Un disco scuro che non disdegna aperture e aria luminosa. Ma sempre con attenzione e parsimonia. Di base il suono dipinto e segnato da Federico Mazzolo in arte ULTRANOIZE è certamente figlio del cemento, delle periferie, del tempo sospeso che viviamo. Forelock lo sa bene e in questo nuovo disco dal titolo “Follow Me” porta in scena un sfogo intimo, personale, a tempo di reggae dove serve, con lunghe corsie preferenziali di synth che reggono tutta l’impalcatura. Indaghiamo: serve una torcia ma neanche tanto forte.
Si sente tanto lo “sfogo” personale. Per te che cosa ha significato?
“Follow Me” arriva in un momento importante del mio percorso. Ho passato tanti anni a condividere bellissime esperienze con una band (gli Arawak) con cui abbiamo girato tanto e realizzato diverse uscite discografiche. Per quanto fossi cantante e rappresentante del progetto, ho sempre goduto di una grande sensazione di supporto e mi sentivo forte del fatto che ad accompagnare le mie canzoni ci fosse sempre un plotone di super musicisti che credevano sino sino in fondo in quello che faccio.
Il desiderio di confrontarmi con un lavoro da solista è maturato col tempo ed è esploso dentro di me durante il lockdown quando un po’ tutti abbiamo dovuto fare i conti con noi stessi passando parecchio tempo da soli. Probabilmente questo momento sarebbe esploso anche senza lockdown ma sono felice sia capitato in quel frangente perché iniziare a scrivere questi brani e immaginare come sarebbe stato per me da quel momento in avanti mi ha fatto respirare un’aria bellissima e distratto dalla merda di realtà che ci bombardava tutti i giorni.
Sono tanti i brani che ho scritto da quando questo “momento” è iniziato e Follow Me è una selezione di 5 di questi ma tante altre cose sono pronte ad uscire che aspettano li nel cassetto.
E io ti chiederei anche nel dub quali legami di vita ci sono…perché penso che sia un genere tutt’altro che soltanto estetico… o sbaglio?
In realtà non ho mai vissuto tanto l’aspetto prettamente estetico del dub. Rimodellare il materiale musicale di qualcosa di esistente per dargli una forma diversa implica anche che si modifichi lo spirito di quella musica, è il principio che sta alla base del dub. Questo però restituisce alla musica una forza evocativa che secondo me va molto oltre l’estetica. E’ ovviamente una musica che ha dei connotati molto forti appartenenti ad una cultura lontana, per questo secondo me ci affascina e magari chi ne ha originato i vari movimenti ruba l’attenzione di chi ci si avvicina per le prime volte. Però è anche vero che il dub, facendo parte del grande mondo della musica reggae, ha ereditato tanto da quest’ultima. Conscio della quantità di messaggi positivi, di unione e uguaglianza e con le tante lotte che la musica reggae ha portato avanti, fermarsi al solo aspetto estetico è una cosa vien davvero difficile. Io credo molto nella capacità comunicativa di certe operazioni musicali. Sento che alcune musiche siano in grado di stimolare la persona ad un ascolto più profondo e questo ti mette anche nelle condizioni di essere più sensibile a certe questioni.
Ognuno se la vive ovviamente a modo suo ma la bellezza del del dub (e anche del reggae) secondo me sta nel fatto che questa è capace di trasportarti in un mondo dove si accende l’attenzione per certi dettagli e per alcune sfumature tutt’altro che scontate ma che probabilmente lo sono diventate per via di come siamo cresciuti.
E parlando di estetica ecco arrivare ad ULTRANOI*S*E {si chiama ULTRANOISE, la “Z” credo sia un refuso nel comunicato}. La collaborazione che ha portato dove secondo te? Col senno di poi…
Una collaborazione per me fondamentale, mi ha sganciato da certe dinamiche di ricerca musicale che per qualche ragione mi portavano sempre “a casa”. Cercavo sempre delle soluzioni comode anche dal punto di vista sonoro ma poi all’ascolto non ero mai felice. Parlo soprattutto di un certo tipo di drumming e di scelte sulle bassline. Federico mi ha preso letteralmente a schiaffi con delle soluzioni molto lontane da quello che erano le intuizioni iniziali che proponevo nei primi provini ma rispondevano molto più chiaramente alle mie richieste.
Inizialmente non è stato per nulla facile, lui è un produttore molto produttivo! Quindi mi arrivavano anche 3 o 4 provini completamente diversi tra loro con delle tensioni emotive e giri armonici stravolti ma dopo qualche ping pong notavo che ci avvicinavamo sempre più a quello che poi è diventata la scelta finale. Sono molto felice del lavoro fatto insieme e anche molto conscio di quante possibilità ti apra lavorare con persone come lui.
Col senno di poi ho potuto notare che in realtà questa esplorazione (che prima ho chiamato ping pong) in cui sentivo le mie canzoni vestirsi sempre in modo diverso mi hanno fatto davvero rendere conto di cosa (secondo me) si avvicina di più al sound che vorrei e che mi piace. Mi ha portato quindi a capire dove voglio andare anche rispetto a certe scelte musicali.
Se ti chiedessi della luce? Questo disco lo trovo notturno… anche qui: c’è un nesso personale?
Anche il concept grafico è molto chiaro da questo punto di vista. Nei testi di questi 5 brani poi racconto tante cose che in realtà fanno parte di me… un po’ autocelebrativo me ne rendo conto (Cosa che per altro sento non faccia proprio parte del mio modo di fare) però forse avevo bisogno di ridisegnare il mio profilo e cantarlo. Cantare mi aiuta a metabolizzare e ad andare avanti. Ci sono delle vicende anche un po’ tristi che in questi brani mi hanno fatto scoprire quanto la musica faccia bene. Non solo cantare ma anche ascoltare, vivere la musica a fondo ti aiuta ad esorcizzare certi momenti brutti. Ti fa vivere quel sentimento in un modo protetto e magico che poi si trasforma in qualcosa che tu metti nel tuo zainetto di esperienze e usi per crescere. Sono d’accordo con te sul fatto che sia un disco notturno, è un disco che è chiaramente nato di notte nel silenzio solitario di quelle notti dove mi portavo dietro la voglia insoddisfatta di vedere gente, salire sui palchi ecc … ho scelto di non lamentarmi ma piuttosto dare tutto lo spazio che potevo ad un viaggio da fare da solo e dentro di me. Questo viaggio è iniziato con un “Seguimi” (Follow Me) che però rivela la cosa più bella della musica, cioè la sua capacità di unirti agli altri, ed è per questo che dico che Follow Me è un grande invito rivolto a chiunque.
https://open.spotify.com/album/3Y21EEFMJ6NNcvWH2uIuha?si=326a6f71908c473a