Esce il nuovo singolo di Maria Teresa Ascione, che si firma RESINA all’anagrafe discografica. Mettiamo in circolo “Conscious”, un lavoro interessante che spazia dentro delicatissimi ricami di jazz prima di affidarsi alle forme del pop. Il tutto per farci partecipi di questa consapevolezza che affiora e che ridisegna i contorni della nostra vita. La nuova scena musicale italiana passa anche da qui…
Parli di consapevolezza. Cioè? Una dimensione umana che oggi troppo spesso manca…
“La consapevolezza è la capacità di percepire, sentire o sapere qualcosa che sta accadendo dentro o intorno a noi”. A questo “cioè” viene voglia di rispondere con una definizione, almeno a una matematica come me. La verità è che la mia musica è strettamente legata al mio spirito di ricerca, al mio mondo interiore. E quando uno cerca intorno, nelle persone, nelle tantissime attività, nei rapporti e le interconnessioni, persino nella matematica, in realtà si cerca. In questa ricerca è la musica che mi racconta, emergendo senza filtri dal profondo, che è la consapevolezza il motore di tutto, lo scopo ultimo ma anche quello che si va costruendo, giorno dopo giorno, grazie a tale ricerca. Essere consapevoli? È un percorso. Una dimensione umana che oggi manca, ma un tempo non esisteva la psicologia, non sapevamo nemmeno come fossero fatte le nostre cellule o che la terra girasse intorno al sole. Credo che il genere umano, un po’ come una generalizzazione del singolo individuo, sia in un percorso verso la consapevolezza, quindi mi trovi fiduciosa. Non nego che nel mondo ci sia tanta superficialità, nemica della consapevolezza. Non nego quanto sia più facile vivere inconsapevoli e come gran parte del genere umano sia ancora nell’ignoranza e chissà, forse in parte anche noi. Ma il messaggio che io ci tengo a portare è di fiducia e speranza.
Secondo te la vita di ogni giorno ci diseduca alla consapevolezza?
Sicuramente la frenesia, il traffico, gli stimoli audio e video infiniti e infinitesimi, sono tutti aspetti alienanti per l’uomo. Ci alienano dalla consapevolezza. Ci sono dentro anche io e mi accorgo di quanto sia difficile in mezzo a tutto questo ascoltare, sentire, percepire veramente se stessi o profondamente l’altro. Quindi si, la vita ci diseduca, MA. Ma ci propone anche tanti strumenti per ri-educarci, come la meditazione, la mindfulness, la psicoterapia, etc, etc.. Come se star fermi e basta, contemplare e focalizzarsi sull’ascolto, fosse una cosa che dobbiamo reimparare. Forse quando l’uomo sapeva molto meno, aveva una maggiore capacità di percepire sé stesso e l’ambiente intorno, ma solo perché aveva una mente più libera. Si trattava di una consapevolezza istintiva. Oggi credo che l’uomo stia costruendo le basi per aver accesso ad una consapevolezza più matura, ma non dobbiamo dimenticarci di come debba essere legata al momento presente, come ci racconta il tempo verbale della definizione (qualcosa che sta accadendo)
Oggi tornano in scena i Dirotta su Cuba e devo dirti il vero: un ascolto così d’istinto e un poco mi hai riportato in quelle zone. Cosa ne pensi?
Intanto ti ringrazio per aver lasciato che il mio brano di portasse da qualche parte. Se parliamo di Cuba, bè, è un posto che ho davvero nel cuore, profondamente legato al mio progetto musicale Resina. Proprio là, infatti, nel 2015, ho maturato per la prima volta la consapevolezza che potevo esibirmi suonando i miei brani originali e usare il mio nickname come nome d’Arte (teResina senza te..). Non è strano, dunque, che qualcosa anche della mia musica ci dirotti su Cuba e a me suona come un onore! E’ stato proprio un cantautore cubano, Celestino Esquerre, a portarmi sui palchi ad aprire i suoi concerti nel mese di Agosto passato all’Havana, per una missione di volontariato. Nel popolo Cubano ho visto e sentito una familiarità con la musica che mi ha fatta letteralmente innamorare: ritmo, groove e note, per i cubani sono intrinsechi, come scorressero nelle vene. Per quanto riguarda i Dirotta su Cuba, riescono con i loro ritmi a trasportare noi un po’ là. Mi fa davvero piacere poter associare alla mia musica queste meravigliose sensazioni, nella speranza si diffondano ampiamente!
E di questa copertina del singolo? Un taglio di luce nel buio è la consapevolezza?
Presto l’EP di 5 brani che si chiude (e apre una nuova fase) con Conscious, verrà stampato in copia fisica. Solo allora ri-pubblicherò i singoli all’interno dell’EP e scoprirete che quella immagine è un close up della copertina intera. Il contesto di quella scintilla ne renderà più chiaro il significato. Ma di certo la risposta è sì: in questo taglio di luce vedo una rappresentazione della consapevolezza. E’ associata anche a una delle immagini del brano “Voglio essere in tutto e per tutto la LUCE”. Potrei affermare che arrivare a sentirsi “luce” , che non è altro che un’onda elettromagnetica, cioè una vibrazione del vuoto, come lo siamo noi della materia, mi sembra una buona metafora per l’essere consapevoli. O anche: quando sai guardare dentro al tuo buio con il tuo sguardo stai già iniziando ad illuminarlo ed è forse questo un buon percorso verso la consapevolezza (che mi fa pensare anche ad Heisenberg, ma questa è un’altra storia…)
Che forma ha il tuo suono? A che colore poi ti viene da pensare…?
Il mio suono, alla fine di questa intervista, è un fascio di luce, che è bianco a prima vista, ma si infrange in tutti i colori dell’arcobaleno se attraversa un prisma. Mi piacerebbe tanto diffondere la mia musica come fosse un raggio sul mondo e le persone, invadendole un po’ di luce, cioè colore, e consapevolezza.
Veramente interessante! Fa una vera radiografia dei disagi che si vivono nella contemporaneità e ne indica, nella musica, un cammino fatto anche di rimedi!