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Vivere come fossimo in Super Mario? Se ascoltate i Tendha, potrebbe succedervi

 

Se avete mai giocato con il Game Boy, se vi siete mai scambiati le cartucce con i vostri amici, se avete mai avuto la sensazione di cadere in un tunnel quando avete iniziato a giocare, senza più poterne uscire, se avete canticchiato le “canzoncine” dei videogiochi anche quando vi trovavate sui banchi di scuola, e se non giocate più, oggi non potete che ascoltare questo folle disco dei Tendha: “Soap doesn’t exist because it can’t be told”. Un abile intreccio di voci maschili e femminili, che si fondono con i suoni del clarinetto basso e la macchina ritmica di Fabrizio Carriero, mente del progetto. 

 

L’idea alla base sembra molto semplice, quella di reinterpretare le melodie che ci hanno accompagnato nei nostri infiniti pomeriggi alla console, quelle dei videogiochi 8bit, nobilitare dei trip che ci siamo inevitabilmente fatti, far vivere queste musiche a prescindere dai giochi su cui sono state impresse. Le incredibili voci di Giulia Vallisari, Mariano Ciotto e Marcella Malacrida sembrano giocare, prenderci in giro, rispondersi perfettamente come fossero una sola, voci spesso senza parole che si fanno strumenti musicali, come il canto di una sirena. Ci ritroviamo a camminare a ritmo di musica, a saltare senza toccare i bordi delle piastrelle, ci ritroviamo bambini, in quei pomeriggi che scorrevano senza responsabilità, senza che potessimo accorgercene. 

 

I Tendha ci invitano quindi a liberare la nostra immaginazione che è la chiave per creare un mondo migliore, un pezzo alla volta, un bit alla volta. Questo qui è quindi un album semplici, senza fronzoli di produzione e virtuosismi (anche se è innegabile che si percepisca l’incredibile preparazione e sincronia dei musicisti che vi ci hanno lavorato) che celebra la magia dell’infanzia, la bellezza dell’immaginazione e l’importanza di esprimere se stessi senza filtri, un invito a non soffocare la nostra capacità di sognare e di vedere oltre l’apparenza. I brani ci accompagnano in un percorso alla scoperta di un mondo dove tutto è possibile. 

 

La cosa che più ci colpisce è che si tratta di un album godibilissimo, anche nel momento in cui non si riconoscono (o conoscono!) le melodie riportate e rinnovate; si riesce tranquillamente a entrare in un trip, a seguirlo senza potersene staccare, come se la nostra macchinata verso il lavoro fosse una corsa a ostacoli, sostenuta dalla musica e governata da un bambino gigante, e noi solo un mero personaggio intrappolato in uno schermetto di qualche dispositivo degli anni Novanta.

 

S’wonderful” in particolare è un piccolo inno rock che rinuncia alle chitarre elettriche, ma è ben sostenuto dai synth: per tutti noi bambini che giocano a fare i grandi. E vi sfidiamo a rimanere fermi, sulle vostre seggiole scomode degli uffici che ora invadete. E dire che un tempo volevate solo sposare la principessa Peach! 

 

GL

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