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Intervento dell’Assessora alla Cultura della Regione Emilia – Romagna Gessica Allegni, Introduzione del cantautore folk rock Cisco, Prefazione del giornalista e storico Mario Russomanno

IN USCITA IL 10 MAGGIO IN OCCASIONE DEI 30 ANNI DEL MEI A BOLOGNA FIERE CON EUFONICA IL LIBRO “LA CANTINA DEL NUOVO LISCIO” SUGLI ULTIMI DIECI ANNI CHE HANNO “SCONVOLTO” IL LISCIO, DALLA PRIMA NOTTE DEL LISCIO DI DIECI ANNI FA FINO AL FESTIVAL DI SANREMO DI AMADEUS, CHE HA FATTO RISCOPRIRE IL LISCIO ALLE NUOVE GENERAZIONI.

E’ in preparazione per i tipi de La Tempesta Editore, che ha gia’ pubblicato importanti libri sui grandi autori della musica come Pino Daniele, Lucio Battisti, Nicola Arigliano, i Beatles e il movimento del Napule’s Power, tra gli altri, il volume “La Cantina del Nuovo Liscio” che trasporta su un
bel volume il podcast in dodici interviste sui protagonisti del nuovo liscio dal titolo omonimo realizzato da Materiali Musicali coi registi Domenico Giovannini e Samuele Ravaioli e l’intervistatrice Matilde Montanari, cantante, speaker radiofonica, conduttrice e voce dei Santa Balera. Tutte le puntate sono state realizzate alla Casa della Musica di Faenza grazie al supporto della Regione Emilia – Romagna e del circuito Vai Liscio, il gruppo di lavoro creato dalla Regione Emilia – Romagna per preparare il
dossier da presentare per la candidatura del Liscio Patrimonio Immateriale dell’Unesco.
Tra gli intervistati troviamo Giordano Sangiorgi, patron del MEI, il Meeting delle Etichette Indipendenti che celebra i 30 anni, che in questi dieci anni ha profondamente rinnovato il Liscio avvicinandolo alle nuove generazioni grazie a una moltitudine di iniziative di grande successo come La Notte del
Liscio in Riviera, Cara Forli, Birichina a Gatteo, Concertone di Liscio del Primo Maggio a Savignano, Liscio Street Parade a Rimini, il Premio Arte Tamburini del Folklore di Romagna a Faenza, il rinato Omaggio a Tugnaz del Folklreo di Romagna a Le Cupole, il Premio Leo Ceroni a Castel Bolognese, il Veglione Romagnolo, il contest Il Liscio nella Rete che ha scoperto tantissimi giovani del Liscio e il Circuito Sante Balere che ha toccato in due anni venti balere e ha fatto esibire oltre 100 giovani musicisti della
regione insieme ai big del liscio. UN ricco patrimonio unitario che ha saputo tenere unito tradizione e innovazione, le grandi famiglie insieme agli altri grandi nomi del folklore abbinandoli a tantissimi giovani
musicisti e ballerini che hanno ritrovato una forte identita’ rinnovata attraverso il liscio soprattutto nel post-alluvione. Fino ad arrivare a portare al grande successo dei 14 milioni di spettatori in tv la neonata
orchestra della Generazione Z del Liscio Santa Balera che, con Mirko Casadei, hanno omaggiato a Sanremo i 70 anni di Romagna Mia con Amadeus che ha premiato con la Targa Siae il piu’ giovane musicista di quel Festival di Sanremo: il dodicenne Andrea Medri, bassista dei Santa Balera e figlio di
Luca Medri, direttore musicale dell’orchestra.

Il libro si apre con un intervento dell’Assessora alla Cultura della Regione Emilia – Romagna Gessica Allegni che scrive: “La musica è un motore culturale sempre più rilevante per l’Emilia-Romagna. E il liscio, che affonda le sue radici in artisti quali Secondo e Raoul Casadei, Tienno Pattacini, Leonida Poluzzi, Leonildo Marcheselli, rappresenta un elemento centrale della cultura e del costume di questo territorio.
Bene, quindi, questa pubblicazione che racconta, attraverso molte voci, anche di giovani, quanto è accaduto negli ultimi dieci anni in questo settore così significativo per la nostra regione.
Una lunga serie di eventi, dalla prima Notte del Liscio fino alla partecipazione al Festival di Sanremo, ha portato a un crescendo di interesse verso questo genere musicale che è riuscito a coinvolgere le
giovani generazioni e le nuove realtà musicali attraverso una reinterpretazione in chiave moderna.
Un fermento che potrebbe sviluppare percorsi formativi per giovani musicisti, come appunto il progetto Santa Balera, ma anche portare a una rilettura dei grandi autori con l’obiettivo di fare diventare il liscio un
prodotto culturale ‘alto’, così come è avvenuto per altri generi musicali folk.
Il nostro impegno deve andare in questa direzione per mantenere vivo il legame tra tradizione e innovazione, creando occasioni di aggregazione che uniscano le comunità e possano creare una virtuosa sinergia tra cultura, turismo e sostegno alle produzioni.
Ma non solo. In un’epoca in cui l’esperienza culturale è sempre più ricercata vogliamo e dobbiamo promuovere il liscio anche a livello internazionale, portando la nostra musica di tradizione in eventi come il prossimo Expo2025 di Osaka in Giappone. Senza dimenticare il sostegno della Regione alla promozione del liscio come patrimonio Unesco. Un dossier importante cui stiamo lavorando e che proporremo al Ministero entro la fine di quest’anno. Qui saranno identificate le basi culturali e geografiche del
liscio, oltre alla comunità di riferimento e quel patrimonio di arti, saperi, competenze tramandate di generazione in generazione e che fanno di questo genere musicale un elemento unificante tra passato, presente e futuro.
Un riconoscimento dovuto che, proprio attraverso il linguaggio musicale, ci impegna a rafforzare il legame tra tradizione, creatività e innovazione così vivo nella nostra regione. ” conclude.

Tra gli intervistati troviamo tutte voci e volti nuovi che danno finalmente l’immagine della quarta generazione del liscio come Riccardo Monti, sax e clarino, Carlotta Marchesini e Nicolo’ Quercia, rispettivamente pianista e fisarmonicista appassionati di Filuzzi, i cantautori Cristian Albani e
Emanuele Tedaldi, legati sia alla musica d’autore che al liscio romagnolo, l’esperienza da padre e figlio di Fabrizio e Kevin Cimatti, rispettivamente clarinettista e batterista, il sassofonista Samuele Sangiorgi, il
polistrumentista e compositore Stefano Bandoli, i musicisti legati alla musica storica delle aie Quinzan e Alvio Focaccia e Luca Medri, direttore della scuola di musica Cosascuola Music Academy di Forli, vero fulcro della quarta generazione del liscio in regione. Il volume chiude con un articolo della giornalista Federica Manzitti e si apre con una introduzione di Cisco, il cantautore folk rock, gia’ leader dei Modena City Ramblers.

Dichiara Cisco: ” Il Liscio, per noi ragazzi emiliani cresciuti negli anni Ot tanta, quando nel mondo la musica e la cultura andavano da tutt’altra parte, dove parlare in dialetto era da sfigati, dove ascoltare musica di fisarmoniche e clarini o violini era una cosa di serie B, continuava a vivere una sua seconda vita, una sua epopea incredibile tra le balere, il pubblico di affezionati che passavano le serate a ballare le canzoni della tradizione del Liscio e si evolveva continuando ad andare avanti nel suo percorso. Ma noi eravamo troppo distratti dalle sirene culturali di oltreoceano o semplicemente inglesi, esterofile. Quanto ci piaceva l’altra musica e le altre culture, però il Liscio ha sempre avuto la sua dignità; ha sempre avuto il suo mercato; ha sempre avuto il suo posto e solo più tardi ci siamo accorti di quanto era importante tutto questo lavoro fatto da chi lavorava nelle orchestre, dai singoli musicisti, dagli organizzatori, dagli
imprenditori che creavano le serate. Ce ne siamo accorti più tardi, io me ne sono accorto quando con il mondo dei Modena City Ramblers ho cominciato a suonare e quanto ci fosse del nostro lavoro, di quello che noi volevamo fare, di simile in quello che avevano fatto per anni tutti i musicisti del Liscio, tutte le orchestre da ballo. Innanzitutto hanno creato un mestiere, hanno insegnato un lavoro a “mille” persone di vari generi: dai musicisti che devono stare sul palco in un certo modo, a come saper suonare, a come
dovevano atteggiarsi, a chi montava il palco, agli organizzatori stessi, perché ci sono degli organizzatori specializzati di Liscio che fanno praticamente solo quello.
Questo è stato per noi il Liscio, per i ragazzi cresciuti negli anni ’80, che appunto denigravano, in qualche modo, quel mondo. L’abbiamo riscoperto qualche anno più tardi, negli anni ’90, facendo la nostra musica e incontrando anche orchestre di Liscio. Una delle cose più belle, mi ricordo è stato quando il gruppo di Elio e le Storie Tese fece il pezzo con Casadei, mi sembra Italia sì, Italia no, fu un’epopea, un ritorno ai grandi palchi del Liscio fuori dalla loro strada abituale. E lì mi ricordo incontrammo tutta l’Orchestra Casadei, al concerto del Primo maggio di Roma. È stata veramente una grande esperienza anche per noi e lì capimmo quante cose avevamo in comune con tutti quei ragazzi, con quella gente che suonava e che
lavorava per l’orchestra.
Quindi senza il Liscio, senza la scuola del Liscio, senza la scuola di quei musicisti, di quei maestri che hanno fatto scuola probabilmente non ci sarebbe stato tutto quello che poi è venuto dopo e che noi in qualche modo abbiamo sfruttato, imparato un mestiere e creato un modo per andare in giro
ancora oggi a più di trent’anni di distanza a fare il nostro lavoro.
Quindi viva il Liscio, grande Liscio!

La prefazione e’ invece affidata al giornalista e storico forlivese Mario Russomanno, storico del folklore romagnolo, che e’ cosi intervenuto: “Questa coinvolgente pubblicazione, “La cantina del nuovo liscio”, aiuta a ricordare agli appassionati, al sistema mediatico, alle istituzioni politiche e culturali, una verità incontrovertibile: il Liscio non è morto e, anzi, come si sarebbe detto negli immaginifici anni settanta del
Novecento, è vivo e lotta insieme a noi.
Non stupisce che a sventolare orgogliosamente la bandiera siano professionisti come il faentino Giordano Sangiorgi, patron del M.E.I, o il meldolese Luca Medri, fondatore di Cosascuola. Esperti frequentatori di
generi musicali diversi ma romagnoli fino al midollo e, dunque, consapevoli di ciò che la musica folcloristica ha rappresentato, e potrà rappresentare in futuro, per l’evoluzione sociale e culturale della loro terra.
La Romagna sarebbe assai diversa da ciò che di splendido è se il Liscio non fosse esistito. Non c’ è notizia, in Italia, di un’espressione musicale altrettanto in grado di definire un territorio o una regione. E non esiste territorio che debba altrettanto alla propria musica tradizionale. La musica
folk romagnola è cultura popolare, nella più nobile accezione.
Lo sanno i musicisti, gli interpreti, gli studiosi, i sociologi. Lo hanno sempre saputo, soprattutto, le molte generazioni di persone che hanno amato visceralmente questa musica e le cui esistenze sono state scandite dalla evoluzione del Liscio. Il sudore dei ballerini, le note del clarinetto in do, la gioia degli amori nati e delle famiglie formatesi ai piedi di un palco. La Romagna è, in buona parte, questo.
Fin da quando Carlo Brighi (1853-1915), il leggendario Zaclen, violinista e compositore con esperienze concertistiche, rivisitò le atmosfere, allora in voga, di valzer, polca e mazurca, di provenienza mitteleuropea. Intendeva regalare al popolo romagnolo, la gente semplice che Zaclen amava, una musica
passionale, in grado di rallegrare, attraverso il ballo, una quotidianità ristretta e difficile. Così musica romagnola e gioia divennero sinonimi.
Da quando Secondo Casadei (1906-1971), attraverso geniali innovazioni stilistiche e strumentali, trasformò il folk romagnolo di Brighi, privo di parole e testi, in una musica dolce, amorevole, accompagnata da strofe indimenticabili. Ne è fulgido esempio “Romagna mia”, che, dal 1954,
costituisce la romantica cartolina inviata in tutto il mondo da una terra accogliente, generosa, evoluta.
O da quando Raoul Casadei (1937-2021), nipote di Secondo, intuì la potenzialità di quei ritmi di diventare colonna sonora dell’Italia intera e inno al benessere, all’ottimismo, che il nostro Paese, grazie a transizioni
economiche e sociali irripetibili, visse per decenni dagli anni sessanta in poi. La cultura, la gastronomia, l’accoglienza della Romagna, trovarono nel Liscio straordinario veicolo di diffusione.
E’ particolarmente meritorio che, nel 2025, ci si rivolga al pubblico con pubblicazioni come questa. Le testimonianze fornite da tanti protagonisti e cultori del Liscio ce ne restituiscono l’attualità. Non è secondario il fatto che a raccoglierle, attraverso efficaci interviste, sia una ventenne, la forlivese Matilde Montanari, cantante e tutt’altro che banale comunicatrice. Il Liscio ha avuto magnifiche interpreti femminili e ha contribuito a diffondere, basti pensare ai testi di Secondo e Raoul Casadei, un’idea di donna libera, autonoma, determinata. Se tante ragazze, dal secondo dopoguerra in poi, presero l’abitudine di uscire di casa e cercare una nuova dimensione personale e professionale, lo si deve anche alla loro inestinguibile passione per il ballo e per il Liscio. “ Ecco cosa ha scritto su La Cantina del Nuovo Liscio Mario Russomanno, scrittore, giornalista, conduttore televisivo, autore di libri sulla musica romagnola e i suoi protagonisti.
Il volume, curato da Giordano Sangiorgi, sara’ presentato con tutti i suoi protagonisti domenica 11 maggio alle ore 15 a Bologna Fiere in occasione del Salone dei Mestieri della Musica Eufonica, MEI 30 Anni e Guitar Show insieme a Indire.

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