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Per un artista emergente, quanto è importante affidarsi a un professionista del mix e del master per competere nel mercato discografico?

“È importante tanto quanto la scelta dell’arrangiatore. Un mix engineer può portare il brano al livello successivo, donandogli un carattere unico senza snaturare i suoni scelti in fase di composizione, valorizzandoli al meglio.”

Quali sono gli errori più comuni che gli artisti indipendenti commettono quando lavorano al suono delle loro tracce?

“L’errore più comune è quello di scegliere i suoni senza un vero e proprio criterio. Questo porta il brano a non avere un’identità e, di conseguenza, anche l’artista non è facilmente collocabile nel mercato musicale. Sembra scontato, ma è la cura del particolare che fa la differenza. Sono proprio quei dettagli che sentiamo solo noi addetti ai lavori che, in realtà, svoltano il brano.”

Oggi, con l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie, il ruolo del mix engineer sta cambiando? Quali sono le nuove sfide e opportunità?

“Le nuove tecnologie ci stanno permettendo di sviluppare plug-in ormai talmente simili alle corrispondenti macchine analogiche che la differenza è praticamente azzerata. Anzi, ce ne sono alcuni unici che non emulano nemmeno outboard analogici, ma sono pensati e creati appositamente per determinate esigenze. In questo, la tecnologia è dalla nostra parte.

Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, il timore che possano essere creati programmi capaci di mixare e masterizzare brani velocemente esiste. In realtà, già esistono software che generano canzoni da zero, il che non mi stupisce. La mia considerazione al riguardo è che, se la musica deve diventare unicamente una questione di business, allora verremo sommersi. Se, invece, non si perde l’essenza di fare musica, di fare arte, di creare connessioni, di trasmettere messaggi ed emozioni che normalmente non si possono comunicare, allora avremo vinto. Pensate solo che governando una vibrazione siamo in grado di trasmettere emozioni: a me sembra già unico così.”

Quanto conta il mix per far risaltare un artista in un contesto live e non solo in studio? Hai avuto esperienze in cui un buon mix ha fatto la differenza?

“Un buon mix in un contesto live è più importante di un mix fatto in studio. Quello in studio lo puoi correggere quante volte vuoi, live no. Ne vale la resa di ogni artista sul palco, di ogni musicista. Un bravo fonico live suona per e con gli artisti. È molto importante, hai una grossa responsabilità: devi tradurre al meglio ciò che i musicisti stanno trasmettendo.

Personalmente, mi è capitato con la cover band di Lucio Dalla: fare i suoni giusti, gli ascolti giusti ha fatto decisamente la differenza.”

 

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