Immaginate un film senza colonna sonora o una serie tv senza sottofondo. Il risultato, ovviamente, non sarebbe lo stesso. Sarebbero solo immagini, solo parole, bellissime ed emozionati sì, ma in maniera diversa. Con qualcosa, anzi molto, in meno. Ecco la stessa cosa avviene nell’universo del gaming, dove la musica riesce a cambiare il volto dei videogiochi.
Suoni, melodie, sottofondi, riescono a creare l’identità del gioco stesso, riescono a far immergere il giocatore in un altro mondo, giocano quindi un ruolo fondamentale nel successo o meno di un titolo. Lo dimostra anche la grande evoluzione delle colonne sonore, che sono passate da semplici melodie a composizioni più complesse. Partiamo infatti dai primordi, con la colonna sonora di Super Mario Bros. Siamo a metà degli anni 80 e Koji Kondo crea un insieme di suoni che diventano una vera e propria icona culturale.
Sempre targata Kondo, ma stavolta di fine anni Novanta, è il soundtrack di The Legend of Zelda: Ocarina of Time, dove il compositore gioca proprio sul ruolo dell’ocarina: gli utenti infatti devono utilizzare questo strumento per suonare melodie che serviranno alla loro attività durante i livelli del videogame. Insomma, tra anni Ottanta e Novanta inizia a farsi strada un’idea: la musica può contribuire a creare un’atmosfera diversa anche nei videogame.
Lo hanno capito anche nel settore del gambling, come dimostra la cura dei dettagli nelle classiche slot da bar online, dove la musica non è solo un elemento di sfondo e di contorno, ma partecipa a creare l’esperienza videoludica dell’utente, accompagnando i momenti di suspence e quelli di vittoria, stimolando l’adrenalina e guidando l’attenzione. Musica che rappresenta anche uno dei fattori chiave nel processo di progettazione e sviluppo di tutte le slot che devono essere lanciate sul mercato.
Suspence e adrenalina che sono gli ingredienti fondamentali anche di Final Fantasy VII, la cui colonna sonora è composta da Nobuo Uematsu, elogiato per la complessità e per la capacità di evocare emozioni intense attraverso la musica.
I nomi fatti finora sembrerebbero relegare la musica del gaming solo al mondo giapponese, ma non è affatto così. Il gioco The Elder Scrolls V: Skyrim, del 2011, ha una colonna sonora epica che porta la firma di Jeremy Soule, mentre The Last of Us vanta nelle credits un nome come Gustavo Santaolalla, vincitore di due Premi Oscar. E forse la chiave del suo successo è stata proprio quella di aver portato ingredienti cinematografici nel mondo dei videogiochi, plasmando una colonna sonora che appare minimalista e toccante, in perfetta sintonia con il contesto distopico e post apocalittico del gioco. Chitarra elettrica, banjo, ronroco ma anche tubi e altri oggetti che hanno creato un’atmosfera da guerra. “Sono strumenti chef anno parte del mio vocabolario – ha spiegato Santaolalla in questa intervista – la cosa positiva di The Last of Us è stata che ho potuto spingermi oltre rispetto a quanto avrei potuto fare con altri progetti, grazie all’habitat in cui si svolgeva”.
Sperimentazioni, prove, mix. La musica nei videogame è apre nuove prospettive di ricerca, di elaborazione, di gusti. E partecipa al grande successo di un settore, come quello del gaming, che rappresenta la grande industria del nostro tempo.