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Ciao Roberto, come mai hai deciso di presentare un album completamente in acustico?

Ciao a tutti. Vorrei come prima cosa ringraziarvi per lo spazio dedicatomi. Decidere di presentare oggi un album unplugged può per certi versi sembrare una vera e propria follia lo riconosco, tuttavia ho sempre amato andare controcorrente, a maggior ragione quando la scelta avviene sulla base di una forte componente emotiva che ti spinge a credere che ciò che stai realizzando sia una cosa entusiasmante. Ancora una volta ho ascoltato le mie sensazioni, e mi sono reso conto che nel corso della mia carriera artistica c’erano brani ai cui per vari motivi mi sentivo particolarmente legato, canzoni che mi avevano accompagnato nel corso degli anni e nei confronti delle quali mi sentivo in qualche misura in debito, nonostante sia stato io stesso a dar loro vita.

E così ti accorgi che le emozioni che queste ti muovono conservano la stessa intensità dei giorni passati e si accende il desiderio di riproporle spogliate delle loro vesti abituali, per dar loro ed in parte anche a te stesso un’ulteriore opportunità, ripercorrendo il percorso della creazione delle stesse a ritroso fino a quel momento in cui gli accordi incontrano melodia e parole.

“Back to the real” sembra un po’ il manifesto di tutto il lavoro. E’ un disco che ti fa tornare in contatto con le cose più importanti. Quindi ti chiedo: quali sono le cose che più contano per te?

Credo nella semplicità delle cose, nell’autenticità, nella trasparenza, nella lealtà, nelle emozioni quelle vere, intense. A volte ho la sensazione di vivere in un mondo che in qualche misura ne impedisca l’espressione, non si può piangere, non ci si può più arrabbiare, non si può essere tristi, meglio contenere, sopprimere, uniformarsi al “non sentire”, fino al punto di avere la sensazione di non riuscire più a sentire nulla. Ma questa non è vita, o per lo meno, non lo vita che io voglio vivere. La vita sì, è ciò che conta,  ma quella magistralmente descritta da Battisti e Mogol. 

É Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume e poi ritrovarsi a volare. É  sdraiarsi felice sopra l’erba ad ascoltare un sottile dispiacere, passare con lo sguardo la collina per scoprire dove il sole va a dormire.É domandarsi perché quando cade la tristezza in fondo al cuore come la neve non fa rumore.  Già…tu chiamale se vuoi emozioni.  

C’è un brano del disco a cui sei particolarmente legato se sì qual è e perché?

Davvero difficile scegliere un singolo brano, tuttavia in questo momento la canzone che sento maggiormente vicino a me è Time is a Healer. Lo scorso Aprile ho subito una grave perdita, in più di una circostanza mi sono ripetuto che il tempo mi avrebbe aiutato a rimarginare la ferita, ma la stessa sanguina ancora, e probabilmente continuerà a farlo. Pensare al tempo come ad un guaritore sciamanico mi ha invece permesso di accogliere la mia sofferenza alimentando il ricordo di chi non c’è più, permettendomi di convivere con la mie fragilità. 

Collabori con diverse etichette discografiche, pensi che sia fondamentale per un artista avere un’etichetta? In che modo ti hanno aiutato?

Penso che nel percorso di un artista sia importante rendersi consapevoli che non si possano raggiungere grandi obiettivi lavorando singolarmente. Basti pensare alla collaborazione che si instaura con i diversi musicisti con cui si collabora e che contribuiscono alla buona riuscita delle tue intuizioni. Dicasi ugualmente per quanto concerne il discorso relativo alle etichette discografiche. L’esperienza sul campo che le labels più serie maturano negli anni consente all’artista di sviluppare al meglio il proprio progetto, creando contatti e sostenendo la creatività del singolo o delle band. La mia esperienza in particolare è sempre stata positiva. L’Underground Symphony ed in particolare Maurizio Chiarello, ha da sempre creduto in me e nei miei progetti sia con la band precedentemente, che ora che ho deciso di intraprendere la carriera solista. Ugulamente posso spendere solo parole d’elogio per la Tanzan Music che mi ha permesso di avere un produttore artistico come Mario Percudani che ha seguito punto per punto lo sviluppo di Acustic Curtain. Infine l’esperienza con Lapop è stata, ed è incredibile, direi che sono stati fondamentali per me e la mia musica. A loro va tutta la mia gratitudine. 

Accompagnerai l’uscita del disco con un tour?

Al momento sono impegnato su più fronti, con nuovi progetti e nuova musica, ed organizzare un vero e proprio tour mi risulta arduo, comunque l’intenzione è quella. Sono in attesa di definire alcune date in Germania e qualche evento è previsto a breve anche in Italia, qualora poi si presentassero opportunità per suonare live sono sempre disponibile a qualsiasi proposta non esitate a contattarmi. Amo suonare dal vivo ed il contatto con il pubblico. 

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