Ci sono canzoni che ascolti distrattamente e altre che ti costringono a fermarti, come se ti prendessero per mano e ti portassero dentro una storia. “Caro Papà” di LARIA è una di quelle canzoni che non puoi ignorare, perché ti parla direttamente al cuore.
Dal primo istante, con quella voce infantile che apre il brano, senti un nodo in gola. È una voce pura, fragile, che sembra portare con sé tutte le domande che un bambino potrebbe fare di fronte a un mondo che non capisce più. Poi arriva LARIA, con la sua voce calda e avvolgente, come un abbraccio a quella fragilità. Il piccolo coro che si unisce nel ritornello dà al brano una forza collettiva, trasformando dolore e speranza in emozioni universali.
La storia al centro di “Caro Papà” è potente nella sua semplicità: un dialogo tra un padre e un figlio nel mezzo di una guerra. Ascoltando, ti immagini gli occhi grandi di un bambino che guarda il padre con tutte le sue domande, mentre il mondo intorno si sgretola. E quel padre, con il peso del mondo sulle spalle, che ammette, forse con un filo di vergogna, che il mondo è da rifare. Una verità che lascia senza fiato, ma che sembra anche un invito a ricostruire, a non arrendersi.
C’è qualcosa di profondamente umano in questa canzone. Ti riporta ai ricordi dell’infanzia, a quella fiducia totale verso i genitori, come se avessero tutte le risposte. E invece, a volte, nemmeno loro sanno come spiegare certe cose.
Ma “Caro Papà” non è solo dolore. È una preghiera, come dice LARIA stessa. Una preghiera che diventa un coro, un grido di speranza capace di illuminare anche i momenti più bui. La scelta di usare voci di bambini è geniale e toccante: ricorda che, nonostante tutto, c’è ancora innocenza, c’è ancora voglia di futuro.
LARIA ha creato qualcosa di più di una canzone: ha dato vita a un’esperienza emotiva. Ascoltarla ti tocca nel profondo. “Caro Papà” è un promemoria che, anche quando il mondo sembra da rifare, c’è sempre spazio per credere in un nuovo inizio.
