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É in uscita venerdì 9 febbraio 2024 il nuovo EP del progetto Galapaghost, l’alter ego musicale del musicista e songwriter di Woodstock Casey Chandler, attualmente residente nelle valli sopra Torino, un progetto stratificato e complesso che, tra le altre cose, ha composto le musiche per “Il Ragazzo Invisibile” di Gabriele Salvatores e contribuito alla promozione della serie Netflix “Tredici”.

Casey non è un ragazzo come tanti, dall’America si è rifugiato nella provincia Piemontese e della musica ha fatto il suo legame con la realtà. Lo abbiamo intervistato a riguardo!

  1. Quale necessità ti porta a fare musica nuova?

Il desiderio costante di creare. È qualcosa che sento dentro di me fin da quando ero piccolo e ho davvero bisogno di prendere la chitarra in mano e scrivere con regolarità per stare bene. Fare musica mi dà uno scopo. Quando smetto di fare musica per troppo tempo divento triste e ansioso.

2. Con quale set stai portando in giro questo disco? E in che modo il

tuo lavoro con John Grant ti ha formato e aiutato nella musica dal

vivo?

La mia esperienza con John Grant ha completamente trasformato la mia concezione dell’essere un artista e un performer. Non era perché fosse vistoso o usasse trucchi per catturare il pubblico, ma perché era incredibilmente onesto e diretto. Aveva un modo di fare assolutamente unico e diverso da tutti gli altri. Esprimeva apertamente i suoi sentimenti, senza riserve, davanti a tutti. Durante il nostro tour, ho seguito ogni intervista che ha rilasciato e ogni volta ho scoperto qualcosa di nuovo su di lui e, di riflesso, su di me. Quando porto la mia musica in tour ricordo sempre quello che ho imparato da John e cerco di essere completamente me stesso.

3. Ti capita mai di ascoltare le tue canzoni più vecchie, cosa provi a

riguardo? E come potrà essere ascoltare “Peach Fuzz” tra qualche

anno, quali ricordi pensi ti scatenerà?

Si, ascolto spesso le mie canzoni più vecchie, le considero quasi un’impronta temporale della mia vita, come dei vecchi ricordi. Mi riporta a dove ero, cosa stavo facendo e chi ero quando ho scritto quelle canzoni. A volte scopro persino nuovi significati nelle mie stesse canzoni, il che è fantastico. Penso che tra qualche anno ascolterò ‘Peach Fuzz’ e realizzerò che è stato un nuovo inizio per me qui in Italia, ma chissà!

4. E come sono cambiate le cose per te, dai tempi di “Runnin”, il tuo

primo disco?

Sotto ogni aspetto possibile. È incredibile pensare che 12 anni dopo la pubblicazione di quell’album e il mio primo tour italiano, ora vivo qui con mia moglie, incontrata proprio al mio primo concerto a Pinerolo! Abbiamo persino un figlio! La mia vita è stata costellata di sorprese stupefacenti, che in qualche modo si collegano sempre alla musica, ed è per questo che non smetterò mai di scrivere. Ho ancora lo stesso esatto amore e entusiasmo per la musica che avevo allora.

5. Quali sono gli svantaggi di essere un artista solista?

Se fallisco, la responsabilità è interamente mia. Bisogna inoltre saper essere estremamente critici con se stessi, il che può essere davvero difficile. Ci si può sentire soli a volte, ma visto che ho fatto musica da solo per la maggior parte della mia carriera musicale, ho scoperto che ho bisogno di isolarmi per comporre e registrare. È davvero speciale creare qualcosa dal nulla completamente da solo.

SCOPRI IL DISCO:
https://open.spotify.com/intl-it/album/6S2hSNDvPl0iPxh3Nka07u?si=hubhZH8-SMKk0QsYc–Aqg