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DYLAN CAT: Il debutto di un cantastorie retrò e fuori dal tempo
Con “Radio Dimensione Soft”, Dylan Cat firma il suo esordio ufficiale e ci invita a entrare in un mondo in bilico tra il presente e una dimensione radiofonica d’altri tempi. Ironico, elegante, nostalgico ma sorprendentemente attuale, Dylan è molto più di un personaggio: è un’estensione autentica dell’artista, che ad oggi resta misterioso, un alter ego che racconta storie attraverso canzoni che sanno di poesia urbana.

In questa intervista per il MEI, Dylan Cat ci guida nei retroscena del suo primo singolo, ci parla di ispirazioni vintage, di notti insonni e dell’atteso “Vol. 1”, un album che si preannuncia come un viaggio libero tra i generi e le emozioni.

Radio Dimensione Soft” è il tuo debutto ufficiale, ma sembra che tu abbia già molto chiaro chi è Dylan Cat. Quando e come nasce Dylan Cat?

“Radio Dimensione Soft “è un intro, ed è sempre stato chiaro nella mia testa che dovesse fare da apripista alle avventure radiofoniche di Dylan. Il personaggio non nasce oggi perché ha sempre fatto parte di me, è il lato più frizzante e spregiudicato della mia personalità e di conseguenza quello di cui non posso fare a meno. Per quanto riguarda il collegamento tra questa parte di me e la musica, dobbiamo fare un passo indietro di circa due anni, quando la mia necessità di raccontare storie ha incontrato la voglia di metterle in musica dei miei producer, impegnando così quasi la totalità delle nottate degli anni successivi.

Nel brano si percepisce una forte attenzione alla metrica, ai ritmi e alle contaminazioni tra stili. Com’è nato l’arrangiamento di “RDS”? È stato più frutto di istinto o di cesello?

L’istinto gioca un ruolo fondamentale in tutte le produzioni di Dylan Cat. Immaginate di essere un produttore musicale, magari laureato con il massimo dei voti al conservatorio, e di voler mettere a disposizione tutte le vostre conoscenze e abilità. Ci siete? Ecco, ora pensate di essere affiancati da un artista capace di descrivervi per filo e per segno quello che prova e che vuole trasmettere, immaginate che ve lo ripeta in maniera maniacale ma senza usare mai un termine tecnico musicale. Immaginatevi qualche termine onomatopeico, qualche balletto, qualche parola inventata. Disarmante? Questo è quello che hanno dovuto subire i musicanti dietro al progetto Dylan Cat e credo che dovranno farci i conti ancora per un po’.

Il tuo modo di alternare parlato e cantato richiama un immaginario vintage molto preciso. Quanto ti senti legato a quell’epoca?

Moltissimo.

Ho sempre amato le canzoni che conciliano cantato e parlato, dando importanza allo story telling. Sono cresciuto a pane e Guccini, mi sono innamorato con Fred Buscaglione e ho considerato De Andrè come il nonno di chiunque volesse ascoltarlo. Nelle mie canzoni non voglio seguire le mode del momento, credo che ci sia bisogno di rispolverare un po’ questo modo di alternare cantato e parlato e chissà magari di farlo del tutto personale.

Radio Dimensione Soft” ci accompagna fino a tarda notte: è una canzone che sa essere tenera, ironica e sognante. Qual è la “notte tipo” per Dylan Cat?

L’unica notte a cui ha senso pensare: STANOTTE!

Se dovessi associare un colore o un sapore a questo brano, quale sarebbe?

Questo brano ha il sapore della Liquirizia, un sapore intenso che ha radici nel passato. Lo senti in bocca solo per deliziarti, per passare il tempo e raramente fa parte della portata principale, della quotidianità … nessuna pesantezza.

l titolo sembra ammiccare a un mondo radiofonico di altri tempi. Hai mai immaginato una tua trasmissione? Che musica trasmetterebbe “Radio Dimensione Soft” dalle due di notte in poi?

Ovvio che sì, è il concetto su cui si reggerà l’album in uscita. Radio Dimensione Soft è una radio che ha il compito di intrattenere, far sognare e soprattutto non far addormentare l’ascoltatore che si trova a muoversi verso la direzione dei suoi sogni, che siano a lungo termine o che siano meramente momentanei e effimeri ma non per questo meno importanti . Una volta in onda, trasmetterebbe canzoni che fanno parte della tradizione di cui abbiamo parlato prima ma anche quelle dei grandi cantautori americani degli anni 80’ (Bruce Springsteen, Dire Straits, Billy Idol).

RDS” è presentato come un “intro”, un antipasto di qualcosa di più grande. Cosa dobbiamo aspettarci da “Vol. 1”? È un concept album? Un diario musicale? Può già spoilerarci qualcosa?

La Radio è un potente strumento per chi vuole viaggiare con la fantasia, ci permette, come la lettura, di immaginarci tutto, come pittori davanti ad una tela bianca ma con un mare di colori. Dylan con le sue canzoni vuole essere quel mare di colori. Detto questo, perciò, non ci si deve affezionare al genere o ad un genere in particolare, perché andando avanti il tutto si stravolge, muta, esplora. Il filo conduttore non è legato alla forma e a come le canzoni vengono veicolate tramite le basi sulle quali ballano, ma bensì nell’ironia dei suoi testi, al modo di raccontare e di vivere determinate situazioni. Dimenticate presto l’atmosfera calma e pacata di Radio Dimensione Soft perché tutto esploderà, i suoni romperanno le vecchie pareti di quell’emittente radio polverosa e pioveranno nella vita di Dylan come fulmini in un cielo stellato. All’interno di Dylan Cat VOL 1 salteranno fuori pezzi funky, house, musiche elettroniche che duettano con violini, voci che diventano chitarre elettriche… non è possibile identificare questo progetto in un genere perché li racchiude tutti e nessuno.

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