vecchia Cramps: gran parte del catalogo e il marchio sono stati ceduti a una major, ma è rimasto il vecchio spirito, che con Artis Records fa incontrare e interagire gli artisti tra di loro.
Un disco che hai curato molto nella sua dimensione in vinile, vero?
Sì, ho voluto tradurre anche in forma grafica il concept alla base del progetto. Si tratta di un LP color sabbia trasparente, con la copertina apribile e i testi stampati all’interno come si faceva negli anni ’70. Ogni brano è una biglia sulla sabbia, ed ogni biglia è legata all’altra da un sottile fil rouge.
Per te oggi che senso ha un disco? Oggi che siamo nel tutto, subito e ormai gratis?
Un disco ha molto senso oggi, molto. È triste pensare che la musica non sia più legata a un supporto fisico. Già col passaggio al CD si era persa quella “lentezza” nell’ascolto propria del vinile (maledetto tasto skip), ma con le piattaforme streaming stiamo assistendo a un appiattimento del valore attribuito a ciò che si ascolta.
Parliamo di allegorie: il giallo, le biglie, un modo assai “retrò”… che cosa significa tutto questo?
Le biglie, lucide e leggere, corrono sulla sabbia come sogni tra le dita di un bambino. Non sono solo un gioco: sono il piccolo universo domestico in cui, senza saperlo, impariamo l’incertezza, la competizione, il desiderio di arrivare lontano.
La traiettoria della biglia, che una mano guida ma che mille imprevisti deviano, è l’immagine stessa della vita: una corsa gioiosa e disperata in cui l’obiettivo sfugge, cambia, si reinventa. Con gli anni abbandoniamo la spiaggia: diventiamo adulti e smettiamo di inginocchiarci sulla sabbia, come se piegarsi a quel gioco fosse diventato inutile o ridicolo.
In realtà è la perdita di quella fiducia, di quel gesto semplice e pieno, a segnare il vero esilio dell’infanzia. Così anche l’amore, come una biglia lanciata al sole, si muove seguendo una volontà nostra e non nostra, capace di slanci imprevisti e cadute rovinose.
Le biglie della spiaggia, oggi dimenticate in qualche scatola, raccontano allora una storia più grande: quella della fiducia iniziale e della malinconia del tempo, della corsa ingenua verso la felicità e della necessità di amare senza sapere dove, come e quando si fermerà la nostra corsa.
Perché fotografare la vita di ogni giorno con metafore e fantasia? Da dove arriva questo modo?
Questo approccio nasce in primis dalla dimensione onirica: molte idee sono emerse dopo risvegli notturni e fissate nel registratore del telefono. Poi c’è il mio carattere scanzonato: fatti e persone reali vengono stravolti e prendono vita propria, dove la realtà si mescola alla fantasia.
È un disco per evadere dal tempo che abbiamo?
Assolutamente no! È un disco per vivere con ironia e disincanto il nostro tempo, per non prendersi troppo sul serio ma per prendere seriamente quello che facciamo.
🔗 Ascolta “Biglie” su Spotify: https://open.spotify.com/intl-it/album/7pPmYfzxnTZ4qELxQA1eDH