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Ciao ragazzi! Benvenuti nel Meiweb, è un vero piacere avervi qui con noi. Per i lettori che non vi conoscono, parlateci un po’ di voi. Chi sono gli Shonan?

Ciao al Meiweb, il piacere è tutto nostro! Gli Shonan sono Federico Arcuri, Manuel Tramalloni e Danilo Tirillo, la band si è formata nel 2011 in una stanza parecchi metri sottoterra. Scriviamo canzoni per noi e per chi come noi riflette sulle proprie malefatte e discutibili esperienze, ma non per questo si fa mettere sotto. Partiamo con il punk rock nel cuore e andiamo dove i nostri strumenti e le nostre influenze ci portano, assieme a chi vuole farsi un giro. Prendiamo il divertimento molto seriamente. Abbiamo pubblicato album e singoli, suonato su palchi grandi e palchi piccoli assieme a big e meno big, incontrato persone buone e persone cattive, e a quanto pare non abbiamo ancora intenzione di smettere. 

 

Play Me Something è il vostro nuovo singolo. Presentatecelo un po’, com’è stato scriverlo?

Play Me Something è il primo di quattro singoli che usciranno prossimamente, e che per noi in primis rappresentano una piccola deviazione da quello che siamo abituati a scrivere. Si tratta di quattro pezzi diversi tra di loro, ma collegati da un sottile filo rosso che ci ha fatto dire “okay, questi saranno i prossimi, sono diversi da tutto il resto ma li abbiamo scritti e arrangiati noi, per cui sarà così. Anche questi sono gli Shonan”. Play Me Something ci è sembrata quella giusta con cui inaugurare questa parentesi. Scriverla è stato divertente perché siamo partiti da alcune idee e riff che sembravano attaccate tra di loro con lo scotch, ma che man mano riuscivano a incastrarsi sempre meglio; alla fine è come un dialogo tra vari riff e situazioni che però fanno di tutto per trascinarti alla fine. Diciamo che per noi è stato come sempre, ma un po’ di più. Abbiamo lavorato tanto senza però snaturare completamente il nostro sound e tradire il nostro retaggio, anzi lo abbiamo accarezzato da lontano. Uno dei momenti più divertenti credo sia il finale, la prima volta che lo abbiamo ascoltato su di una registrazione fatta in sala prove ci siamo convinti che eravamo sulla strada giusta.  

 

Il singolo ha un sound punk influenzato anche dall’alternative rock e dallo shoegaze anni ’90: ci raccontate le interazioni fra tutte queste influenze?

Ricordo che in quel periodo era da poco uscito Torpedo dei Feeder. L’abbiamo ascoltato e ci abbiamo trovato dentro tantissime cose che ci piacevano, e che rimandavano ad un alt-rock ’90/2000 che suonava però fresco, potente e moderno, con tanti momenti diversi miscelati tra di loro con intelligenza (cosa che noi usiamo di solito con molta cautela). Credo abbiamo tutti preso molta ispirazione da quel disco, dai Feeder, e da tutti gli ascolti che sono derivati da quel momento e che ci hanno portato a pensare ai brani in un nuovo modo, leggermente più slegato dai canoni del punk rock/punk pop tradizionale. Le chitarre sono più ronzanti e diffuse, ma allo stesso tempo senti l’elettricità e il graffio, ma anche la band che suona e il suono vero degli strumenti. Il lavoro è cominciato infatti proprio dal sound, ci siamo trovati bene a ragionare in un certo modo tentando di mantenere il tutto il più naturale possibile anche in studio. Spesso quando ci troviamo per suonare e scrivere ci divertiamo a improvvisare cose che vanno totalmente fuori da quello che siamo abituati a suonare, e che chi ci ascolta è abituato a sentire: è come se avessimo lasciato andare quell’onda, e a metà strada tra il nostro sound classico e tutto il resto l’avessimo fermata. Allo stesso tempo, nel cuore della band batte un sound che sentiamo sempre la necessità di far uscire, è nelle nostre mani e nelle nostre testoline bacate.    

 

Se doveste descrivere questo nuovo singolo con sole tre parole, quali sarebbero e perché?

Incazzato, Nuovo e Semplice. Incazzato, perché è un pezzo che parla di quanta insofferenza e disinteresse possono nascondersi anche dietro un “suonami qualcosa”, e di tutta la frustrazione che ne consegue. Ovviamente il senso è metaforico, ma spesso lasciamo alle persone sbagliate il privilegio di inquadrarci, giudicarci, consigliarci. Speriamo di ricevere consiglio, appoggio, ma non ci accorgiamo che dall’altra parte c’è solo il desiderio di tenerci calmi e al nostro posto. Quindi no, non ti “suonerò qualcosa” tanto per permettere al tuo ego di farsi un giro a mie spese, vaff*****o! Nuovo perché per noi è un sound nuovo ed eravamo davvero nervosi all’idea di uscire con PMS: sta ricevendo un’accoglienza meravigliosa e siamo veramente contenti sia quando qualcuno riconosce la novità, sia quando ci dicono che si sente che la base del pezzo è il sound classico della band. Semplice perché alla base di tutto ci siamo noi tre che facciamo rumore in una sala prove in mezzo ai campi, abbracciati alla stufetta o al condizionatore di turno, tentando di dimenticare gli sbatti quotidiani e sognando di suonare davanti ad un pogo infinito. 

 

Siamo giunti alla fine. Felici di essere stati insieme. Mandate un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e diteci dove possiamo trovarvi sui social e dove possiamo ascoltare la vostra musica.

Grazie mille per averci concesso questo spazio, e quest’intervista. Grazie al MEI per tenere sott’occhio l’indipendente, che proprio in questo periodo si vede costretto ad affrontare colossi e decisioni discutibili che vanno a inficiare le piccole realtà. Salutiamo e ringraziamo tutti i lettori del MEI e chiunque abbia avuto il coraggio di arrivare fin qui in mezzo ai nostri deliri. Venite a sentire Play Me Something! Ci trovate su tutte le piattaforme digitali e sui principali social qui sotto, dove pubblicheremo presto anche nuove date. Sostenete l’underground sempre, soprattutto dal vivo! Ascoltate e conoscete le vostre band e artisti locali, o delle città vicine: ci sono musicisti che suonano da paura, e che potrebbero diventare i vostri nuovi preferiti, ben contenti di scambiare quattro chiacchiere dopo i concerti e autografare qualsiasi cosa.  

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